lunedì 28 maggio 2018

289. NÉ I PIÙ STUPIDI, NÉ I PIÙ IGNORANTI, SEMPLICEMENTE I PIÙ INGENUI.


Dopo la scelta di Mattarella di ieri ero molto triste, demoralizzata, vedevo sfumare un sogno, una speranza.
A febbraio avevo dichiarato pubblicamente il mio voto (278. ECCO PER CHI VOTO), perché sono trasparente e scelgo in base alle mie idee, e soprattutto perché sono convinta che il confronto sia necessario per la crescita, sempre che sia sincero e rispettoso. Ho dichiarato che avrei dato il mio voto al Movimento 5 stelle, l'ho fatto senza pregiudizi, senza timori.
Subito dopo le elezioni, quindi, sono stata tacciata di ignoranza e stupidità, come prevedibile, e a farlo sono stati soprattutto conoscenti e amici del PD. Purtroppo, l'hanno fatto, e ancora continuano, anche persone a me care. Adesso dico, è possibile odiare o disprezzare una persona semplicemente  per le proprie scelte politiche? Non mi piace Salvini, ma provo a capire le motivazioni di chi l'ha votato, non credo assolutamente che siano tutti ottusi ed incolti, non lo credo assolutamente, così come non credo che quelli che votano PD siano tutti imbroglioni o creduloni. Le persone hanno un vissuto che incide in ogni scelta, anche politica. Fidarsi di qualcuno, non significa essere stupidi, credere in un progetto non vuol dire ignorare le possibili conseguenze negative, ma sperare in un cambiamento positivo, essere propositivi. Altro che stupidi ed ignoranti, sognatori ed idealisti, ecco cosa siamo noi che da ieri sera ci sentiamo tristi e sconfitti. Nessuna rabbia, nessun rancore, ma tanta, infinita tristezza. Sulla scelta di Mattarella riporto un parere autorevole.

Su Il Manifesto di domenica 27 maggio u.s., il professor Massimo Villone scrive:

"Il governo giallo-verde e la legislatura sono a rischio. Il conflitto tra la maggioranza e il Presidente della Repubblica ha raggiunto livelli critici. La pietra dello scandalo – si fa per dire – è Savona. Un curriculum stellare, una lunga storia nelle istituzioni, e tuttavia una opposizione dura da parte del Quirinale.
Sulla scelta dei ministri, abbiamo precedenti nel senso che il Colle si è opposto a qualche nome. Ma sono essenziali le motivazioni. Pare che Mattarella sia preoccupato in rapporto all’Europa e al quadro delle alleanze.

Con tutto il rispetto, è bene essere chiari: sbarrare la porta di Palazzo Chigi a Savona sarebbe un errore.
Anzitutto, a cosa deve guardare prioritariamente il Capo dello Stato? Il riferimento, prima della composizione, è il programma di governo, E da questo punto di vista il documento giallo-verde non chiede più l’uscita dall’euro, dalla Nato, o altro che molti potrebbero considerare frutto di perniciose fantasie. Si mostra tranquillizzante, a meno che non si voglia imputare ai presentatori di mentire consapevolmente. Non è appropriato per il capo dello Stato pretendere di più.
Ad ogni buon conto, trattati e convenzioni internazionali non sono le tavole di Mosè. Possono essere messi in discussione, rinegoziati, riscritti, denunciati unilateralmente. In particolare, sull’Europa da anni i governi italiani di ogni colore chiedono un deciso cambio di rotta, senza ottenerlo. Questo potenziale governo nel suo programma non chiede, in fondo, nulla di più.
Ancora, sul singolo ministro i precedenti migliori e più condivisibili di diniego sono sui candidati di cui si potesse mettere in discussione la capacità di ricoprire la carica con “disciplina e onore”, come la Costituzione richiede. Di sicuro, non si mostra appropriato un diniego non per le qualità della persona, ma per opinioni espresse in un passato più o meno recente. In specie, se il programma di governo non giustifica timori, ne possono mai venire per l’esercizio della libertà di pensiero del ministro in pectore? Si pensa forse che voglia, una volta a Palazzo Chigi, mettersi contro l’indirizzo di governo e perseguirne uno proprio? Una prospettiva del tutto astratta. Ma laddove poi accadesse, quel ministro potrebbe essere ben costretto alle dimissioni o al limite cacciato con una sfiducia individuale, come accadde con Mancuso al tempo del governo Dini.


Il diniego di Mattarella su Savona sembra allora doversi leggere nel senso di voler evitare persino il rischio che la scelta di un ministro orienti l’azione di governo, a prescindere dal programma, in un senso non voluto. Una correzione anticipata per evitare in futuro sbandate presuntivamente pericolose nell’indirizzo politico. Alla fine, la sovrapposizione di un indirizzo proprio a quello di governo, cosa in principio preclusa al capo dello Stato. Che può certamente esprimersi sull’indirizzo politico se lo ritiene nell’interesse del paese, ma come moral suasion e non nell’esercizio di poteri formali che incidono sull’esistenza dell’esecutivo, sul rapporto col parlamento, o sull’azione di governo. Al limite, potrebbe forse spingersi oltre per manifeste incostituzionalità nel programma. Nella specie, non è così. Ma anche in tale ipotesi probabilmente il rimedio sarebbe uno scioglimento delle camere, e non una riscrittura per mano presidenziale.

La fragilità sul piano costituzionale si traduce in errore politico, e rischi per l’istituzione presidenza. Che potrebbe domani essere attaccata per aver difeso poteri forti e padroni occulti del paese che nel proprio interesse ci impediscono di decidere il nostro destino. E per aver moltiplicato, drammatizzando invece di rassicurare, le tensioni sullo spread e i mercati. Si vuole che Savona sia la nostra linea del Piave? Un pericolo da evitare.

Considero il governo giallo-verde da combattere politicamente perché, come ho già detto e scritto, in larga misura di destra. Spero che ci sia, o nasca, una sinistra in grado di farlo. Ma come costituzionalista difendo il diritto della maggioranza espressa dagli italiani nel voto di entrare con i propri ministri e il proprio indirizzo politico a Palazzo Chigi. Non spetta al presidente Mattarella impedire che ciò accada. Dovrà essere il popolo sovrano, quando lo riterrà, a metterli alla porta."

Ecco, non lo dico io. Lo scrive un costituzionalista tutt'altro che grillino o leghista.

Stamattina, frugando nella mia borsa, alla ricerca di una penna, ho ritrovato un accessorio di una Barbie di mia figlia ed ho sorriso. Ed ho capito, sono stata un'ingenua. Si insinua il dubbio che Salvini abbia volutamente imposto Savona auspicando nell'epilogo a cui abbiamo assistito, poi altri mille sospetti. Insomma, sono ripiombata nella tristezza.

Non aggiungo altro, se non che mi è passata la voglia di votare. Libertà è partecipazione, ed io oggi non mi sento più libera, non posso più partecipare. 



venerdì 11 maggio 2018

288. DEDICATO A LOREDANA BERTÉ


Sullo schermo c'è un video che mi ipnotizza: Loredana Bertè in pose improbabili in mezzo a giovani, che ho appreso da poco chiamarsi Boomdabash, mentre intonano un reggae tendente al pop "Non ti dico no". Siamo in una sala d'attesa di un centro estetico e le altre donne ridacchiano, dicono che la Berté è ridicola, che la sua presenza stona, che non la si può guardare, sono impietose, e a me fanno più pena loro. La Berté, invece, la guardo con tenerezza e quasi vorrei proteggerla da quegli sguardi, anzi ci provo, e di colpo interrompo il coro di giudici formatisi  presso la scuola di Maria De Filippi, e sorridendo gielo dico: <<A me la Berté piace! È un'artista dotata di una forte personalità, caratteristica sempre meno diffusa>>.
Qualcuna abbozza un sorriso annuendo, altre fanno finta di niente.
Poi torno a sfogliare la mia rivista e penso a quanto sia beffarda la vita. Ripenso a Mimì, al rapporto viscerale e mai sereno tra due sorelle nate a tre anni di distanza, nello stesso giorno dello stesso mese. La violenza di un padre troppo autoritario nei confronti della moglie e delle figlie, che ha segnato inevitabilmente il loro rapporto con il sesso opposto. L'amore per Ivano Fossati, l'isolamento forzato per le maldicenze su Mia, la sua fragilità ed il tragico epilogo il 12 maggio del 1995.
Anche se le sorelle non hanno mai accettato l'ipotesi del suicidio, sembra quasi che il mondo dello spettacolo si senta inesorabilmente colpevole e tenti di espiare il suo peccato supportando Loredana. Sì, è questo che penso guardandola: Loredana è solo uno strumento per ottenere il perdono di Mia. Per questo ti guardo con tenerezza, per il tuo ruolo inconsapevole di redentrice, perché meritavi altro.

"...
A chi ha cercato la maniera
e non l'ha trovata mai,
alla faccia che ho stasera,
dedicato a chi ha paura e a chi sta nei guai,
dedicato ai cattivi,
che poi così cattivi non sono mai.
..."

Ecco Loredana, queste donne sedute qui accanto a me, che ti deridono e vorrebbero compatirti, non sono cattive,  forse ignorano chi sei, non hanno avuto modo di godere della tua bellezza e della tua splendida voce, e una  manicure o un massaggio non darà loro un briciolo del tuo fascino.  


martedì 8 maggio 2018

287. SESSANTACINQUEMILA VOLTE INSIEME

Sono giorni che penso a cosa scrivere per celebrare i primi cinque anni del mio blog, e ci penso anche adesso, seduta sul mio scomodo divano di pelle, mentre fingo di guardare la tivvù, ed ogni tanto rivolgo uno sguardo complice alla mia piccola libreria, quasi come a chiederle un supporto amichevole. È una libreria atipica la mia, giovane e caotica, non contiene che una piccola parte dei libri che ho letto, ma cresce velocemente per tutti i libri che vorrei leggere. Ho lasciato romanzetti americani, testi universitari e qualche classico del Novecento nella casa natale, best seller e pochi saggi nella casa del mio ex marito, ed ho portato qui, nella casa in cui vivo adesso, poche decine di libri che ho amato. Ho sempre creduto che la mia libreria avrebbe dovuto contenere solo ciò che conoscevo bene, invece, mi trovo ad osservare corpi estranei che, prima di giungere a me, hanno respirato in altre mani, riposato su altri letti, assorbito lacrime e risate di altre facce. Sono i libri usati che acquistiamo il mio compagno ed io girando per mercatini, reliquie di segreti ed altri suoni, che ingialliscono e riscaldano la mia casa. Spesso immagino gli occhi e le labbra che quei libri hanno avvolto e protetto, i nasi che hanno sfiorato, e mi sembra di percepire aspettative e delusioni di lettori sognanti, la loro voglia di capire e fuggire e la funzione consolatoria delle parole. E chissà se sono riuscita anche io a far sentire meno solo qualcuno, mi piace pensare che sia stato così, che ogni tanto un lettore curioso, facendo una capatina in questo zibaldone dei miei pensieri, si sia sentito rassicurato.
E il fatto che questo blog sia stato visitato circa sessantacinquemila volte, lo rende un po' come la mia piccola libreria: una compagnia vivace e scombinata, che parla di tutto e porta dentro un po' di me e trattiene anche qualcosa di voi ogni volta che venite a leggere. Provate a prendere un post a caso, immaginate cosa me l'ha ispirato, e quali pensieri ha suscitato in quelli che l'hanno letto prima di voi, fatelo, ci si sente meno soli, come quando si ha tra le mani un libro. Ed anche se non ha profumi questa mia libreria, non ha la consistenza della carta, anche se sa di mani poggiate su una tastiera, ed ha la rigidità della custodia del cellulare, arriva ad ognuno di voi con la fragilità e la tenacia delle onde che attraversano l'etere, e fragile e tenace sono io.