venerdì 23 agosto 2013

49. MEGLIO CHE PIANGONO LORO CHE PIANGIAMO NOI

Avevo circa 6 anni, era una domenica pomeriggio d'inverno, una di quelle domeniche trascorse a casa della nonna materna, in quei palazzi costruiti ai primi del 900 a Napoli, come in altre parti d'Italia, etichettati come 'case popolari'. Amavo correre assieme a mia sorella maggiore per le scale del grande palazzo di tufo, fatte di gradini alti con ringhiere di ferro nere, andavamo dal terzo piano, dove era la casa della nostra bisnonna, al quarto, dove invece era la casa della nonna, dove consumavamo il pranzo. Proprio mentre salivamo di corsa per raggiungere casa della nonna, appoggiandoci di tanto in tanto alla ringhiera, un urlo, una voce aspra e gracchiante dietro di me: "Fermatevi! Mo vi acchiappo e ve lo faccio capi' 'na volta e pe tutte ... Nun avita sagli' accussi', v'avita scusta' a chella ringhieraaaaa!" Noi continuavamo a correre, adesso più forte, con il timore di essere raggiunte. Provavamo a raggiungere il più presto possibile casa della nonna per ripararci e renderci irraggiungibili da nonna Maria (la bisnonna ottantenne, tosta e cazzuta!). Poi finiva per scovarci sempre, per darci le botte sulle mani e rimproverarci con fare arcigno. Quella volta fu più aspra del solito ed io cominciai a piangere, lei non sembrò intenerirsi minimamente e aggiunse: "meglio che piangono loro che piangiamo noi ...". Quella frase la diceva tutta sulla mia bisnonna. Donna di grande carattere e fascino, aveva perso il primo marito troppo presto per una donna bella ed energica come lei, le aveva lasciato due figli ed un bar da gestire. Nonna Maria si risposò e fece altri tre figli. Mia nonna, la più grande, cresciuta troppo in fretta, aveva un amore sconfinato per la madre ed una pazienza infinita. Quella frase faceva capire che donna ostinata e dura fosse, ciò che per lei era giusto, doveva essere fatto e basta. Negli ultimi anni di vita, preda di una forte, tragicomica arteriosclerosi,aveva preso ad i sultare tutti quelli che amava di più, compresa mia nonna e mia madre (la sua prima nipote, che portava il suo nome), le apostrofava in malo modo e, ormai priva di qualsiasi freno inibitorio, diceva a me, appena entrata nell'adolescenza, "se vuoi tenerti un uomo, devi essere brava a letto e in cucina ..." Per lei, sposatasi a quindici anni, io ero già in età da dover imparare ... Di mia nonna Titina ho un bellissimo ricordo: donna buona e sensibile, un amore puro per il nonno, ironico ed intelligente. La nonna è stata una grande nonna, anche se un po' troppo remissiva direi. Mia madre porta il nome della mia aspra bisnonna, e forse, anche la tendenza all'egocentrismo. Amo mia madre, come ogni figlio, ma per lei nutro anche una certa ammirazione, una forte stima. Mia madre è una donna intelligente, coraggiosa, onesta, leale, altruista, generosa, curata, amante della compagnia ... Ma da un po' di mesi è cambiata, si è rifugiata in un mondo tutto suo, fatto di amnesie, di continue distrazioni, di disinteresse per il mondo, di improvviso, inutile accanimento per chi commette piccoli illeciti, o si mostra critico nei suoi confronti. Mia madre ha lavorato per 40 anni, ma la sua è stata una missione più che un lavoro vero e proprio. Ha insegnato alle scuole elementari in un quartiere di Napoli poco facile, un quartiere in cui c'erano figli di pregiudicati di camorristi, e di umili persone per bene. Ha cercato di infondere nei suoi alunni i principi dell'onestà, del rispetto per il prossimo, della solidarietà. Adesso quella donna è stanca, stanca di una vita piena di responsabilità, impiegata a combattere con le difficoltà imprevedibili che la vita talvolta ti pone davanti. Adesso, verrebbe da chiedere "che fine ha fatto mia madre?" La guardo, osservo il suo sguardo assente e mi viene da piangere. Non mi sembra giusto questo finale per la sua vita. Vorrei che le cose cambiassero, vorrei che mia madre tornasse a vivere, a fare la nonna dei suoi nipoti, sei meravigliose creature che attendono da lei i baci, le carezze ed i racconti che solo una nonna può dare ... Invece sono lì a sorridere delle sue espressioni di diffidenza nei confronti delle persone che si rivolgono a lei, a rimproverarla per le volte in cui si ostina a ripetere all'infinito le stesse frasi, le stesse domande, le sue impressioni. Vorrei fare anche io come nonna Maria, riprendere aspramente le mie figlie ed i miei nipoti ogni qualvolta mancano di rispetto alla loro nonna ... Poi altre volte penso che lo schiaffo, il rimprovero andrebbe a mia madre: che cazzo stai facendo Maria? Smettila di punire te e noi per un destino non sempre giusto, smettila e torna a sorridere come facevi una volta, qui abbiamo ancora bisogno di te! Meglio che pianga lei che piangiamo noi ... Spero che mia madre viva ancora a lungo, ma per lei deve esserci un'uscita di scena migliore, degna della sua persona ...

5 commenti:

  1. sai bene Mavi che la frase : Meglio che piangano loro che piangiamo noi... sottolinea un affetto profondo nei confronti di coloro che si è in quel momento puniti, oltre che giustificarsi nei confronti di chi guarda la scena "cruenta" della punizione. Nonna Maria è stanca.. nonna Maria ha vissuto per le sue tante famiglie. Si.. perchè anche i suoi tanti alunni diventavano grandi come i suoi figli grazie alla sua cultura. Nonna Maria è diventata fragile, forse, ma conserva dentro di sè l'affetto ereditato dalla sua Mamma.. la sua omonima.. quella che gridava il suo affettuoso disappunto sulle scale alle nipoti monelle e piene di vita. Bisognerebbe avere la capacità di scavare dentro gli occhi di Nonna Maria per riconoscerla senza ombra di dubbio :-)... da qualche parte c'è una chiave per entrare in quel mondo...

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    1. ... ecco brava/o , la soluzione e' tutta li' ...
      entrate voi nel suo mondo invece di aspettare ...
      .. con la dolcezza e la comprensione ...
      senza presunzione e' questa la chiave di lettura ...
      l'infinita pazienza ... anche se nn e' facile ... vi sono vicina by candy <3

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  2. Passano i decenni ma alcuni temi sono sempre sentiti ed attuali http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&ved=0CCsQtwIwAA&url=http%3A%2F%2Fm.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DkDJnp_DW1QM%26desktop_uri%3D%252Fwatch%253Fv%253DkDJnp_DW1QM&ei=em4YUqb1EYistAau3IHYDw&usg=AFQjCNExjaQJjJ6N6SqAYJvQ3RgNkO7NTA&sig2=mEupHlJpU6cY0rIssmQMsg

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  3. i tempi sono diversi , ciò che adesso è permesso una volta erano libertà improponibili..gli schemi erano rigidi, adesso non lo sono. Alcuni fatti erano gestiti meglio una volta, altri meglio adesso..il solito coktail di cui nessuno saprà mai quali sono le giuste dosi.
    I nostri cari...invecchiano...ci piacerebbe averli sempre come li ricordiamo ma raramente è così; sarebbe bello vederli invecchiare come in alcuni film..saggi e coscienti sino all'ultimo respiro e che ci lasciano con l'ultima saggia raccomandazione...ma non è quasi mai così. ED allora ? Potremmo usare la formula incognita del coktail e mettiamo le dosi secondo la nostra sensibilità: tolleranza...compassione...ed un pizzico di bei ricordi. a volte è dura ma non penso ci sia altra soluzione.
    Ciao Mavi.

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    1. Sì Nat, ci piacerebbe vederli invecchiare come accade nei film ... Ma io sto provando ad immortalare, anche qui, gli insegnamenti di mia madre perché possa essere per me e per le mie bambine la donna che è sempre stata ... Grazie :)

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