domenica 15 gennaio 2017

243. QUANDO IL TROPPO STROPPIA

Questa settimana mi trovo in leggero imbarazzo, non so se assegnare il premio Pulitzer a Giusi Fasano o a Barbara D'Urso.

La prima è una giornalista del Corriere della Sera che ha pensato bene di scrivere della triste vicenda di cronaca di Pontelangorino così:
"Papà e mamma uccisi a Ferrara - Videogame, il bar, gli spinelli - I giorni vuoti di Manuel e Riccardo"
Inutile aggiungere altro, nell'articolo vecchio ed inutile, tutto il peggio del giornalismo, un'analisi sociale superficiale e molto ingenua, che finisce per apparire quasi una giustificazione per i due assassini. Effettivamente la "troppa noia", la mancanza di svaghi, portano tutti i ragazzi ad ammazzare i propri genitori, è chiaro. Certo, non è semplice parlare di argomenti così seri, non è facile analizzare le possibili cause di un gesto estremo, ma proprio per questo sarebbe meglio limitarsi alla narrazione dell'evento, provare a fornire esclusivamente gli elementi di cronaca. Se un'analisi va fatta, perché senz'altro deve essere fatta, è opportuno che la si esponga per intero, perché se è vero che la noia è dannosa per chiunque, è ancor più vero che un ragazzo che ha ancora tanto da imparare, da scoprire, non può annoiarsi perché il paese in cui vive non gli offre luoghi o manifestazioni interessanti, non può essere stanco de "le solite giornate", perché se si punta l'attenzione su questo, il carnefice appare una povera vittima. Ed è senz'altro una vittima, ma una vittima che deve essere spronata a combattere le cause del proprio malessere, con fatica, con coraggio, che non deve essere abbandonata, ma educata alla curiosità, al sacrificio, alla ricerca di uno scopo, da individuare e da realizzare con impegno. Forse mancava questo a quei ragazzi, e non solo a loro. E mancava senza dubbio la percezione della gravità del gesto che hanno compiuto, della reale entità. Perciò, prima di lanciarsi in analisi superficiali e banali, prima di assolvere gli assassini, bisogna andare più a fondo e poi non risparmiare loro una pena severa e giusta.

Su Barbara D'Urso è già stato detto di tutto di più, ed io trovo che sia davvero assurdo quanto accaduto negli studi del suo diseducativo programma. Non credo sia la prima volta che la show woman si sia espressa in maniera inopportuna, ma in genere preferisco ignorare tutto ciò che dice una donna che non gode di un briciolo della mia stima. Questa volta però mi sento in diritto, anzi in dovere di chiarire il mio dissenso. Non si può affermare che per troppo amore si arrivi a compiere gesti inconsulti, atti inammissibili. Non si può. Innanzitutto partiamo dal concetto che non esiste il "troppo amore", l'amore è amore, e basta, Ci sono poi persone che vivono il loro malessere, la propria inadeguatezza in modo rabbioso e trasformano questa rabbia in desiderio di possesso, gelosia estrema, ma l'amore con questa ossessione non c'entra niente. Se ami una persona, nel momento in cui temi di perderla, soffri, ma non ricorri alla violenza per punirla, mai. Alle donne che continuano a giustificare le reazioni rabbiose e violente dei propri uomini con il troppo amore, a quelle che chiamano passione la determinazione del proprio compagno ad assecondare il suo desiderio sessuale, sempre e comunque, vorrei dire di fermarsi un attimo a pensare. Per questi uomini non siete donne da amare, siete solo un pretesto, siete né più né meno di un oggetto, non per forza bello, un trofeo di scarso valore, non sempre meritevole di essere mostrato. Allontanate questi uomini, prima che sia troppo tardi. Concedetevi l'opportunità di scoprire le emozioni profonde e sane degli amori sussurrati.

P.S. Attenzione, so che la D'Urso non è una giornalista, come del resto è chiaro che non potrei mai essere io ad assegnare il premio Pulitzer.



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