martedì 23 giugno 2015

NON SONO UNA POETESSA MA ...

Per tutti voi amici del blog, la vostra Mavi ha cominciato a pubblicare qualcosa. Se volete acquistare l'ebook con alcune delle mie creature, andate a curiosare qui:

http://media.poetipoesia.com/librerie/riflessi/151/mobile/index.html

Qui, invece, troverete la mia  buografia ed alcuni dei miei racconti:
http://autori.poetipoesia.com/mariavittoria-picone/

Buona lettura a tutti e grazie a chi vorrà acquistare questa raccolta.

mercoledì 17 giugno 2015

161. LA LEGIONARIA

Una legione di imbecilli.
Umberto Eco ci definisce una legione di imbecilli, sì ritengo di appartenere alla categoria che lo scrittore definisce tale perché pubblico quotidianamente post su FB, e addirittura ho osato aprire un blog! Se mi conoscesse probabilmente Eco manifesterebbe ribrezzo, penserebbe che non ho i titoli per riempire pagine e pagine di opinioni, pensieri e dissertazioni di ogni genere, che non ne ho facoltà. Dovrei limitarmi a farlo tra le scrivanie del mio ufficio, o meglio, al tavolino di un bar. E certo, questa forma di democrazia spaventa i detentori assoluti della cultura, gli intellettuali autorizzati. Noi 'posteggiatori abusivi' di FB, noi che esprimiamo idee, che commentiamo eventi, talvolta in tono troppo colorito, noi opinionisti de sta cippa, sarebbe meglio che non fossimo abilitati ai SOCIAL, che non avessimo accesso a qualsivoglia mezzo di comunicazione, perché la cultura è una prerogativa di pochi, la capacità di elaborare pensieri, di relazionare su argomenti di varia natura, deve essere dei pensatori autorizzati. Il pubblico dell'abusivo deve essere esiguo,  per ridurre i danni. Se poi il commentatore da bar scoprisse di avere idee e opinioni condivisibili ed apprezzate da una vasta platea di legionari, sarebbe la rivoluzione, un danno esagerato. Significherebbe che una massa di cialtroni, senza né arte né parte, può essere in grado di esprimere concetti validi. Populista e demagogo, questi sono gli aggettivi a cui al massimo può aspirare il 'posteggiatore abusivo', niente di più. E c'ha ragione! C'ha ragione perché se io ironizzo sulla cronaca esasperata della missione della Cristoforetti, lo faccio per criticare i toni melensi da fiction, che addirittura finiscono per sminuire il valore dell'evento, e non di certo per ledere l'immagine della popolarissima Sam. Tra i lettori del mio post, invece, c'è chi si sentirà autorizzato ad offendere l'astronauta a scrivere commenti stupidi e quantomai inopportuni. Se scrivo che sarebbe necessario regolamentare in maniera più intensa ed idonea l'immigrazione, non sto appoggiando l'azione deplorevole dei francesi, né tantomeno sto dicendo che sono razzista o contraria alla fusione tra popoli. Incolto è colui che crede di essere il depositario assoluto della verità, di tutte le informazioni, e di essere tra i pochi a saperle utilizzare. Il fatto è che i SOCIAL sono l'evoluzione dei bar, le chiacchiere che in tempo si svolgevano in quei locali adesso sono amplificate con una rapidità propria dei nostri giorni, ed alla stessa velocità, vengono diffuse informazioni contrarie e solo le notizie fondate sopravvivono. Inoltre, l'opinionista da bar lascia il tempo che trova ed avviene una selezione naturale tra i legionari. Insomma, caro Eco, con tutto il rispetto, credo lei sia solo un anziano nostalgico che teme il libero insulto dilagante, ma non credo che bastino dei commenti negativi nei suoi confronti a scalfire la sua popolare fama di uomo di indiscusso valore culturale. L'insulto di Eco è ironicamente provocatorio.
Mi piacerebbe che le parole sugli imbecilli legionari fossero d'esempio a chi non riesce a capire che non si dimostra la propria superiorità culturale dando dell'ignorante all'altro interlocutore, che non si dimostra la propria intelligenza tacciando gli altri di stupidità, non si professa la democrazia dando del fascista a chi non la pensa allo stesso modo, si finirebbe per incorrere nell'errore più grande: mostrare di essere peggiore di chi si critica.

lunedì 8 giugno 2015

159. ULTIMO ACCESSO OGGI 01:30 😊


Dormo già da un paio di ore quando la tapparella, per il troppo vento, fa rumore e mi sveglia di colpo. Prendo il cellulare dal comodino per controllare l'ora, ma la tendina di WhatsApp sale e scende per notificarmi 12 messaggi non letti! Tutti messaggi del gruppo di classe di mia figlia. Li leggo, non li leggo, li leggo. Si sta organizzando la pizza di fine anno scolastico, per augurarsi tutti allegramente, genitori e alunni, le tanto agogniate 'buone vacanze'. Le maestre, ovviamente, sono invitate e saranno nostre ospiti. Lo spirito di gruppo e l'impegno della rappresentante di classe sono encomiabili: ha già deciso luogo e data ed ha anche preso accordi con il ristoratore per ottenere un prezzo congruo. Il pomeriggio in chat ha reso pubblico l'evento ed attende le adesioni. Le prime reazioni hanno espresso grande entusiasmo e gioia. Ringraziamenti a iosa sono stati rivolti alla rappresentante che ha avuto la splendida iniziativa, prime domande di rito sulla possibilità di portare il fratellino o la sorellina del bambino titolare della classe, sulle caratteristiche del menu, e sul costo della serata, congruo per molti, ma non per tutti. Questi messaggi saranno inoltrati per giorni, fino alla data dell'evento, ciclicamente, facendo andare in loop la chat e le menti dei partecipanti. Adesso, all'una di notte, decido di leggere il seguito, consapevole del rischio che corro, quindi apro la chat della "2a F" e leggo bizzarri interventi sulla certezza del costo, sulla stima di eventuali oscillazioni, sulla variabilità del menu. Acqua al posto della coca, birra al posto dell'aranciata, patatine sulla pizza, nella pizza, accanto alla pizza, gelato, caffè, ammazzacaffè e ammaazzaaaennntusiaaasmo.
Certe volte sembra che alcuni partecipanti alle chat si comportino come i vecchietti alle riunioni di condominio: devono intervenire con inutili e quanto mai inopportuni commenti, perché sono tre mesi che aspettano e devono vivere appieno il loro momento di gloria! Altri, come ragazzini alla prima uscita, temono di non portare sufficiente denaro con sé, o nel peggiore dei casi, di dover pagare troppo a causa dell’avaro di turno che aspetta queste occasioni per ordinare la pizza al caviale e la birra triplo malto invecchiata di 10 anni nel barile di rovere!
Ad attentare alla già precaria serenità del gruppo, sono i tempi di trasmissione dati che generano situazioni del tipo: A dice che è OK il menu, ma esoso il costo; B dice che vorrebbe portare il figlio maggiore, ma attende autorizzazione; arriva il messaggio di C che dice 'Per niente!' (ovviamente ce l'ha con la considerazione sul prezzo, ma sembra manifestare odio nei confrontidell’innocente bambino). Allora giù con i chiarimenti, le battute e qualche acidità.
Insomma, che wa assolva ad una funzione sociale è fuor di dubbio: avvicina, informa, supporta, rallegra, ma crea anche un mucchio di incomprensioni e di malumori. Certo, molto dipende da come si leggono i messaggi, da quanto si conoscono i 'cochattanti' e dall'uso corretto degli emoticon. Cazzo, sono almeno cinque anni che si utilizzano queste simpatiche faccine, ancora molti non hanno capito che lo smile con la bocca aperta in forma rettangolare a mostrare i 48 denti, non è un sorriso a denti stretti, né tantomeno una risata, indica, piuttosto, rabbia e disappunto. Quindi, se non si conoscono bene i significati, meglio non usarle queste faccette nipponiche. E come se non bastasse, dopo aver spezzato il sonno, contribuito al peggioramento della vista con la luce che l'i-Phone mi ha sparato negli occhi, al mattino mio marito mi chiede: cosa ci facevi all'una e trenta di notte su wa?
-Partecipavo ad una riunione di whatsappiste per niente anonime!-