sabato 30 novembre 2013

72. MAVI NON MAVI

Giovedì compio 43 anni, quarantatrè splendide primavere. Splendide non perché io mi consideri tale, anzi, in questo periodo per niente, ma splendide perché ricche di vita! Ho vissuto sempre ponendomi un mucchio di domande, non ho mai dato nulla per scontato e mai nulla ho accettato passivamente. Sarà perché sono figlia di Ogino Knaus, "capitata", sarà perché sono la figlia di mezzo (vedi il post n. 23 del 4 giugno 2013), sarà perché penso, parlo e scrivo troppo, ma io non sono mai tranquilla. Da bambina mi chiamavano "cuorcontento" perché ero sempre allegra, ottimista, in realtà è tutta colpa di quest'ironia che mi accompagna, di questo modo di vedere tutto con senso critico, ma sempre con grande filosofia. Del resto sono consapevole che qui, su questa terra, siamo tutti uguali. Sì, ognuno ha la sua storia, il suo vissuto, il suo modo di affrontare la vita, d'accordo, ma tutti, dico tutti, soffriamo se qualcuno che teniamo a cuore ci ignora, o se le cose non vanno come avevamo previsto che andassero. Tutti siamo schiavi delle nostre passioni: ciò che ci affascina finisce per infastidirci, forse proprio per il potere che esercita su di noi. Nessuno di noi è libero, nessuno vuole realmente esserlo. Ci lamentiamo delle cattiverie ricevute e siamo i primi a non chiedere scusa. Ci lamentiamo di chi si lamenta sempre, comportandoci allo stesso modo. Siamo in cerca di novità, dell'originalità ad ogni costo, siamo annoiati, mentre ci basterebbe tornare un po' indietro e capire che a noi ci manca l'amore. Semplicemente dovremmo imparare ad amare. Adesso qualcuno potrà pensare che sto sbagliando, che non posso permettermi di accomunare tutti sotto un unico modo di pensare e di vivere. Non è questo che voglio fare, non sono qua per dire cosa fare, come vivere (a parte i post palesemente ironici sulle regole per vivere bene), sono qui per stimolare il vostro pensiero, per cercare di capire io stessa quale sia il modo migliore per vedere le cose. Perché, intendiamoci, le cose sono sempre le stesse, gli avvenimenti si ripetono nella vita di tutti con aspetti differenti, ma toccano tutti, siamo noi a decidere il peso che devono avere nella nostra vita, siamo noi a decidere se sono eventi prioritari o meno. Ovviamente, non mi riferisco agli eventi tragici che si presentano nella vita di alcune persone, anche se pure in questi casi sono diversi i modi di approcciarsi al dolore. Attenzione a dire che si è sfortunati o che il modo in cui si è presentato a noi un evento è ben peggiore del modo in cui si presenta ad altri, perché spesso ad essere peggiore è il nostro modo di affrontare l'evento. A Napoli si dice "facimm a chi mett a copp", ovvero, facciamo a gara a chi ha passato più guai. La vita va affrontata con la consapevolezza che scegliere comporta un'assunzione di responsabilità, non scegliere ci rende liberi da responsabilità, ma eternamente insoddisfatti. Insomma, non voglio dire che ci manca l'amore nel senso che non abbiamo accanto la persona giusta, ci manca l'amore perché non riusciamo più a concentrarci su ciò che davvero vorremmo e che ci fa stare bene. Facciamo la rivoluzione con le parole e non agiamo nel rispetto di alcun principio se non quello del tornaconto personale. Non sappiamo dare amore. In questi anni ho visto finire grandi amicizie, grandi amori, ho subito io stessa grandi delusioni, e perché? Perché per soddisfare il proprio desiderio immediato, la smania di fare sesso, di far soldi, di apparire belli, di essere considerati buoni, passiamo sopra le persone, diventiamo sleali ed egoisti. Viviamo tutti come in un grande fratello, sempre a recitare un ruolo, sempre alla ricerca di consensi, per non essere "nominati" e sentirci degli emarginati "fuori dalla casa". Dovremmo amare di più, ma amare donando, non pretendendo. Vogliamo stare bene? Non c'è niente di più terapeutico di una risata provocata, di una sorriso di gratitudine. Dovremmo pensare a quello che facciamo e non a come lo facciamo. Concentrarci su una passione senza farci distrarre da altro. E questa sono io, questa è Mavi, una donna che ama fare la madre, ma che vorrebbe sentirsi ancora un po' figlia, una sorridente quarantatrenne, che quando ride le si bagnano gli occhi, ma che quando piange lo fa con tutto il corpo, una neoblogger che racconta di sè, ma anche degli altri, che lo fa prendendo spunto dalla vita vera, ma ci mette anche un po' di fantasia, che ha ricevuto dei grandi doni, ma anche grandi batoste, una donna generosa nel corpo e nei sentimenti, che ama la vita, la compagnia delle persone vere, ma ogni tanto vorrebbe stare un po' da sola. 

9 commenti:

  1. BELLISSIMA narrazione Mavi

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    1. Grazie Anita. È stato scritto di getto, è quasi un monologo interiore, può interessare o meno, ma riguarda un po' tutti. Un abbraccio

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  3. Penso, sintetizzando ciò che leggo e vedo, che per stare bene bisogna trovare la pace in se stessi ed in nessun altro luogo e non fare del male a nessuno se non si può essere utili a qualcuno...semplice no ? eppur così difficile da applicare e non so perchè..sarà colpa di qualche gene che abbiamo dentro .
    Ciao Mavi....43 anni ?....sei a metà della gita al parco giochi, divertiti ancora .

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    1. Non è mica un parco giochi Nat, la vita è bella, ma riserva anche tante sofferenze. Comunque, se proprio devo vivere ancora altri 43 anni ... mi organizzo :)

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    2. è un modo per vederla sdrammatizzando: a volte il gioco è perdente a volte a vincente..l'importante è partecipare senza avvilirsi...lo so che non è semplice ! Ma se provi ad immaginarla come un sofisticato gioco..puoi magari intenderla in modo diverso....la mia era una proposta :) io come la intendo ? a volte come un gioco ed a volte come un destino sadico ( ma quest'ultima visione è ovviamente dettata dalla mia non accettazione dell'evento negativo o catastrofico, dimenticando che fa parte del pacchetto che ti danno quando nasci : gioie e dolori.)
      diciamoci la verità spesso complichiamo maledettamente la nostra vita e quella degli altri, ed invece , vedi il regno animale, la vita non è poi complicata...è solo un continuo adattamento all'ambiente per sopravvivere ( la cosiddetta evoluzione )...paradossalmente un gioco senza fine...come dimostrano il susseguirsi sulla terra di forme di vita diverse nel corso degli anni e questo non avrà mai fine fin quando le condizioni ambientali si modificheranno e fin quando saranno tali da permettere la vita.
      Il futuro dell'uomo ? non è certo il miglioramento di quello di adesso ma una suo adattamento e neppure la sua sicura esistenza..tutto dipenderà dalle modifiche ambiente e successiva adattabilità ( evoluzione )..
      Questo che io chiamo " gioco " è ciò che macroscopicamente avviene in natura e che non abbiamo sottocontrollo..ma penso che anche a livello del singolo individuo immerso nella sua vita contornata dagli eventi che di volta in volta si modificano, non possa essere tenuto sottocontrollo...da quì " il gioco " un misto di caso e bravura....
      e dopo questa filosofica allucinazione..un bel...ciao :)

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  4. Ciao Mavi, da qualche giorno ho "scoperto" il tuo blog.
    Ti leggo appena posso e oggi ne approfitto per scriverti perché, letto il tuo ultimo post, voglio farti 43 AUGURI PER IL TUO COMPLEANNO!!!!!
    Anche se non ci conosciamo...... ma siamo "vicine" di casa..... sono salernitana. Augurissimi, Sonia.

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