giovedì 4 agosto 2016

222. SE L'ATTESA DI UN POST È ESSA STESSA UN POST


Esterno giorno. Un'auto non più nuovissima, con qualche ammaccatura e leggermente rumorosa,  di un  colore indefinibile per la polvere che la ricopre, percorre strade roventi e malamente asfaltate a velocità moderata. Finestrini abbassati a fare entrare un vento caldo che scompiglia folte e dorate capigliature, le guarnizioni dei finestrini incorniciano quattro volti. Davanti, alla guida, una giovane donna ed al suo fianco un'altra un po' più matura mostrano volti arricciati dalla luce e dal vento, sui sedili posteriori due bambine confabulano tra loro. 
Tutto intorno è arsura e poche anonime costruzioni basse. Paesaggi che rievocano una tradizione cinematografica americana di fughe e libertà. La segnaletica stradale, l'edilizia ed i volti degli oriundi riportano invece ai set cinematografici nostrani di qualche decina di anni fa, quelli di De Sica e Fellini per intenderci.
Panoramica allargata.
Strisce di asfalto che tagliano campagne e tradizioni, e si tuffano in un mare dai mille colori, consentono di ammirare la bellezza e la sorprendente mutevolezza della natura. Zone incontaminate si affiancano ai centri urbani più caotici e commerciali, ma orgogliosi di un ricco e tangibile patrimonio artistico e culturale. 
Questa è la mia meravigliosa vacanza nella punta nordoccidentale della Sicilia: un rifugio per l'anima. Il resto è camminate, risate, cantate, lamenti di bambini, abbracci, pasta, cannoli, parole di conforto, confessioni, mercati, chiese, monumenti, parole d'amore, presenze, odore di mare, sguardi ammirati, disponibilità, e un po' di diffidenza, acque rosa, tramonti mozzafiato e un sogno realizzato: bagnarsi nel mare splendido di Favignana. 

Adesso sì.
Adesso sì che posso restare ferma ad aspettare. Adesso che mi sento in pace, che mi basta guardarmi attorno per essere felice. Adesso so che quando alzerò il finestrino, prima di uscire per l'ultima volta da quest'auto grigia, guarderò il mio volto riflesso e sorridente, e proverò ad ignorare quel po' di malinconia che segna ogni saluto. Il viaggio continua.



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