venerdì 30 maggio 2014

104. FINALMENTE LA SVEGLIA


La sveglia suonò come ogni mattina alle sei e trenta, Claudia ne fu contenta: finalmente era terminata la notte, poteva alzarsi da quel letto. Erano già tre ore che era sveglia, si era girata e rigirata più volte provando a riaddormentarsi, ma senza riuscirci. Quelle tre ore le erano sembrate interminabili, da quel letto avrebbe voluto scappare, quel letto dove oramai da dieci anni si coricava assieme a Paolo. Lo stesso letto che li aveva accolti giovani e innamorati, gioiosi e appassionati, e che adesso non li riconosceva più. Sembrava che il materasso li volesse obbligare a stare vicini, imponendo le consuete posizioni, sembrava che le lenzuola fossero divenute troppo strette e non consentissero di allontanarsi più di tanto l'uno dall'altra, in quel letto Claudia si sentiva trattenuta da una forza oscura ed opprimente. -Vado a fare il caffè- aveva detto a Paolo che ancora dormiva, lasciando la loro stanza. In realtà non è che Claudia sentisse di non amare più Paolo, ma da qualche giorno, anzi a dir meglio da qualche settimana, aveva nella mente degli strani pensieri, parole che non riusciva a dimenticare. Tutto era cominciato da quella sera in cui era andata, assieme a Paolo e ad altri amici, in un locale dove si suona, quelli che si è soliti chiamare disco pub. Il locale non era molto grande e il loro tavolo era abbastanza vicino al palchetto destinato ai musicisti, Claudia, come di consueto, aveva scelto un posto con le spalle al muro che le desse la possibilità di avere un'ampia panoramica sul locale ed i suoi clienti. Poco dopo il loro ingresso, i tre musicisti avevano cominciato ad esibirsi. Da prima Claudia non si era mostrata particolarmente attenta all'ascolto, continuava a parlare con i suoi amici, ma all'improvviso si era accorta che stava urlando, che per riuscire a farsi sentire, il tono della sua voce era molto, troppo forte. Così, nel momento in cui aveva realizzato la causa, si era girata verso il palchetto posizionato una decina di metri dal suo tavolo. Si era voltata quasi di scatto, come a volersi mostrare infastidita da quella musica finto jazz, aveva rivolto una breve occhiata ai musicisti ed era tornata a chiacchierare con Martina che sedeva alla sua destra, poi, come se solo in quel momento la sua mente avesse recepito quello che i suoi occhi avevano visto qualche minuto prima: l'inconsueta immagine del cantante, un uomo non più giovanissimo, doveva aver passato i quaranta da pochi anni, i capelli leggermente brizzolati, un abbigliamento semplice ed un'aria da uomo 'concreto'. Claudia definiva così gli uomini che non rientravano nei canoni tradizionali della bellezza e della moda, che non recitavano ruoli, che riuscivano ad apparire 'speciali' solo per questo, perché osservandoli, sembrava di poter capire che persone fossero. Insomma, quelli che ti danno l'idea di avere un carattere, una personalità tanto forte da non dover ubbidire ad alcuna regola, nè mostrare di essere bravo ad infrangerla. La seconda volta era rimasta come ipnotizzata, incantata. Si era risvegliata solo nel momento in cui lui si era girato e l'aveva guardata. Si era sentita in leggero imbarazzo, come un'adolescente che si trova all'improvviso da sola in una stanza con il ragazzo di cui è innamorata. -Che vergogna! Alla mia età mi lascio affascinare dal cantante di una band di sfigati!- Claudia pensava che tutti si fossero accorti della sua distrazione, della sua breve fuga dalla realtà, ed era rimasta quasi delusa quando Martina, come se niente fosse, le aveva chiesto del lavoro e delle abituali beghe tra colleghi. Ma chi se ne fregava del lavoro e dei colleghi! Chi se ne fregava di tutto il resto! Claudia avrebbe voluto trovare un pretesto per parlare di quell'uomo meraviglioso che aveva difronte, avrebbe voluto che la sua amica le avesse facilitato il compito, che le avesse chiesto chi stava guardando e perché. Invece niente, Martina le aveva chiesto del lavoro e lei, nel modo più veloce e distratto le aveva risposto, aggiungendo alla fine: -magari facessi la cantante di lavoro!- Paolo le si era avvicinato per darle un bacio, prima di allontanarsi con Marco per uscire a fumare, Claudia aveva porto la guancia quasi infastidita e l'aveva guardato dirigersi verso l'uscita del locale. Poi, era tornata a guardare il cantante, questa volta sfidando la sua timidezza, aveva ricambiato con gli occhi quell'invito a restare soli nella stanza. Adesso erano lì entrambi, fuori dal tempo e dallo spazio degli altri, erano soli, liberi di guardarsi come e quanto volevano. Che stava accadendo? Che palpitazioni! Più si guardavano e più si sentivano vicini, il respiro di entrambi si faceva più corto, Claudia si sentiva accaldata ed eccitata e lui si era dovuto allontanare dal microfono per non scambiarlo per qualcos'altro. 'Ma che cazzo state facendo!' La voce di Martina tuonò come l'ingresso improvviso della mamma nella stanza degli adolescenti. Claudia quasi era saltata sulla sedia e aveva cominciato a balbettare nel tentativo di giustificarsi: 'ma-ma che c che cre-di?' 'Che credo? Credo che al posto della sigaretta stiano fumando qualche altra cosa!' Aveva risposto Martina alzandosi dalla sedia per raggiungere Paolo e Marco. Claudia aveva tirato un gran respiro di sollievo. Aveva già immaginato le parole di rimprovero della sua amica: 'state scopando con gli occhi!'- Queste erano le parole che temeva, ma anche in quell'occasione Martina l'aveva delusa. Rimasta sola al tavolo, Claudia ne aveva approfittato per andare a buttarsi un po' d'acqua in faccia e vedere allo specchio l'espressione che aveva. Nel corridoio stretto che portava al bagno, c'era anche lui, il cantante, si erano sfiorati, le loro mani si erano toccate per qualche istante ed i loro respiri si erano confusi, avevano potuto annusarsi, ancora una volta, anche se solo per 10 secondi, erano rimasti soli nella stanza e stavolta lui aveva anche parlato: -tu, tu non sei possibile- All'uscita dal bagno aveva trovato Martina ad aspettarla: -Andiamo via Cla', comincia ad entrare gente che non mi piace e poi sono molto stanca.- -OK, andiamo- aveva risposto prontamente Claudia. E tutto era finito lì. Nella testa per giorni le erano rimbombate quelle semplici parole 'tu sei impossibile'. Cosa poteva voler dire? Che era assurda la situazione, che era tutto troppo bello per essere vero, o addirittura poteva voler dire che lei era stata troppo aggressiva ... Chi lo sa! Intanto quella notte, dopo quasi un mese dall'incontro, lei aveva ripensato a lui e lo aveva desiderato come non mai. Il pomeriggio aveva chiamato Martina perché aveva deciso di dirle tutto, di sputare il rospo, magari dopo sarebbe stata meglio, avrebbe razionalizzato gli eventi e la sua vita avrebbe ripreso a scorrere tranquilla. Martina era arrivata al bar due minuti dopo di lei, aveva uno strano sorriso e subito l'aveva afferrata per un braccio per trascinarla al primo tavolino libero. -Devo dirti una cosa- -Dimmi- le aveva detto con tono d'incoraggiamento Claudia- -Ecco, ti ricordi l'altra sera in quel pub? Quel locale dove suonava quella band di sfigati?- -S sì- disse timorosa Claudia, -Il cantante, lo hai visto? No, probabilmente non ti sei manco accorta che c'era un cantante, non era poi così eccentrico ... Insomma, il cantante durante la serata mi ha guardata più volte e quando mi sono alzata per uscire e raggiungere Marco fuori lui mi ha messo in mano un biglietto con il suo nome ed il suo numero. Per fartela breve, Cesare ed io, insomma, il cantante ed io ci frequentiamo da tre settimane e questa passione cresce sempre più- -Ho capito- -Cosa hai capito? Non credere che lui sia uno senza cuore, da una botta e via, lui ci tiene a me, credo che sia del sentimento da parte di entrambi- -Certo, sicuro- aggiunse mestamente Claudia. -E tu, cosa volevi dirmi tu? Scusami, ero così ansiosa di parlare di questa cosa che non ti ho dato spazio, tu come stai?- -Ecco, ecco io sto come una che è uscita da una stanza per cedere il posto ad una più scema di lei- Martina l'ha guardata senza capire e Claudia è scoppiata in una grande risata, con gli occhi velati di lacrime.

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