giovedì 21 gennaio 2016

187. I FURBETTI DEL GIORNALINO

Ricevo quotidianamente centinaia di messaggi su whatsapp, provenienti da amici, conoscenti, gruppi nei quali sono inserita per piacere o per dovere. Leggo di tutto: dalle ricette ai compiti scolastici, dalle preghiere alle foto di modelli e modelle sexy, dai messaggi con richieste di aiuto che girano in rete da anni, link divertenti, canzoni, e comunicazioni di ogni genere. Ecco, a proposito di genere, oggi ho ricevuto il seguente messaggio:

“In senato è passato ieri il DDL sulla scuola con obbligatoria l'educazione gender. 
Manca ancora però il passaggio alla camera.
Passa parola. Manda mail alla ministra Giannini: "Sono contraria al DDL sulla scuola in quanto contiene l'educazione gender obbligatoria e ne chiedo il ritiro immediato".

stefania.giannini@senato.it

Facciamo girare. Ognuno lo inoltri ad almeno 5 contatti e raggiungiamo entro oggi un milione di adesioni! Facciamoci sentire. Forza!!”

Oltre al fatto che il DDL “La buona scuola” è legge da luglio 2015, piccolo trascurabile particolare, questa diffusione di false informazioni sull'educazione gender è davvero quanto di più triste e deprimente ci possa essere. La paura bigotta che la conoscenza del “diverso” possa sconvolgere gli equilibri psicologici dei bambini è segno di una cultura retrograda e troppo legata al terrorismo mediatico di matrice cattolica.

I bigotti riprendono la parte del testo legislativo che recita:

“… Integrare l’offerta formativa dei curricoli scolastici di ogni ordine e grado con l’insegnamento a carattere interdisciplinare dell’educazione di genere finalizzato alla crescita educativa, culturale ed emotiva, per la realizzazione dei princìpi di eguaglianza, pari opportunità e piena cittadinanza nella realtà sociale contemporanea.” 

e commentano: 

“Questa teoria mira alla destrutturazione dell’identità dei singoli  …”

Ma cosa significa?

Fondamentalmente non significa niente! E' solo la dimostrazione che l'opinione pubblica è facilmente plasmabile, usata per dei fini che neanche si conoscono o si capiscono bene. E' segno che la Chiesa, dopo essersi giocata una grande carta con Francesco, teme di perdere proseliti e comincia a tirare calci.
I furbetti del giornalino lanciano anatemi, sentenziano, danno poche informazioni e titolano tutto con termini fraintendibili, espressioni ad effetto, spesso inappropriate, ma che lasciano il segno nel lettore pigro e distratto che raramente legge l'intero articolo. 
La polemica sull'educazione gender è davvero la prova che si fa un gran parlare di argomenti che non si conoscono, ci si fida di qualcuno che esprime un concetto con un minimo di sicurezza e con atteggiamento da paladino della giustizia e si fanno proprie espressioni di cui non si conosce il senso.
Quelli che hanno messo alla gogna il CT Sarri in questi ultimi giorni, sono gli stessi che contestano la riforma di cui sopra, sono quelli che dicono che bisogna portare rispetto a tutti, purché tutti restino al loro posto e non si avvicinino al loro orticello."I gay non mi fanno niente, ma non devono chiedermi niente, meglio che restino fuori da casa mia e lontano dai miei figli"; "Gli immigrati possono venire nel mio paese, basta che siano portati in luoghi chiusi, che non possano uscire dal loro spazio ben recintato".
E allora ...

Prima di partire per un lungo viaggio
Porta con te la voglia di non tornare più
Prima di non essere d'accordo
Prova ad ascoltare un po' di più

Prima di non essere da sola
Prova a pensare se stai bene tu
Prima di pretendere qualcosa
Prova a pensare a quello che… dai tu

Non è facile però
È tutto qui
Non è facile però
È tutto qui

Prima di partire per un lungo viaggio
Porta con te la voglia di adattarti
Prima di pretendere l'orgasmo
Prova solo ad amarti

Prima di non essere sincera
Pensa che ti tradisci solo tu
Prima di pretendere qualcosa
Prova a pensare a quello che… dai tu

Non è facile però
È tutto qui





domenica 17 gennaio 2016

186. LA BLOGGER AMICA

Che carini questi cagnolini con il cappottino! E questi gattini con il campanellino? Deliziosi! Uh, c'è pure l'uccellino con un piccolo fiocchetto sulla zampetta, che chic! Poi ci sono i topi intellettuali che chiamano criceti, i conigli batuffolo, castrati, pigri e annoiati. Pesci che vagano ottusamente in un acquario e che oramai hanno perso il conto delle vasche. La scimmietta stridente ed egocentrica, è davvero un lusso per pochi, parlo sempre di animali, non mi riferisco a quelle con i capelli tinti e la colata. Pappagalli spioni e quasi sempre tenuti illegalmente, mostrano colori arcobaleno degni dei migliori quadri d'arredo. Che belli questi peluche da nutrire, esibire e accarezzare, queste simpaticone delle tartarughe! Prendersi cura di un animale fa bene, lo dicono tutti, anche quelli che non hanno studiato le origini e l'efficacia della pet therapy, del resto è per lo stesso motivo che molti fanno figli, per avere qualcuno di cui prendersi cura, qualcuno per cui diventare necessari, ma poi, come sempre accade, il dipendente crea dipendenza, ed è il padrone ad essere schiavizzato dal servo.
Io davvero li amo gli animali, anzi li stimo proprio! Come più volte ha detto il buon Nat, assiduo commentatore di questo blog, dovremmo emulare il mondo animale che, senza fronzoli, senza falsità, talvolta in modo crudele, mostra coerenza e rispetto. Anziché mettere la copertina colorata ad un cane, forse dovremmo educarlo a non farsi influenzare dagli umani, a non farsi ingannare dalle apparenze. E invece no, è più forte di noi, non riusciamo ad addomesticare bestie dalle sembianze umane e proviamo a farlo con gli animali, qualcuno da plagiare lo dobbiamo pur trovare! Tenere a bada una bestia è difficile, non bisogna mostrarsi intimoriti, né eccessivamente despoti, bisognerebbe imparare a conoscerla e prenderla nel verso giusto, lasciandole credere che stiamo assecondando il suo volere. E' più o meno quello che fanno quelli che contano a questo mondo. Perché le persone sono pericolose se agiscono con cognizione di causa, quindi bisogna stordirle con qualche piccola concessione, accattivarsele e rapirne la fiducia per riuscire a servirsene bene. 
Allora, mi sento di darvi un consiglio oggi: se vi accorgete che vi vogliono manipolare, se avete anche solo per un attimo la percezione che stiano provando ad abbindolarvi, allontanatevi ed andate ad acquistare un animale, poi regalatelo al potenziale carnefice e aspettate che venga addomesticato, non l'animale ovviamente, ma il subdolo essere umano. 
In certi casi, quelli che riguardano le sorti del nostro misero mondo, non bastano mandrie di animali, ma molto potrebbero branchi di umani.


mercoledì 6 gennaio 2016

185. STORIA DI UN DIAMANTE E DI UNA PIETRA CHE GLI INSEGNÓ A BRILLARE

Stiamo ore sui social, ma siamo più asociali dei nostri nonni. Facciamo un sacco di cazzate e cerchiamo sempre il modo di giustificarci, non conosciamo più la vergogna, le scuse, il perdono.
Andiamo contro la rigidità delle regole, soccombendo davanti alla schiavitù di una libertà troppo impegnativa.
Facciamo diete che mettono a rischio il nostro equilibrio mentale e poi scopriamo che eravamo più belli e attraenti con qualche chilo in più. Noi donne soprattutto, poi, ma la vogliamo smettere di cantarcela e suonarcela da sole? "Una vera donna non la puoi ingannare", "Una vera donna sa prima ancora di te come andrà a finire", "Una vera donna non perdona", "Una vera donna non lascia calpestare la propria dignità!", poi siamo noi stesse a servirla già pronta e ad offrirla in pasto al primo coglione che ci lusinga con quattro banalissime parole. Quindi, o non ci sono "vere donne", o la vera donna è veramente un'invenzione della recente letteratura da quattro soldi che gira sul web. Ma poi, chi la vuole sta vera donna? Ma siamo sicuri che convenga apparire così integre, così rigide, così "dignitose"? Forse è un bene che non ci sia, forse è un bene essere semplicemente fragili, incoerenti e frivole, spontanee. Almeno qui, in Italia, l'uomo è rimasto quello di sempre, tradizionalista, amante dei lineamenti regolari, di un'apparente semplicità senza pretese, senza grandi sicurezze. Insomma, qui pure della donna si preferisce "il pezzotto" (espressione partenopea che indica una contraffazione). Ma sì, meglio il pezzotto della donna, meglio il pezzotto della borsa firmata, di Sky, della musica dei vincitori dei talent, della politica, dei film, dei romanzi rosa, dei comici e dei contratti di lavoro.

Sono cresciuta a pane e Michele Serra, ho letto l'amaca quotidianamente per anni, poi ho capito tante cose, dopo che le aveva capite Serra, ho cambiato direzione, e mi sono disintossicata. Adesso prediligo lo stile Scanzi, quello giornalistico intendo, anche se non sono indifferente al suo fascino maschile, e continuo saltuariamante a rispondere al richiamo della penna nostalgica ed autorevole de la Repubblica. Sono d'accordo con Scanzi anche sull'analisi del film di Checco Zalone, Quo Vado, campione di incassi negli ultimi giorni. Ne parlano tutti, e lo voglio fare anche io. 
Ho letto della distribuzione furba che avrebbe portato il film al raggiungimento del traguardo in maniera diretta, chiara, secondo una strategia semplice e palese. Ho letto di Renzi e di Franceschini che hanno manifestato grande entusiasmo per il successo della pellicola. Renzi, come al solito, ha usato espressioni inappropriate, parole in libertà, termini ad effetto, degni del peggiore imitatore del delirante affabulatore di Arcore, ciononostante, continua ad infastidirmi non poco un Presidente del Consiglio che definisce gufi gli avversari politici, che usa in maniera impropria l'espressione "Radical Chic", che deride, sorride e parla senza alcuna cognizione di causa.

Cosa c'entra questo con la vera donna, con i pezzotti? Forse c'entra. C'entra comunque con la tendenza a privilegiare l'apparenza piuttosto che la concretezza, la forma piuttosto che la sostanza, le belle parole e le frasi ad effetto, piuttosto che i fatti.
Zalone è un comico simpatico, intelligente, certamente non a livello di Troisi, Benigni, Verdone, ma ha comunque il merito di aver eliminato dal tradizionale film di Natale, la volgarità e lo squallore tipici degli anni 80-90. Ha curato le immagini (la fotografia del film è molto bella) ed ha mostrato una donna moderna, autonoma, essenziale, moderatamente bella e sentimentale. Insomma, niente di speciale, se non il fatto di aver avuto tre figli da tre compagni differenti, e di svolgere un lavoro che la porta a girare il mondo. Una donna concreta che spaventa e affascina il protagonista, perché non dipende da lui, perché non si strugge per amore, ma si appassiona al suo lavoro e prosegue sicura per la sua strada. Non so se è una "vera donna", il personaggio è volutamente poco delineato, ma appare sufficientemente freddo e distaccato da poter rientrare nei canoni delle "vere donne" della "cinematografia leggera" se mi passate l'espressione. Alla fine, il film è piacevole, fa sorridere, ma non è né estremamente comico, né profondo, probabilmente lo si può definire un pezzotto delle belle commedie italiane di Comencini. È un simpatico film per la famiglia, basato su luoghi comuni e noti malcostumi italiani, e non dà fastidio a nessuno. E per questo, a molti, va bene così.