domenica 14 maggio 2017

254. RICONOSCERSI

La prima volta che ti ho visto, non riuscivo ancora a metterti a fuoco, ma già avevo capito che eri bellissima.
La prima volta che ti ho visto,
avrei voluto chiederti scusa, perché ti
avevo già fatto male.
La prima volta che ti ho visto, eri lì, stanca, sudata, fiera, ed ho capito immediatamente che eri una guerriera.
La prima volta che ti ho visto, mi sono affidato a te, senza timori, senza alcuna paura. E ancora adesso è così.
La prima volta che ti ho fatto ridere, ero talmente felice che quasi mi facevo sotto.
La prima volta che ti ho visto piangere, non capivo perché, mi sono arrabbiato, come se mi stessi picchiando. Non sopportavo quel tuo lato debole, non sopportavo l'idea che io non ti bastassi, che qualcun altro avesse il potere di farti male. Più tardi, ho capito che ti eri vergognata di quel pianto e che io mi ero rattristato, solo perché mi ero sentito messo da parte.
La prima volta che ti ho visto dolorante, mortificata da un male subdolo e prepotente, ho bestemmiato, ho sbattuto la porta e sono scappato.
Forse ti ho deluso, forse non era la prima volta, e forse non sarà neanche l'ultima, ma ti giuro che ognuna di queste volte ti ho amata più di me stesso, mamma.


L'ho scritta più di un anno fa, ma la sento oggi ancora di più mia, oggi che vorrei sbattere forte la porta per scuoterti e ricordarti che qui c'è ancora bisogno di te.



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