domenica 15 febbraio 2015

149. NOI, RAGAZZI DI OGGI NOI

A questo festival mancavano solo Gava e De Mita in prima fila. Claudio Villa ha vinto: i suoi tre figli naturali hanno riproposto un brano del papà; Cochi e Renato in una brutta imitazione di Biaggio e Mandelli; la brava Annalisa ha dato un tocco di Milva al suo look; Nina Zilli ha riproposto un classico della musica soul americana; Anna Tatangelo che ogni anno mette su 10 anni, bella ed elegante, è la dimostrazione che non basta cantar bene sotto la doccia per essere un cantante; Nek è rimasto agli anni 80 in tutti i sensi; Lara Fabian non deve aver avvertito il passare degli anni, era tutto così vecchio e prevedibile! Marco Masini sempre più triste; Malika brava, ma potrebbe fare di più; tutto il resto è ... noia, gisto per restare nel periodo storico. Qualche canzone non male c'era, ma niente di originale. Adesso non ci resta che trascorrere una sana domenica in famiglia, guardando Domenica in, 90o minuto e stasera magari andare al cinema a vedere Kramer contro Kramer! 

mercoledì 11 febbraio 2015

148. SANREMOCRISTIANO

Lo so che lo hanno fatto e lo faranno persone più autorevoli di me, ma non potevo resistere alla tentazione di commentare Sanremo. Seguo da sempre il festival, un po' per curiosità, un po' perché mi piacciono gli spettacoli musicali, ma soprattutto perché Sanremo è lo specchio dell'Italia. Checché se ne dica, l'impostazione è sempre filo governativa e decisamente retorica. Quest'anno, infatti, nell'ottica dell'ottimismo renziano, è stato scelto un presentatore nazional popolare che potesse esprimere, senza alcuna espressione, tutta la banalità e la retorica contenute nel tema di questo festival: la famiglia! Carlo Conti, è la brutta copia di Pippo Baudo, di cultura e carisma decisamente inferiori, ma politically correct e con un volto "familiare" a milioni di italiani che da anni lo seguono nelle trasmissioni serali della RAI. Le compagne di avventura, Arisa ed Emma, hanno forse maggiore personalità rispetto al conduttore, ma limitate nel rango, non riescono ad esprimersi al meglio, anche se la prima risulta essere più spigliata della seconda. Tralasciando gli abiti, Emma indossava un abito bianco da sposa un po' principesco, poco adatto alla serata, Arisa un bellissimo vestito rosso un po' troppo ricco (senza mantello sarebbe stato meglio), la scenografia è parsa abbastanza sobria. Le canzoni le ho ascoltate in parte, fino a che non sono crollata dal sonno, ma nessuna mi ha colpita particolarmente. Malika, che è la favorita, ha presentato un brano dal refrain piacevole, ma poco originale; Alex Britti e Chiara hanno riciclato una loro canzone, Nek lo stesso, ma alla sua età dovrebbe provare a cambiare look. Non ho ancora ascoltato Nina Zilli e Raf, ma di musica torneremo a parlare. Quello che mi preme far notare, invece, è stata la scelta degli ospiti, tanto assurda da eleggere Tiziano Ferro a vincitore della prima serata del festival. Ma dico io, la famiglia siciliana che ha 16 figli, era proprio il caso di ospitarla? Un padre che ogni due parole nomina Cristo, che attribuisce alla Provvidenza il merito di aver mandato avanti economicamente la famiglia, non è un buon esempio. Primo perché i figli vanno fatti con coscienza e non sono solo un elemento coreografico per sanremi vari, secondo perché vanno anche controcorrente: abbiamo un papa che saggiamente ha consigliato di non fare figli come conigli, lasciando anche intendere un lontanissimo riferimento ai metodi contraccettivi. Insomma, ho ritenuto davvero assurdo iniziare la sfilza di ospiti così, pensando di trasmettere sentimenti positivi legati al valore della famiglia, in me di sicuro non hanno sortito una reazione benevola. A parte il lato economico, c'è proprio l'elemento affettivo che viene ad essere trascurato, la cura e la formazione di ciascun figlio subisce necessariamente notevoli limitazioni. Non è necessario che mi dilunghi sull'argomento, ma è stato davvero una mossa da televisione anno 80, finta e buonista. Se poi andiamo sull'ospite comico, o pseudo tale, l'intervento di Alessandro Siani è stato talmente brutto da diventare a tratti imbarazzante, ma sicuramente in linea con la banalità e il vecchiume del festival (il monologo, tra l'altro, è anche stato riciclato). Un festival che ha raggiunto l'apice della massima espressione di un'Italia democristiana quando sul palco ha accolto Albano e Romina, e soprattutto quando Carlo Conti ha esortato il pubblico a chiede un bacio tra i due ospiti. Al coro incitante del pubblico: B A - C I O - B A - C I O - B A - C I O, ho avuto un rigurgito, anti democristiano, anti buonista .. anti RAI. Basta! Per ora è tutto.

venerdì 6 febbraio 2015

147. L'ATTESA


Potremmo essere in giro a passeggiare in una città qualunque, col caldo, mano nella mano e io dovrei accorgermi del tuo sorriso triste e allora darti un bacio o prenderti il viso e farti fare una smorfia che mimi la gioia. Sorrideresti e il mio desiderio di felicità per te sarebbe compiuto. La verità è che i tuoi sorrisi tristi a me piacciono, perché a te stanno bene, perché li sai trattare, li sai adoperare e mettere in fila senza che rompano le righe. Se lo facessi io sarei penoso. Questo è il punto: faccio pensieri e desidero cose nuove. Non importa cosa so. Per la prima volta, non importa. Non so da dove vengono o come si chiamino e non potrei spiegarle a nessuno eccetto te, con un po’ di tempo, con un po’ di pause, con quei silenzi che non saprei riempire, all’inizio. Ma potrei imparare. Sono un pessimo romantico, lo ammetto. E’ per questo che non sono riuscito a farti innamorare. Lo so che è così. Ho immaginato che potessi bastare io, con i miei modi normali e l’aria spavalda. Fintamente sicura. E del tempo, per spiegarti quello che manca, per farti vedere che ne sarebbe valsa la pena, alla fine. Ho provato, che dire, a farmi scegliere. Ho sperato. Dovevo. Era una possibilità, capisci? Come fare a metterla via, a dimenticarla. Forse aspettando, forse non era il momento. Forse io e te abbiamo un altro tempo. Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei portato via con me. E’ l’idea che almeno una volta succeda, no? Hai presente? Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno. Come un sibilo fluttuante e sinuoso. A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo. Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere. Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me. E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro. Verresti?
(Tratto da Gli amori difficili di Italo Calvino)


Lo sai come si fa a riconoscere se qualcuno ti ama? Ti ama veramente, dico? Credo che sia una cosa che ha a vedere con l'aspettare. Se è in grado di aspettarti, ti ama. (Alessandro Baricco)

L'attesa, che bella parola! In genere ci fa pensare ad una nuova vita, ad una gravidanza: una dolce attesa; altre volte evoca il sogno; nell'accezione negativa è associata alla vendetta, in ogni caso, resta un elemento che dà forza e intensità ad un desiderio.
Dario non conosceva l'attesa, nella sua vita aveva deciso di non subire le scelte altrui, non si era mai fermato, aveva lavorato per raggiungere i suoi obiettivi, aveva impiegato tempo ed energie ogni qualvolta si era messo in testa di realizzare uno scopo. Era stato così all'università, così nel lavoro, e così con Anita. L'aveva vista, gli era piaciuta da subito, aveva fatto il possibile per averla, per rubarla a Sergio, ed alla fine ci era riuscito. Si erano sposati, avevano avuto dei figli, ma poi, dopo qualche anno lei aveva rincontrato Sergio ed aveva riscoperto la passione e l'amore adolescenziale. Dopo pochi mesi di incontri segreti, aveva deciso di dire tutto a Dario e di dividersi. Lui, fresco separato, non aveva atteso per "rimpiazzare" Anita, per i primi mesi si era dato alla pazza gioia, libero dai vincoli coniugali e dai rimorsi sentimentali, poi aveva preso a frequentare una collega, una tipa interessante, separata da qualche anno, ed aveva deciso che poteva essere "quella giusta". Dopo appena tre mesi di convivenza aveva capito che quel rimpiazzo non era stata un'idea geniale e allora aveva cercato altre distrazioni. Il fatto è che tutte le distrazioni potevano andar bene per qualche mese, ma nessuna riusciva davvero a fermarlo. Nessuna meritava l'attesa. Perfino Anna, bella e passionale, molto più di quanto lui meritasse, perfino lei non era riuscita a cambiarlo. "Hai una smania di conquista, una necessità di ricevere conferme che non ti fa capire niente, dovresti essere più sicuro di te, aumentare la tua autostima!", gli aveva detto un giorno a telefono, ma poi non gli aveva concesso la possibilità di replicare e l'aveva lasciato. L'inquietudine di Dario, dopo quell'evento, si era trasformato in desiderio di possesso nei confronti di Anna, ma lei sapeva che quell'uomo non sarebbe stata una compagnia ideale ed aveva provato a dimenticarlo. Lui la cercava e lei si negava. Lui la corteggiava e lei lo ignorava. Dopo qualche settimana Anna era già stata rimpiazzata da Claudia. Questa volta Dario aveva a che fare con una donna più giovane e più decisa, meno vulnerabile, e soprattutto più sincera. Dopo i primi tempi aveva già capito di essere stata solo "usata" per rimuovere il pensiero di un'altra donna. Non gliel'aveva detto subito, aveva aspettato che lui capisse di essere stato scoperto, poi, al momento che aveva ritenuto opportuno, gli disse che non ci stava più a quel gioco, che a lei piacevano i rapporti veri, vissuti fino infondo. "Tu scappi dalle donne vere, Dario, tu temi di perdere definitivamente la testa per qualcuno e ti trovi mille distrazioni per non darti mai esclusivamente ad una, una sola di noi! Fermati Dario, fermati ed aspetta." Gli disse così Claudia una sera, ma Dario la assalì ribattendo: "E saresti tu la donna giusta? Tu saresti una delle donne "VERE" da cui scappo? Complimenti Claudia, complimenti! La verità è che siete tutte uguali, tutte a volere che io mi accasi, che trovi la sistemazione definitiva. Mammamia che noia che siete, tutte a volere l'esclusiva!" "Ma chi ti vuole? Ma chi ti credi di essere? Uno come te, meglio perderlo subito, adesso!" Urlò Claudia sbattendo la portiera dell'auto di Dario.
Ed anche Claudia era fuori! 
Adesso bisognava rimettersi in gioco, o tornare a stuzzicare qualche vecchia amica, oppure lanciarsi in una nuova avventura. Mentre pensava al suo futuro, alla nuova ipotetica compagnia, guidando nel buio della notte, una figura femminile si era presentata d'improvviso avanti agli occhi, la frenata brusca per evitare di investirla, la sgommata, il panico, le urla e poi ... DRRRIIINN DRRIIINN, la sveglia era suonata a ricordargli che sarebbe cominciato un altro banalissimo, meraviglioso giorno insieme alla sua Anita. 

mercoledì 4 febbraio 2015

146. CHE COPPIA!

Dopo aver portato in radio, loscorso anno, sulle frequenze di Radio Punto Nuovo (a Napoli sui 99.0 Mhz) le mie divagazioni sui vari "tipi da mensa" nella rubrica "Dimmi come mangi e ti dirò chi sei", quest'anno condivido sulle stesse frequenze i risultati del mio personalissimo studio dulle coppie. Sì, mi diverto a raccontare la coppia in atteggiamenti e ambienti diversi e ad analizzarne la sintonia, con la curiosità e l'incompetenza che mi contraddistinguono: sono una semplice osservatrice e non una psicologa! La vita però mi ha insegnato qualcosa: mai farsi ingannare dalle apparenze, o meglio, quello che si vede dice tutto, ma è opportuno imparare a leggere i comportamenti di chi ci è difronte. Nel film "The imitation game", il matematico e crittografo Alan Turing per semplificare il senso dei suoi studi  afferma: "Le persone non dicono mai quello che vogliono dire, dicono sempre altro. Eppure si aspettano che tu le capisca ma io non li capisco…", forse il comportamento, dice più di quanto dicano le parole, non vi pare?
Nel primo appuntamento con la nuova rubrica a gennaio, abbiamo parlato dell'atteggiamento che le coppie hanno in strada. Ferma al semaforo, mi è capitato di veder passare davanti alla mia auto coppie equilibrate in cui i soggetti si tenevano la mano e camminavano l'uno di fianco all'altro, parlandosi e sorridendosi e coppie "militari" in cui uno dei due tiene il passo e l'altro lo segue ossequioso. Ecco, generalmente in quest'ultimo caso, chi comanda in strada, è intenzionato a ristabilire un equilibrio perso in casa, di solito subisce le decisioni dell'altro, o ne è sentimentalmente dipendente, e con il suo passo deciso e l'atteggiamento sicuro, si sta solo vendicando per tutte le volte in cui si è sentito un "comandato". Insomma, generali in strada, soldati semplici nelle quattro mura.
Nel secondo intervento, ho riportato alcune scene di ordinaria follia nel periodo dei saldi, analizzando nei vari atteggiamenti le coppie e lo shopping. Ne sono uscite fuori due categorie ben precise in cui ahimé è sempre la donna a rovinare l'equilibrio. Ci sono coppie che passggiano tranquillamente, chiacchierano e lei si finge interessata ai discorsi del partner, ma in realtà sta guardando le vetrine di tutti i negozi e non sa minimente cosa stia dicendo lui, potrebbe confessarle il peggiore dei tradimenti e lei manco capirebbe, ipnotizzata com'è dalla sua fantastica camicetta rossa in saldo al 70%! E ci sono le coppie in cui lei cerca di tenere a bada la sua smania di shopping, provando a coinvolgere il suo uomo nella scelta dell'affare d'oro! Gli chiede consiglio, prova a capire i suoi gusti, gli "consente" di entrare in qualche negozio da uomo, insomma, cerca di lasciare un piccolo spazio anche a lui! Il segreto, in ogni caso, quando proprio è evidente che l'equilibrio è stato messo a dura prova, è portare il proprio compagno in un negozio di lingerie in cui è possibile accontentare entrambi!
Nel terzo appuntamento di oggi, ho riportato la mia esperienza da impiegata in un ufficio frequentato da uomini e donne accoppiati e scoppiati. Gli accoppiati ufficiali che negli uffici tornano ad essere scoppiati, ad essere individui e non l'altra metà della mela, mostrano nelle loro abitudini sociali la loro condizione di partner soddisfatto o sofferente. Se i vostri colleghi non fanno altro che parlar bene delle loro compagne, ne tessono le lodi di continuo e si dichiarano fortunati per averle incontrate, non sempre è perché ne sono follemente innamorati, anzi. Il più delle volte, infatti, stanno solo provando a proteggersi dalle tentazioni, sapendo essi stessi di essere soggetti altamente suscettibili al fascino femminile.  In realtà vorrebbero quasi che la loro donna stesse lì, parlandone provano a farla sentire presente, come a fargli da scudo difronte alle altre donne. Generalmente questi soggetti frequentano soprattutto colleghi uomini. Le donne che non disdegnano "distrazioni" sono quelle che tendono a frequentare quasi esclusivamente colleghe donne, come gli uomini di cui sopra, ma non parlano sempre del proprio compagno elogiandone le qualità, anzi, tendono a non parlarne per niente, lo ignorano, perché in questo modo lanciano il segnale di via libera al collega. Insomma, se siete in dubbio sulla riuscita di un rapporto, per valutare lo stato di benessere di una coppia, è sufficiente fare una semplice riflessione: chi abbandona l'ufficio il venerdì sera con un sorriso leggero è contento di andare a rivestire il ruolo di partner per due giorni; chi quel sorriso lo sfodera il lunedì mattina, magari non è proprio entusiasta dell'altra metà della mela!
La prossima settimana racconterò di altri atteggiamenti che sto già osservando ... per ora sappiate che, qualsiasi cosa si dica, qualsiasi cosa si scriva, abbiamo un corpo che parla un linguaggio molto più chiaro!