giovedì 30 luglio 2015

167. CHE PROFUMO C'È STASERA!

Tempo fa ho pubblicato un post sui due principali piaceri della vita: il sesso e la buona cucina.
62. AFRODITA (pubblicato il 13 ottobre 2013)
Oggi vorrei provare a dare un tocco di freschezza a questa torrida estate, un consiglio leggero dalla vostra Mavi, un’idea per rendere poetica una serata qualunque.

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Teneri fiocchi di mare ricoperti da una tempesta di croccanti granelli dorati, è l'incontro tra l'acqua e la terra, l'unione che arricchisce il gusto e la mente.

SALMONE IN CROSTA DI SESAMO
Questa è una delle ricette  che più amo, per gli ingredienti e per la semplicità, adoro infatti sia il salmone che i semi di sesamo, ma entrambi possono essere sostituiti: il primo dal tonno, i secondi possono essere sostituiti da semi di papavero, mandorle o pistacchi tritati o un mix di tutto questo.
Inoltre, è un piatto anche bello da vedere.
Ingredienti:
·         2 cucchiai di semi di sesamo
·         sale marino
·         pepe bianco
·         1 lime
·         olio di oliva
Preparazione:
Lavate e pulite i tranci di salmone irrorateli e massaggiateli con un mix di olio, il succo del lime, sale e pepe. Cospargete di semi di sesamo, o del mix di semi, i tranci.
Nel frattempo scaldate la padella con un filo d’olio e adagiate il salmone sul lato della pelle.
Lasciate cuocere coperto per circa 12 minuti. Non serve girare cuocerà.

Servite accompagnando da un contorno verde, la rucola ed il radicchio sono particolarmente indicati per gusto e coreografia. 


E per dessert, la fresca essenza della terra sicula, unita alla morbidezza dolce della tradizione ...
TORTA DI ARANCE
Ingredienti:
·         4 uova
·         325 gr. di zucchero
·         4 arance
·         100 gr. di farina
·         100 gr. di fecola di patate
·         3-4 cucchiai di olio di semi
·         1 bustina di lievito vanigliato
·         150 gr. di burro
·         1 bicchiere di latte (circa 200 cc)

Preparazione:
Sbattete quattro tuorli d’uovo con 175 gr. di zucchero e la buccia grattugiata di un’arancia.
In un’altra terrina montate a neve gli albumi, che andranno uniti a cucchiaiate nel primo composto, alternando con l’olio, la farina e la fecola. Aggiungete, infine, il lievito e lavorate finché il composto non si presenta liscio ed omogeneo.
Versate delicatamente il composto in una teglia imburrata e spolverizzata di farina.
Cuocere a 180°C per circa 35 minuti.
Far raffreddare.
Nel frattempo mettete sul fuoco un pentolino con il latte, il succo e la buccia grattugiata di un’arancia, 100 gr di zucchero e la restante fecola (40 gr). Portate tutto ad ebollizione, mescolando sempre, quindi lasciate raffreddare la crema ottenuta.

Tagliate trasversalmente la torta, bagnatela di uno sciroppo fatto con il succo di un’arancia (puro, oppure diluito con acqua e zucchero, o con acqua e liquore), stendete uno strato di crema e coprite con l’altra metà della torta.
Ricoprite lo strato superiore con la crema rimasta, ed infine decorate con fettine d’arancia.


Mi raccomando di bere molta acqua e del buon vino ... io ci vedrei anche una fresca sangria!

domenica 26 luglio 2015

166. DI SOLO AMORE

Lui biondo, occhi verdi, un bel ragazzo con un grande sorriso americano. Lei mora, grandi occhi scuri e sinceri, curve un po' generose, belle gambe sottili ed un sorriso perfetto, mediterraneo, timido e gentile. Si conoscono a casa di un cugino di lei, di cui lui è grande amico. Si piacciono subito, ma lei non ci crede, non crede che un ragazzo così bello possa interessarsi a lei. Quasi non ci crede neanche quando in una chiesa napoletana si scambiano una promessa eterna. Lui, piacione, sicuro di sé, simpatico e ottimista. Uno scugnizzo perbene. Ultimo di otto figli, orgoglioso e tradizionalista, con il cuore pieno di insegnamenti e di ricordi di due genitori persi troppo presto. Lei, prima di quattro figli, piena di vita e di insicurezze, ma generosa, ricca di amore e sorrisi. Una donna evoluta, come le dicevano spesso, grande lavoratrice, maestra comprensiva ed affettuosa, compagna passionale. Due figli della guerra, due anime di Dio, cresciute nell'entusiasmo di un boom economico, nella fiducia verso il futuro. Si sono amati Maria e Vittorio, si sono straamati, anche quando si sono apparentemente detestati, senza che venisse mai meno il rispetto reciproco. La vita sembrava non essere stata troppo benevola fino a quando non si erano incontrati, poi dal 26 luglio del 1965 è stato un susseguirsi di eventi straordinari: tre figlie, sei nipoti, la settima in arrivo, feste, sorrisi, gioie e tanto amore, davvero tanto! Tanto da darvi la forza e la voglia di ignorare tutte le fregature che questa vita vi ha riservati cari mamma e papà. Non vorrei aggiungere altro. Auguri per questi cinquanta anni di buongiorno, di rituali ed abbondanti colazioni, di corse verso il lavoro, di rabbia, di stanchezza, di sorprese, di camicie da stirare, di bollette da pagare, di vacanze ischitane, calabresi, di feste di compleanno e di regali di Natale con le nostre immancabili magliette rosse, di festeggiamenti di capodanno tra ostriche e botticelle. Auguri per tutti questi anni di rimproveri e rari elogi, di notti in bianco per le nostre prime uscite, i nostri primi viaggi, di sguardi indagatori e di abbracci timidi e impacciati, di 'non me l'aspettavo da te!', più dolorosi di un pugno allo stomaco, e 'noi siamo sempre dalla tua parte' più commoventi di un bacio. Di lenzuola bianche stese contro la camorra, di discussioni politiche e religiose, di idee urlate contro i luoghi comuni e la superficialità della gente. Cinquanta anni di condivisione, supporto e dedizione, di piccoli sacrifici e grandi gioie, di FAMIGLIA. Grazie per essere stati straordinariamente normali! Vi amo.



martedì 21 luglio 2015

165. LA VITA E' BELLA?

La vita è bella! La vita è bella, siamo sicuri?
E' da tempo che volevo parlarne, soprattutto perché sono in un momento particolare della mia vita, diciamo strano. Poi oggi un mio amico pubblica il suo pensiero a riguardo su FB e mi convince, devo farlo, devo scrivere questo post! Secondo voi perché lo si dice sempre? Perché si sta lì a ripetere questa espressione? Come chi dice che non ha niente contro i gay, e lo dice tanto spesso da non essere convincente, come tutti i concetti che esprimiamo insistentemente per convincere prima noi stessi, perché forse in fondo non ci crediamo poi tanto. Io diffido anche di quelli che dicono "ti amo" o "non ti amo" troppo spesso, credo che in quel momento stiano pensando che sia proprio l'opposto. Quando ascolto la canzone di Modugno "meraviglioso", mi fermo sempre a immaginare quest'uomo che sta tentando il suicidio, e che si sente dire quanto sia meraviglioso "il bene di una donna che ama solo te", lo vedo che si gira e gli dice: <<Ma allora sfotti? metti il dito nella piaga? ma se mi voglio ammazzare proprio perché la mia donna mi ha lasciato! Quasi quasi non mi ammazzo più; campano tanti stronzi come te, perché dovrei lasciare questo mondo proprio io?>>
E' così! Mi fanno incazzare quelli che ti dicono che la vita è meravigliosa mentre tu stai soffrendo le pene dell'inferno perché hai perso il lavoro a 50 anni! Che ti dicono che tutto è fantastico, mentre hai scoperto di avere in pancia un bambino ammalato. Quelli che la vita è bella, anche quando non hai la possibilità di vedere trionfare la giustizia, di assistere alla punizione dell'arrogante e del violento, quando sei costretto ad obbedire al volere di un fetente qualunque. No, la vita non è bella a prescindere, la vita è là, a portata di mano, dovrebbero darci il bugiardino alla nascita.
Assieme al braccialetto, già dalla sala parto, dovrebbero insegnarci come farne buon uso, senza restarne troppo danneggiati. Nonostante tutto, infatti, vi sono alcune implicazioni non presenti nelle controindicazioni, si sa, è un bugiardino! Insomma, bisognerebbe non nutrire grosse aspettative, prendere quello che viene e gioire dei tramonti, del volo degli uccelli, delle distese azzurre degli oceani, dei colori dei fiori, dei profumi degli alberi, del gusto dei frutti, insomma, di tutto ciò che c'è già in natura, senza cercare artefatti, orribili imitazioni, surrogati di felicità. Allora, forse, potremmo dire che la coreografia è bella, la fotografia commovente, ma il film della vita è tutto da scrivere, e gli autori non siamo solo noi. E allora ti arrabbi se i mari vengono inquinati dagli scarichi abusivi, se gli alberi stanno scomparendo per rifornire fabbriche di carta e di dolciumi. Ti arrabbi se un bambino, un animo innocente, viene travolto da un'auto di un malinconico alcolista. Ti indigni se ci sono uomini che odiano altri uomini solo perché in maniera gretta e meschina, gelosi del proprio territorio, vedono in essi una minaccia alla loro ottusa serenità. Ci arrabbiamo, ci indignamo, ma poi ci giriamo a guardare i nostri figli e sorridiamo, ci basta ascoltare la nostra musica preferita, e ci rassereniamo. Siamo pronti ad urlare a protestare, ma poi passiamo le serate sul divano di casa a fare zapping, tenendo sempre lo smartphone sotto controllo. Io non credo che la vita sia bella di per sé, io credo che la vita sia lì, l'abbiamo tutti in dotazione alla nascita, come una grande scatola di plastilina colorata, tocca a noi plasmarla, darle forme e colori, renderla speciale. Certo, nonostante tutti gli sforzi, tutto l'impegno, può accadere che qualcuno riesca a rubartene un pezzo, o magari scoprire che non a tutti è stata data la stessa quantità di plastilina, qualcuno ha più pezzi e più colori, e poi può capitare che qualcun altro la calpesti, o che ad un certo punto arrivi un insetto a consumarla, ma la vita, di tutto questo, che colpa ha? Anche noi, del resto, non sempre siamo artefici del nostro destino, qualunque sia la nostra fede, sappiamo che ci sono eventi incontrollabili. Allora, che facciamo? Ci giochiamo con la vita, proviamo a darle la forma che vogliamo, altre volte aspettiamo che arrivi qualcuno a darci una mano, altre ancora, non ce ne frega più niente, vorremmo inghiottirla tutta e scomparire con lei. La vita non è bella, la vita è una plastilina che cade dalle mani di un bambino e finisce schiacciata da un carrarmato, un ragazzo la raccoglie ed un uomo lo aiuta, provando a ridarle forma, piano piano, con i colori un po' confusi, con qualche pezzetto in meno, che non riesce più ad attaccarsi, ma con nuove nuance, diverse per ciascuno di noi, uniche ed inimitabili. Certe vanno più verso il grigio, altre più verso il marrone. Poi si secca tra le mani di un anziano e si sgretola lentamente. Insomma, se proprio la dobbiamo usare sta vita, almeno che sia di buona qualità, e non copiamo i modelli altrui, ma se ci cade, prima di piegarci a raccoglierla, controlliamo che non ci sia nessuno alle spalle. Buona vita a tutti!

domenica 19 luglio 2015

164. ELOGIO ALLA PANCIA

Dal post precedente (auto citazione):

La pancia è la principale metafora della vita, l'arco che nasce dal seno, si nutre da esso, poi sale e raggiunge l'apice all'altezza dell'ombelico, il piccolo cratere, segno del distacco dalle proprie origini, poi scende a valle dove muore per dare nuova vita. 



Pancia da commenda, dura, tosta, gonfia d'aria e di supponenza. Pancia di godereccio, bella, piena, allegra e sorridente. Pancia di nullafacente, abbondante, molle e pigra. Pancia di ex strafigo/a inconsapevole, nostalgica. 
Pancia di madre, ricca di amore, di nutrimento, protettiva e imponente, fiera! Pancia di adolescente, morbida, indecisa, pronta per essere sagomata. Pancia di solitudine, scudo, riparo per  anime fragili, troppo delicate per questo mondo. Pancia generosa che ospita e trattiene, capanna per emozioni e intense passioni, affamata di pane e di amore. Pance tonde, timide, arroganti, sfoggiate con impertinenza, camuffate ingiustamente, trattenute, toniche o morbide, mortificate o celebrate, mai banali, espressive ed eloquenti. Messaggi per animi  nobili. Viva la pancia, viva la vita!


mercoledì 15 luglio 2015

163. INSOLAZIONE

È iniziata la stagione delle code in autostrada, delle partenze intelligenti e della sana alimentazione, dei rimedi di nonna TV al caldo, delle repliche delle fiction fallimentari, ma soprattutto delle creme protettive e delle chiacchiere da ombrellone. Mentre in spiaggia, mandrie di bambini in festa si rincorrono a briglia sciolta, urlando, ridendo, o piangendo, altri litigano e rompono i coglioni ai bagnanti, mamme stanche e svogliate, si cimentano nel ruolo di opinionista on the beach. Ogni talk sea comincia con le diete e le palestre: <<purtroppo c'ho 'sta pancia che proprio non vuole andar via, hai voglia a fare diete, non scende che non scende>> inizia la sorridente quarantenne un po' insicura, <<ma daai>> commenta l'interlocutrice di turno, generalmente semisconosciuta, <<sei magra, hai solo la pancia!>>. Appunto, è quello che ti sta dicendo, se solo la stessi ascoltando realmente, vorrebbe semmai in consiglio per una dieta localizzata, per un intervento risolutore, non vuole la conferma alla sua asserzione, la ratifica non le occorre. Ma perché da grandi smettiamo di piangere e urlare quando ci pare? Perché smettiamo di dire liberamente 'voglio' o 'non voglio', perché smettiamo di essere spontanei come i bambini? Ti rispondo io, cara compagna di cicciottellagine. Sì, effettivamente hai soprattutto pancia, il resto del corpo sta abbastanza bene, magari prova a camminare di più, mangia meno pane o prova a nasconderla e pensare che un po' di pancia è bella, è femminile, è accogliente, Andrea De Carlo c'ha perfino dato  il titolo ad un romanzo: Arcodamore. La pancia è la principale metafora della vita, l'arco che nasce dal seno, si nutre da esso, poi sale e raggiunge l'apice all'altezza dell'ombelico, il piccolo cratere, segno del distacco dalle proprie origini, poi scende a valle dove muore per dare nuova vita. Questa pancia, tanto bistrattata, tanto odiata, credo sia uno dei termini più inflazionati degli ultimi trent'anni, impariamo ad amarla, a guardarla con rispetto, mi viene in mente una popolare espressione napoletana: "omm 'e panz omm 'e sustanz", ma non intendevo dire propriamente questo. Mi piace pensare che le cose non stanno esattamente così, come vogliono farci credere, che la pancia sia bella, come sono belle le rughe, che rappresenti la nostra storia, il nostro essere. Poi è bene che si dica che la carne si può mangiare, ma l'eccesso fa male, ma come fa male l'eccesso di cereali; che gli animali vanno rispettati, e che quindi anche l'uomo merita rispetto. Che è liberatorio mandare la gente a fanculo, ma ogni tanto bisogna anche chiedere scusa. Che dobbiamo fare ciò che ci fa piacere, ma se questo comporta il malessere di qualcun altro, forse bisogna fermarsi un attimo e magari rinunciare. Andare ai centri di accoglienza per gli immigrati e portare cibo, bevande, vestiario è bello, ci fa sentire meglio con la coscienza, ma allo stesso modo dovremmo aiutare il collega nuovo, il vicino di casa che viene da un'altra città. La democrazia prevede sì che ognuno possa liberamente esprimere le proprie idee, ma soprattutto che se ne tenga conto, che abbiano un peso le idee. Nei rapporti interpersonali, resta valido il concetto che sia lecito dire ciò che si pensa, ma se può essere offensivo per chi ci ascolta, non è sbagliato, è una cattiveria inutile. Mi sa che abbiamo male interpretato la teoria del volersi bene: bisogna amare se stessi, ma se gli altri non ci amano, non vanno puniti ... vanno compatiti, non hanno capito niente! Ahahahahah

lunedì 6 luglio 2015

162. IL BACIO TRA GIOVE E VENERE


Fu dall'amore tra Giove e Venere che nacque Cupido, ma per quell'amore furono condannati a vivere sempre distanti.
Dicono che a quelli che si sono amati nella notte tra il trenta giugno ed il primo luglio di quest'anno sia riservata la stessa sorte.

Saverio era figlio di operai, persone per bene, senza grandi aspirazioni se non quelle legate al benessere dei propri figli. I genitori si erano amati, traditi, odiati, poi avevano finito col sopportarsi, mentre Saverio e sua sorella crescevano disillusi in un clima di scarsa serenità. Nella speranza di risollevare gli animi familiari, Saverio aveva rispettato il copione che spetta al bravo primogenito, contro la sua natura inquieta, aveva assecondato i desideri della famiglia trovando un lavoro da impiegato e sposando la fidanzata di sempre. Ben presto si era sentito stretto in quel ruolo, appiattito dalla routine di una vita troppo prevedibile, ed aveva cominciato a cercare qualche distrazione tra le amicizie femminili. Anche questo rimedio, però, si era rivelato scontato. Dopo due figli e qualche anno di matrimonio, era rimasto ammaliato da una donna-bambina, graziosa, ma tanto insicura da non attirare grandi attenzioni. Maria si era da subito abbandonata a lui, reduce da un fallimento matrimoniale, aveva ritrovato in Saverio quel po' di autostima che le avrebbe consentito di rinascere, di tornare a sperare nella felicità. La passione tra due anime alla deriva era sfociata in una sorte di legame morboso e paranoico. Rita, la moglie di Saverio, scoperto il tradimento, aveva deciso di lasciarlo: l'aveva sbattuto via di casa in un caldo pomeriggio di settembre, tra urla e sudore, tra calci pugni e insulti. Tutti gesti e suoni che non avrebbe mai immaginato di dover rivolgere un giorno a suo marito, il suo primo fidanzato, il padre dei suoi figli. "Troppo facile strappare un uomo alla moglie" aveva urlato Rita - "troppo facile la passione con una puttanella figlia di papà!" - "adesso deve prenderti lei, deve gestire tutto il pacco! Pensasse lei alle camicie, a farti da mangiare, a pulire il cesso, a sentirti ronfare di notte! Pensasse lei alla merda che sei! Le è piaciuto sentirsi la troia che è? e allora adesso si prendesse il cazzone così come è! Andate a fanculo tutti e due!"
Purtroppo tutte queste parole avevano solo avuto l'effetto contrario: avevano fornito nuova adrenalina a Saverio, gli stavano dando l'illusione che questa volta avesse finalmente disubbidito. Ah sì! Aveva trasgredito alle regole del bravo ragazzo. Secondo lui. E' strano come tutti crediamo di essere ribelli, di essere diversi, proprio nel momento in cui siamo più uguali a tutti gli altri. Saverio stava rispettando un cliché tanto caro agli uomini sposati. Non si stava affrancando, stava solo cambiando padrona.  E la scelta non l'aveva fatta lui. Intanto, dopo qualche mese di frastuoni, Maria aveva accettato ben volentieri il "pacco" a casa propria ed aveva provato a creare un'allegra famiglia allargata. Non erano trascorsi molti mesi che Saverio già sentiva stretta questa nuova condizione. Il rapporto ossessivo in cui avevano sfogato le proprie frustrazioni si stava rivelando deleterio: più scoprivano di non star bene, più si accanivano su false gelosie, su incontri violenti e inappaganti. Ogni tanto deponevano le armi per stanchezza e facevano finta di amarsi. Saverio continuava a cercare in altre braccia nuove emozioni, ma non voleva ammettere che l'amore in cui aveva creduto, in cui aveva investito gli ultimi due anni della sua vita fosse già finito. Trovava che Maria fosse molto più bella di lui, e probabilmente lo era, questa sensazione, alla fine, gli dava sempre la forza per continuare con lei, come se dovesse essere grato al destino che gliel'aveva fatta incontrare. Dopo i primi anni di ossessioni e piccoli tradimenti, Saverio aveva cominciato a corteggiare una collega che fino ad allora aveva guardato con occhi distratti. Anita non era per niente bella, anzi, non era ammaliante come Maria, ma come lei, era insicura ed insoddisfatta. Per i primi tempi aveva ignorato le avances di Saverio, un po' presa dal lavoro, in cui investiva grandi energie, un po' incredula, lei che non era abituata alle attenzioni dei colleghi, se non per meri fini lavorativi. Saverio, invece, trovava in lei la cultura, l'abilità professionale e il fascino che non aveva più Maria. Nel giro di qualche settimana erano diventati amanti, nuovi odori, nuovi suoni, nuova adrenalina aveva fatto irruzione nella vita di sperminator. Erano trascorsi pochi mesi di sana poligamia, tra Maria ed Anita, quando l'equilibrio si spezzò. Anita cominciava a non voler più essere relegata al ruolo di amante e Saverio era incuriosito dalla vita con Anita: avrebbe voluto sperimentare tutto ciò che aveva già vissuto con Maria assieme a lei. Si sentiva innamorato! Anita, forte di quello stato di grazia in cui Saverio si trovava, l'aveva mollato ed era scomparsa, si negava al telefono, non rispondeva agli sms, era intenzionata a fargli capire quanto fosse vuota la sua vita senza lei. E alla fine c'era riuscita: Saverio si apprestava nuovamente a cambiare padrona, sempre non per sua scelta. Nuove esperienze, nuove passioni, ma anche tanti déjà-vu. Dopo pochi mesi, Maria aveva fatto riemergere la bambina capricciosa che era in lei e se l'era andato a riprendere. "Che cazzo fai? Te ne vai così, per un cesso qualunque? Ma lo vedi quanto è brutta? Lo sai che sei l'uomo della mia vita, solo noi ci amiamo davvero e non potrai mai vivere senza di me!" Ecco qua! Saverio era stato fiero di sentirsi rivolgere quelle parole, si era sentito amato, desiderato, conteso! Adesso sapeva che quella era la donna della sua vita! Del resto aveva deciso per lui ben due volte. Sì, era lei la donna giusta: bella e noiosa. Noiosa, sì era proprio noiosa nel suo essere così scontata, senza grande personalità, gelosa, insicura. Ma era la donna della sua vita e andava bene così, non poteva rischiare ancora. Non poteva lasciare una donna che oramai lo avrebbe preso per quello che era: un uomo fragile e irriverente. Poi la vita, si sa, riserva sempre delle sorprese ... Magari Anita avrebbe accettato di tornare a rivestire il ruolo di amante, magari qualche nuova distrazione avrebbe alleggerito la vita con Maria ... magari sarebbe arrivata una nuova padrona ... magari, chissà. Così una sera di fine giugno si era messo a raccontare la sua vita ad un diario, sperando di capirci qualcosa, e mentre scriveva, seduto difronte al mare, pronunciava le parole ad alta voce, senza accorgersene. Poco più in là, seduta sulla sabbia, con le gambe raccolte al seno e le braccia tutte intorno a trattenere la lunga gonna bianca da gitana, una donna ascoltava quella storia mentre nel cielo sopra di loro Giove e Venere si baciavano ...