sabato 9 maggio 2015

155. ALLA MIA MAMMA

"Le cattive azioni sono di chi le fa" è una delle ultime frasi sensate pronunciate dalla mia mamma. La mia meravigliosa mamma. Adesso lo penso più che mai mamma, credo che spesso ci facciamo carico delle colpe altrui, giustifichiamo, perdoniamo, sentendoci un po' colpevoli, ci sentiamo responsabili di quei comportamenti che ci hanno provocato sofferenza. Tu mamma, forse l'hai capito troppo tardi, tu, sempre pronta a dare, a fare ciò che è giusto fare, anche quando non avresti potuto, anche quando non avresti voluto. Hai capito troppo tardi, cara madre mia, che le persone vanno prese per quello che sono, non le si può cambiare, vanno aiutate, ma solo se davvero lo vogliono il tuo aiuto. Troppo tardi hai inteso il senso di un matrimonio che, nonostante tutto e tutti, dura da 50 anni! Cinquanta anni di amore, rispetto, condivisione e partecipazione. Troppo tardi. Sempre tanta insicurezza nelle tue parole, nei tuoi gesti, quanta discrezione e rispetto nei confronti di tutti, quanta sofferenza nei tuoi grandi occhi scuri! Hai insegnato a me ed alle mie sorelle l'amore per la vita, attraverso la dedizione alla famiglia, la tolleranza, la curiosità, il gusto estetico, attraverso il culto della buona cucina. Quanti casatielli impastati ogni Pasqua! Uno per ciascuna figlia e per ciascuna consuocera, uno per la sorella non sposata, uno per il fratello 'single' del genero, uno grande per tutta la famiglia riunita nel tuo gran bel salone la domenica. Quante feste ci hai organizzato in quel salone! Quante risate, quanti racconti, quanti cenoni consumati grazie a te, alla tua voglia di far confusione, di stare sempre in compagnia, alla tua immensa ospitalità. Forse perché, come ci raccontavi, di feste i tuoi genitori non te ne avevano fatte poi tante; forse perché ricordi ancora che il giorno della tua Prima Comunione, stanca, ti addormentasti dimenticando che di lì a poco sarebbero arrivati i parenti e gli amici a festeggiarti e la tua mamma, con l'idea di proteggerti e di farti stare bene, tu così esile e delicata, non ti svegliò. Ho un nodo in gola anche adesso mentre lo scrivo. È incredibile quanto possa essere 'crudele' l'amore di una mamma! Quante volte ho immaginato la tua delusione al risveglio, la tua rabbia nel constatare che la festa si era svolta senza la festeggiata! Il giorno in cui dovevi essere protagonista, ti avevano ignorata. Chissà quante altre volte ti sei sentita ignorata, tu così forte, così determinata, con il sorriso più bello del mondo, e dentro tutte le paure di questo mondo! Ricordo ancora quando da adolescente ti vedevo leggere appassionata 'Un uomo' di Oriana Fallaci e, incuriosita, ti avevo chiesto di passarmelo, ma tu me l'avevi vietato: 'Non è un libro che puoi ancora leggere!' Mi dicesti con fare autoritario, tanto insolito per te, che ancora lo ricordo. Ne leggevi sempre di libri, di quotidiani, di riviste specializzate per il tuo lavoro. La grande passione per il tuo lavoro: 40 anni di missione nelle scuole napoletane! Che donna! Che eroina! Quando dopo il terremoto la scuola chiuse perché dichiarata inagibile, come molti edifici campani, tu continuasti ad insegnare la vita a casa nostra. Sì, perché tu insegnavi la vita ai tuoi adorati alunni. Li ospitavi nel nostro grande salone e li mettevi seduti attorno al nostro tavolo di marmo. Quante domeniche mattina passate a pulire quel tavolo, il pavimento e tutti i mobili di quella stanza con le mie sorelle, quanti ricordi! Tre figlie che ti amano e ti giudicano, che ti hanno un po' sfottuta quando a sessant'anni ti sei comprata quel cappottino di pelle rosso, ti dicevamo che non avevi l'età. E invece tu ci hai dimostrato di saperlo portare, ricordandoci che la personalità conta più di tutto, più dei lineamenti perfetti, più di una giovane età! Quanti insegnamenti mamma! 'Siate autonome e indipendenti sempre figlie mie!' Ci dicevi, 'non siate mai dipendenti da nessuno, sotto ogni punto di vista, soprattutto economicamente!'. Hai lavorato 40 anni, hai insegnato l'onestà ai figli dei contrabbandieri, hai trasmesso l'ambizione culturale ai figli di analfabeti, hai guadagnato la stima di alunni e colleghi ed hai dimostrato la tua generosità materiale e spirituale in mille occasioni e adesso, e adesso non riesco neanche a guardarti negli occhi. Adesso non sopporto quel tuo sguardo spaurito, inebetito, non lo sopporto! Che cazzo stai facendo mamma? Hai mollato tutto e tutti! Ci hai lasciato soli! Le tue figlie, il tuo adorato marito, i tuoi nipoti, qualcuno ancora troppo piccolo per raccontarti, qualcuno che di te conoscerà forse solo il corpo. Che cosa ci hai combinato? Ci stai punendo per non averti dato tutto quello di cui avevi bisogno? Che cosa posso fare io per dare di nuovo luce ai tuoi occhi? Posso solo abbracciarti e sorridere ogni volta che mi urli 'aiutami!', ogni volta che bisbigli 'scusatemi', una, dieci, cento, mille volte, fino a farci impazzire, fino a farci urlare 'basta, stai zitta!'. No mamma, non è così che dovevi fare, non è così. Eh sì, le cattive azioni sono di chi le fa, ricordi? Le lamentele delle tue vicine di casa che per troppi anni ti hanno invidiato, due casalinghe incolte che adesso chiamano il portiere per segnalare i tuoi lamenti notturni, non tocca a te punirle per tutti i pettegolezzi e le loro azioni meschine, non tocca a te. Domenica ti saremo tutti attorno, figlie, nipoti, generi, e quell'uomo che non comprende, che ancora ti rimprovera se ti sei fatta sotto, che non vuole vedere la tua rassegnazione, non l'accetta, lui no, non ce la fa. Domenica staremo tutti attorno a te, ad accarezzarti, a baciarti, a rimproverarti e prenderti un po' in giro. Proveremo a strapparti un sorriso e poi ci guarderemo in faccia un po' delusi, malinconici. Poi qualche nipotino si metterà difronte a te, ti guarderà negli occhi e ti chiederà: 'e vediamo, alloooora, come mi chiamo io, nonna?', tu gli sorriderai e noi, invece, rideremo commossi, davanti alla tenerezza di un cucciolo che prova a leccarti le ferite, perché tra voi, esseri fragili e indifesi, vi capite al volo!

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