domenica 29 dicembre 2013

77. NON LO SAPREMO MAI

Se avessi scelto di restare, anziché scappare, se avessi rinunciato a dire ciò che ho detto, cosa sarebbe successo? Avete presente "Sliding doors"? Sarebbe comodo per ciascuno di noi poter scegliere il modo migliore per giungere a certi risultati, sì, perché alla fine tutto va come doveva andare, attraverso modi e tempi diversi, ma ciò che deve accadere accade. Siete in grado di osservarvi dal di fuori e vedere la vostra vita come un film? Vedreste che tante situazioni si ripetono nella trama di tutti in modo differente, ma il risultato non cambia. Ci sono state e ci saranno sempre mogli deluse, intristite, pronte a cadere tra le braccia del primo volpone di turno, bastano tre parole (e non sono sole cuore e amore), due complimenti, ed il gioco è fatto! Ci sono stati e ci saranno sempre, uomini che vivono con due piedi in una scarpa: la famiglia felice e le amiche di turno. Ci sono stati e ci saranno sempre uomini e donne che non scendono a compromessi, che scelgono, che decidono di vivere senza falsità, e per questo magari si trovano soli la sera di Natale. Ci sono stati e ci saranno sempre uomini e donne che combattono per un ideale, ma sono sempre meno e non saranno mai compresi per davvero. Ci sono stati e ci saranno sempre tanti, tantissimi Aldo che vivono nella lealtà e nella correttezza, nel rispetto del prossimo, che spesso sembrano meri osservatori della vita altrui, ma che "sentono" le persone come nessuno, sono i nostri eroi di tutti i giorni, quelli che non compiranno mai grandi gesta, ma che quotidianamente danno il loro supporto, nell'anonimato, provano a rendere migliore questo mondo.  Ci sono stati e ci saranno sempre uomini e donne che non hanno il coraggio di vivere, che trovano mille scappatoie per non scegliere, che si rifugiano nel virtuale, che trovano mille giustificazioni ai loro comportamenti, che mentono a se stessi prima che agli altri. Ci sono stati e ci saranno sempre quelli che dopo una vita di passione e di dedizione verso la famiglia ed il lavoro, verso tutti, si spengono immeritatamente, in modo imbarazzante, umiliante. La mente non li segue più, non vuole seguirli, il cuore è stanco, troppo stanco di amare e di soffrire. La rinuncia alla vita, il rifugio nei mondi lontani e surreali per queste persone è l'unica "salvezza", ma è un dolore immenso per i loro figli e per tutti quelli che li amano. Ci sono stati e ci saranno sempre momenti di grande felicità e momenti di grande dolore nel ricordo di ciò che è stato e non potrà essere più. Ci sono stati e ci saranno sempre tanti pretesti per arrabbiarci e per manifestare le nostre frustrazioni. Ci sono stati e ci saranno sempre politici imbroglioni, furbi profeti e rassicuranti menzogneri. Ci sono stati e ci saranno sempre i resoconti di fine anno ed i buoni propositi per il futuro. Ci sono stati e ci saranno sempre quelli che vogliono dire la loro, sempre e comunque, come faccio io qui, e come continuerò a fare anche nel 2014 perché nonostante tutto, ci sono centinaia di persone che leggono ciò che scrivo e da quando ho aperto questo blog (10 maggio 2013) gli accessi sono stati più di 11.500. 
Grazie a tutti quelli che partecipano attivamente con i loro commenti, che mi scrivono in privato, che mi seguono con simpatia. Grazie a mio marito che c'è sempre.
BUON ANNO A TUTTI!

giovedì 26 dicembre 2013

76. MAGIA DEL NATALE

Simone lavorava da impiegato in uno studio contabile, aveva la sua bella famiglia, una moglie coetanea, un figlio quasi maggiorenne ed una figlia adolescente. Una vita "normale", tanto normale da essere noiosa. Aveva una collega che spesso finiva per assecondare il suo istinto animale, qualche amica che saltuariamente incontrava per sentirsi ancora vivo e "giovane", per sentirsi ancora un uomo libero e non un padre o un marito con le sue mille responsabilità, per sentirsi Simone e basta. Simone aveva un sorriso per tutti, anche in famiglia, ma aveva un po' meno allegria di un tempo. La famiglia gli stava stretta e quella moglie sembrava non essere più la donna di una volta, quella ragazza bella e allegra che aveva sposato 18 anni prima. La vita scorreva veloce tra gli impegni quotidiani e le piccole divagazioni, tra il lavoro e le uscite domenicali, tra i week end sulla neve e le vacanze al mare, tra la scuola dei figli e le scadenze del mutuo. Rita, la moglie, faceva la maestra d'asilo in una scuola privata, la sera era sempre stanca, era una donna curata, ma spenta da una routine, da una quotidianità troppo pesante. Una sera Simone aveva scoperto che Rita intratteneva una romantica relazione virtuale con uno sconosciuto e ne era rimasto fortemente turbato, ma inaspettatamente non aveva avuto la reazione che si sarebbe immaginato di avere in quella situazione. Spense il computer e non ne fece parola con la moglie. Passarono i giorni, le settimane, e d'un tratto era arrivato Natale. Come ogni anno, si erano riuniti con i familiari per festeggiare, Simone amava stare in casa assieme a tutti, amava l'abbondanza della tavola, i sorrisi dei figli, i consueti sfottò allo zio di turno, gli sguardi complici con il cognato ironizzando sulla mise della suocera, amava quella tradizione rassicurante. Rita era lì, sempre presente per lui e per i figli. Dopo il pranzo del 25 si erano messi tutti a giocare, ma mentre si chiamavano i numeri della tombola, tra una battuta ed un'altra, tra un ambo ed una quaterna, Simone si assentava con la mente e si soffermava ad osservare gli altri. All'improvviso i suoi occhi si posarono su due labbra rosse e generose, sulla sensualità del corpo morbido che si muoveva poco distante da lui, sulle mani eleganti, sugli occhi grandi e lucidi che un istante dopo lo sorpresero. Si sentì come un bambino beccato con il barattolo di nutella tra le mani, era rimasto incantato, quasi incredulo, quel corpo, quelle labbra, quegli occhi lui li conosceva bene, ma aveva dimenticato quanto intensi fossero, la guardava mentre portava il pandoro alla bocca e pensò che quella fosse una delle scene più erotiche alle quali avesse mai assistito. Si alzò di scatto, prese quella mano tanto elegante, la strinse forte e trascinò tutto il corpo con sè. Simone la portò lungo il corridoio e poi nella loro stanza, senza pensare a niente ed a nessuno, avvolse la moglie in un amplesso senza eguali e l'amò come non faceva da tempo. 

venerdì 20 dicembre 2013

75. AUGURI

Siamo arrivati al 20 dicembre, è tempo di farsi gli auguri, senza retorica, senza banalità, senza falsità, auguri a tutti quelli che mi seguono con curiosità, con affetto, con spirito critico, con antipatia e chi più ne ha più ne metta. Auguri a chi crede che scegliere sia sempre meglio che subire, a chi non giudica, a chi ama in silenzio, a chi spera che cambiare il numero dell'anno possa segnare una rinascita ... ecco lo so, sto cadendo nella retorica, ma è difficile tenersi lontani, il mondo è pieno di retorica. Io voglio solo che ci sia più felicità attorno a me, voglio stare bene e voglio che le persone che amo mi amino. Vorrei che la Cancellieri se ne andasse, che Letta scivolasse con tutto il suo viscidume giù negli inferi, che Berlusconi zappasse la terra, che fossero tagliati i fili che muovono quei burattini che una volta venivano definiti giornalisti, che la gente pensasse al bene comune e non sempre e solo al tornaconto personale immediato, soprattutto se questo nuoce ad altri. Vorrei vedere Sallusti e la Santanché nudi davanti a tutti, senza trucco e senza poter parlare, lavorare nelle fabbriche cinesi costruite nelle favelas italiane, vorrei poter scambiare anche solo per una settimana le vite dei ricchi con quelle dei poveri. Vorrei regalare un'infanzia felice ad ogni bambino e un castigo divino a tutti quelli che non li rispettano. Vorrei negare l'accesso ad internet a tutti quelli che non hanno mai letto un libro e su FB pubblicano aforismi dalla mattina alla sera. Vorrei che le donne la smettessero di svendersi per gli uomini, che capissero che conta più il contenuto dell'involucro. Vorrei insegnare il rispetto a quelli che urlano, trasformare in vermi quelli che abusano del loro ruolo in azienda per umiliare gli altri, vorrei che gli esibizionisti fossero ignorati, che i bugiardi scoprissero che la vita li ha ingannati. E vorrei, come sempre, che il buonismo lasciasse il posto ad un sano confronto, libero, vero, che si dicesse una volta e per tutte che gli zingari li schifiamo tutti, che non è bene bruciarli, ma che dovrebbero essere tutti tenuti a debita distanza, controllati e dove è il caso, rinchiusi. Nessuno di noi (persone oneste) è contento che le carceri vadano "alleggerite", anzi, vorremmo che i processi fossero più veloci, che ci fosse la certezza della pena e che altri edifici abbandonati fossero adibiti a carceri. E basta piangersi addosso, rimbocchiamoci le maniche e proviamo a cambiarla questa vita ...
Auguri.


sabato 14 dicembre 2013

74. SUONI E FRASTUONI

Adoro il sabato, è il giorno della settimana che preferisco. Posso svegliarmi con calma perché non lavoro, le bambine non vanno a scuola e mio marito, anche se ha da fare, cerca di farlo dopo le nove. Si fa colazione assieme, si fanno programmi per la sera e per la domenica e ci si dedica un po' di più a se stessi. In particolare, noi donne di casa, amiamo andare al mercatino vicino, girare per negozi e osservare la gente. Amo i colori dei mercati ed il fiume umano che in essi si muove, fiume di gente distratta, che per osservare tutto non si concentra su niente, gente che si esalta per ogni apparente affarone, e gente scettica e diffidente che finisce per non acquistare mai niente. "Sta sciarpa andrebbe bene per zia Titina", "Chest te piace po nonno? Giusto per non fare le solite pantofole, una coppola quest'anno andrebbe bene" - "Ma se il nonno so quattr'anni che non esce, quann s'a mett?"- "Allora gli compriamo un plaid, accussì so mett quando guarda la televisione" - "Sì, ma gli stai comprando il plaid di Peppa Pig, non penso che il nonno sia un suo fan" - "Che ci azzecca, ma è in offerta". Ecco, in questi giorni il mercato è anche questo: una commedia di Eduardo. Coppie di amiche, sorelle, madri e figlie, donne sole che acquistano completini intimi da regalare alle colleghe zitelle nella speranza che l'anno nuovo si "sistemino", senza pensare che gli uomini che incontrano, manco arrivano a vederlo il completino, perché li scartano prima, magari sarebbe meglio un biglietto per uno spettacolo comico: ridere è terapeutico! "Compratevi sti rotoli di carta regalo, venite" esorta un uomo intorno ai trent'anni, poi aggiunge, "con due di questi so riuscito ad incartare pure mia suocera", e le donne sorridono e comprano, ignorando che un giorno saranno anche loro delle suocere. "Uààà, guarda quanto è bella sta magliettina!" - "Sì, per chi la vuoi prendere?" - "Per me, è troppo bella!" - "Ma a tua sorella poi che regali?" - "La stessa, che fa, mica usciamo insieme?". E poi giovani coppie di fidanzati sorridenti, perché solo se si è fortemente innamorati si accompagna la propria donna nei mercati, li vedi camminare e baciarsi ogni tre passi, trovare "tenerissimo" un orribile Babbo Natale che balla e canta, trovare "perfetta per la mamma" una collana che la povera donna non indosserà mai, "bellissima" la sciarpa per il papà, e li vedi poi fermi accanto alla bancarella dell'intimo per acquistare il completino rosso dell'ultimo dell'anno, guardarsi con occhi lucidi e vogliosi ed emozionarsi lì, in mezzo a centinaia di persone. Poi ci sono quelli che si lanciano nel tradizionale oggetto "utile", come lo strofinaccio, il regalo ideale per le amiche over quaranta, senza infamia e senza lode, ne comprano una serie interminabile perché l'esperienza ha insegnato loro che il regalo, bello o brutto, banale o originale, non conta niente, ognuno reagirà con una smorfia di piacere, ringrazierà e non darà alcuna importanza al sentimento che lo accompagna. C'è un gran caos per le strade in questi giorni, ma io non ho ancora comprato un solo regalo di Natale, nè ho avuto l'incubo che generalmente mi assale in questi giorni: sono sola, in una strada semideserta, è il pomeriggio del 24 dicembre ed io non ho fatto nessun regalo! Si dice che i sogni son desideri, beh sarà che quest'anno, più di altri anni, ho capito che io desidero fortemente NON fare i regali di Natale. Non fare nulla di scontato, ma neanche sorprendere con regali inaspettati, deludere o creare imbarazzo a chi non ha avuto un pensiero per me, proprio non vorrei. Nonostante tutto, come ogni anno, acquisterò i regali per la mia famiglia, per i miei amici e per alcuni miei colleghi, nell'intento di regalare un sorriso e ringraziarli per essermi accanto anche in questo Natale.

sabato 7 dicembre 2013

73. LA RINASCITA

Per me, e per gran parte dei miei coetanei con prole, la parte peggiore della giornata inizia con il suono della sveglia ... Ogni mattina in casa mia si mette in scena una tragedia, si parte delle lamentele delle bambine che proprio non vogliono saperne di lasciare il letto (più le chiami e più si attorcigliano tra le lenzuola), quando finalmente a malincuore abbandonano il letto, iniziano a litigare in bagno, noi genitori per interrompere lo scontro ed affrettare i tempi cominciamo ad urlare l'elenco delle cose da non dimenticare (vi siete pettinate? avete lavato i denti? avete messo tutti i libri nello zaino?), nel frattempo, appuntiamo cose da comprare su un foglietto che il novanta per cento delle volte resterà abbandonato all'ingresso di casa, si discute con il coniuge sull'organizzazione della giornata, si accendono e si spengono luci, si aprono finestre, e tra un urlo ed un altro, finalmente si esce. Ahaaaa, ed è già il primo sollievo. Ma il momento più bello, quello che segna la fine della parte peggiore della giornata, è quello in cui si affidano i bambini agli insegnanti, quello in cui ci si sente finalmente liberi, leggeri. La scena a cui assisto ogni mattina quando accompagno le mie bambine a scuola è più o meno questa: un fiume di genitori che tengono per mano i loro bambini e corrono verso la scuola affannando, facendo mille raccomandazioni, molti di loro dopo aver lasciato l'auto in doppia fila, si muovono in maniera maldestra. Nel senso opposto, a passo molto più lento, camminano sorridenti quelli che "si sono liberati". Li vedi camminare leggeri, salutano tutti quelli che conoscono, si fermano a parlare intralciando il passo di quelli che ancora devono raggiungere la scuola, alcuni si accordano per consumare un caffè assieme, si avverte un'euforia dal carattere quasi adolescenziale: è la rinascita! La trovo una scena meravigliosa! Mi piacerebbe fotografare questa, come altre mille situazioni a cui assisto quotidianamente. E' così immediato ed eclatante il cambiamento che ti viene da pensare quanto l'essere genitori ci faccia sentire troppo responsabili, schiavi di un ruolo importante, troppo impegnativo e serio, e quanto a volte ci sentiamo inadeguati o comunque da questo ruolo vorremmo scappare. Questo, ovviamente, non ha nulla a che vedere con l'amore e la cura che rivolgiamo verso i nostri figli, ma tanti, tantissimi di noi, si sentono un po' spenti, un po' frenati dagli impegni che la famiglia impone e finiscono per cercare piccole fughe quotidiane dalle responsabilità. Bisogna rendere indipendenti quanto prima i propri figli, accompagnarli nella crescita, ma seguirli un po' da lontano, e continuare a vivere come persone libere, a coccolarci, a condividere caffè e cene con amici, a stare un po' da soli. Ogni tanto mi fermo e mi immagino correre libera, da sola, verso l'ignoto.



sabato 30 novembre 2013

72. MAVI NON MAVI

Giovedì compio 43 anni, quarantatrè splendide primavere. Splendide non perché io mi consideri tale, anzi, in questo periodo per niente, ma splendide perché ricche di vita! Ho vissuto sempre ponendomi un mucchio di domande, non ho mai dato nulla per scontato e mai nulla ho accettato passivamente. Sarà perché sono figlia di Ogino Knaus, "capitata", sarà perché sono la figlia di mezzo (vedi il post n. 23 del 4 giugno 2013), sarà perché penso, parlo e scrivo troppo, ma io non sono mai tranquilla. Da bambina mi chiamavano "cuorcontento" perché ero sempre allegra, ottimista, in realtà è tutta colpa di quest'ironia che mi accompagna, di questo modo di vedere tutto con senso critico, ma sempre con grande filosofia. Del resto sono consapevole che qui, su questa terra, siamo tutti uguali. Sì, ognuno ha la sua storia, il suo vissuto, il suo modo di affrontare la vita, d'accordo, ma tutti, dico tutti, soffriamo se qualcuno che teniamo a cuore ci ignora, o se le cose non vanno come avevamo previsto che andassero. Tutti siamo schiavi delle nostre passioni: ciò che ci affascina finisce per infastidirci, forse proprio per il potere che esercita su di noi. Nessuno di noi è libero, nessuno vuole realmente esserlo. Ci lamentiamo delle cattiverie ricevute e siamo i primi a non chiedere scusa. Ci lamentiamo di chi si lamenta sempre, comportandoci allo stesso modo. Siamo in cerca di novità, dell'originalità ad ogni costo, siamo annoiati, mentre ci basterebbe tornare un po' indietro e capire che a noi ci manca l'amore. Semplicemente dovremmo imparare ad amare. Adesso qualcuno potrà pensare che sto sbagliando, che non posso permettermi di accomunare tutti sotto un unico modo di pensare e di vivere. Non è questo che voglio fare, non sono qua per dire cosa fare, come vivere (a parte i post palesemente ironici sulle regole per vivere bene), sono qui per stimolare il vostro pensiero, per cercare di capire io stessa quale sia il modo migliore per vedere le cose. Perché, intendiamoci, le cose sono sempre le stesse, gli avvenimenti si ripetono nella vita di tutti con aspetti differenti, ma toccano tutti, siamo noi a decidere il peso che devono avere nella nostra vita, siamo noi a decidere se sono eventi prioritari o meno. Ovviamente, non mi riferisco agli eventi tragici che si presentano nella vita di alcune persone, anche se pure in questi casi sono diversi i modi di approcciarsi al dolore. Attenzione a dire che si è sfortunati o che il modo in cui si è presentato a noi un evento è ben peggiore del modo in cui si presenta ad altri, perché spesso ad essere peggiore è il nostro modo di affrontare l'evento. A Napoli si dice "facimm a chi mett a copp", ovvero, facciamo a gara a chi ha passato più guai. La vita va affrontata con la consapevolezza che scegliere comporta un'assunzione di responsabilità, non scegliere ci rende liberi da responsabilità, ma eternamente insoddisfatti. Insomma, non voglio dire che ci manca l'amore nel senso che non abbiamo accanto la persona giusta, ci manca l'amore perché non riusciamo più a concentrarci su ciò che davvero vorremmo e che ci fa stare bene. Facciamo la rivoluzione con le parole e non agiamo nel rispetto di alcun principio se non quello del tornaconto personale. Non sappiamo dare amore. In questi anni ho visto finire grandi amicizie, grandi amori, ho subito io stessa grandi delusioni, e perché? Perché per soddisfare il proprio desiderio immediato, la smania di fare sesso, di far soldi, di apparire belli, di essere considerati buoni, passiamo sopra le persone, diventiamo sleali ed egoisti. Viviamo tutti come in un grande fratello, sempre a recitare un ruolo, sempre alla ricerca di consensi, per non essere "nominati" e sentirci degli emarginati "fuori dalla casa". Dovremmo amare di più, ma amare donando, non pretendendo. Vogliamo stare bene? Non c'è niente di più terapeutico di una risata provocata, di una sorriso di gratitudine. Dovremmo pensare a quello che facciamo e non a come lo facciamo. Concentrarci su una passione senza farci distrarre da altro. E questa sono io, questa è Mavi, una donna che ama fare la madre, ma che vorrebbe sentirsi ancora un po' figlia, una sorridente quarantatrenne, che quando ride le si bagnano gli occhi, ma che quando piange lo fa con tutto il corpo, una neoblogger che racconta di sè, ma anche degli altri, che lo fa prendendo spunto dalla vita vera, ma ci mette anche un po' di fantasia, che ha ricevuto dei grandi doni, ma anche grandi batoste, una donna generosa nel corpo e nei sentimenti, che ama la vita, la compagnia delle persone vere, ma ogni tanto vorrebbe stare un po' da sola. 

domenica 24 novembre 2013

71. LO SCRIGNO

Quando vado a cena fuori mi capita spesso di fermarmi ad osservare le persone che occupano i tavoli accanto al mio, talvolta riesco anche ad ascoltarne i dialoghi. Mi bastano pochi minuti per immaginare tutto ciò che c'è dietro quelle parole, quegli sguardi, quelle espressioni. Magari mi sbaglio, ma nella mia testa ho già attribuito un ruolo a ciascuno, ho già assegnato un passato, una storia ad ogni sagoma. L'altra sera, ad esempio, mentre osservavo una coppia un po' tristarella, sorridevo nel vedere una nonna con i suoi nipoti, fantasticavo sul futuro di due amiche, sono stata bruscamente risvegliata dalla voce arrabbiata di un uomo: "Se non finisci il dolce che hai ordinato, sono guai! Poi magari lo mangiamo noi e ingrassiamo!". La frase era rivolta al bambino esile che gli sedeva accanto, avrà avuto poco più di 5 anni, ma la rabbia, era evidente, era tutta per la donna, sicuramente la moglie, che gli era seduta di fronte. La mia interpretazione questa volta era stata di sicuro corretta, visto che nello stesso istante in cui l'uomo urlava, gli occhi della donna si sono bagnati. Dopo pochi minuti lei ha trovato il coraggio di dirgli "non ti piaccio più perché sono ingrassata, vero?", e lui, impietoso, le aveva risposto "A nessun uomo piacciono le donne grasse!". Ecco, adesso avreste dovuto vederli i due ex amanti: lui non bello, in leggero sovrappeso, sguardo corrucciato e severo, lei gradevole, grandi occhi scuri, capelli castani e non so dire se dieci o venti chili di troppo, insomma, come mi piace definire le donne come lei, cicciottella. Sarà per solidarietà femminile, sarà perché anch'io sono in sovrappeso, avrei voluto dare un pugno in faccia a quel miserabile. Era evidente che lui fosse un uomo infelice, insoddisfatto, probabilmente se avesse avuto accanto una donna magra, le avrebbe trovato comunque dei difetti, le avrebbe comunque vomitato addosso il suo malessere. Qui non si tratta di avere colpe o giustificazioni, qui non stiamo parlando di una storia qualunque, qui si parla dell'incapacità dell'essere umano di guardarsi dentro, di capire quali sono i reali motivi che gli procurano questa sensazione di inadeguatezza. Quante volte abbiamo detto cose spiacevoli a qualcuno solo perché non eravamo sereni con noi stessi? Quante volte? Mentre i miei pensieri correvano veloci sui meccanismi che ci inducono ad avere comportamenti offensivi nei confronti delle persone, mi sono rigirata verso la famigliola ed ho sorpreso lei in un bellissimo sorriso rivolto al figlio. Quella donna era uno scrigno, forse un po' grosso, ma dentro aveva un mare di sorrisi, di sguardi intelligenti, di braccia generose da distribuire, forse l'uomo che le era di fronte ne aveva ricevuti già tanti da lei, e magari era stato anche in grado di apprezzarli e di ricambiarli, forse era successo qualcosa tra loro che aveva interrotto lo scambio, forse anche per questo lei era ingrassata. Chissà, so solo che la vita è strana, a volte troppo dura per certe persone. Tempo fa, parlando di una coppia di ciechi, mia figlia Bianca aveva definito il loro "vero amore" perché privo di elementi esteriori. Non lo so, le avevo detto, l'amore è anche fatto di sorrisi, di sguardi, di espressioni ... Ma credo che lei avesse ragione, non si può essere offesi perché si portano addosso dei chili di troppo. non si può. Ed il sorriso, lo ascolti anche in una voce al telefono, l'amore va oltre il colore dei capelli, la lunghezza del naso, la cellulite, l'amore è il desiderio di vedere attraverso lo scrigno, aprendolo con delicatezza ed aiutandolo a custodire con rispetto tutto ciò che contiene.

martedì 19 novembre 2013

70. RIFLESSIONI DI UNA SERA QUALUNQUE

Il guaio nostro, degli uomini e delle donne come me, è che troppo spesso lasciamo che la nostra felicità dipenda dal comportamento di qualcuno. Se non accade qualcosa che speravamo accadesse, se ci dicono qualcosa che non va, se sono poco affettuosi o addirittura irrispettosi, ci sentiamo un po' tristi, se poi a fare tutto questo è una persona speciale, è la fine, ci sentiamo abbattuti, senza forze, svuotati di ogni desiderio e aspettativa. Insomma, dovremmo imparare a capire che se riceviamo un torto, se qualcuno si comporta male nei nostri confronti, lo fa a prescindere da noi. Nessuno merita di essere trattato male, nessuno merita di essere usato come "sfogatoio". Spesso la nostra insoddisfazione ci porta ad essere poco socievoli con chi abbiamo maggiore confidenza, e l'altro dal suo canto crede di non piacerci, crede che ce l'abbiamo con lui. E' vero che siamo tutti alla ricerca dell'approvazione altrui, è vero che il consenso ci fa bene, ma è pur vero che se stiamo sempre ad ascoltare e ad osservare la reazione degli altri, non campiamo più bene, ma soprattutto non riusciamo più a distinguere cosa vogliamo realmente fare da ciò che gli altri si aspettano che facessimo. Sembra complicato, ma non lo è, basterebbe solo fermarsi un attimo a pensare. Basta rallentare, basta non consumare tutto frettolosamente e voracemente, senza fermarsi ad avvertire il gusto delle cose. Rallentiamo le nostre azioni, i nostri pensieri, iniziamo ad assaporare ogni evento, ogni gesto con più consapevolezza, amiamo noi stessi, ma amiamo anche di più gli altri e diamo tutto ciò che possiamo. Io ho un debole per la persone generose, se ho difronte una persona che non si fa problemi ad offrire, a condividere con gli altri ciò che ha, anche se è poco, so che posso contare anche sulla sua generosità d'animo, se poi è un po' in sovrappeso, mi piace ancora di più. Sono molto diffidente verso gli avari, per ovvie ragioni. Oggi volevo solo condividere con voi questo mio stato d'animo, questo eterno desiderio di affetto, di conferme, di approvazione ... ecco ho fatto outing.

sabato 16 novembre 2013

69. ALDO

Aldo è un uomo come tanti, ogni mattina saluta frettolosamente sulla porta la moglie ed i suoi due bambini e si reca in ufficio. Aldo lavora in banca, oltre alle solite rassicuranti, talvolta anche irritanti, facce dei colleghi, incontra ogni giorno centinaia di volti nuovi, ciascuno con la sua storia stampata in faccia, storia che Aldo ha imparato a leggere con sempre maggiore abilità. C'è l'uomo solo, in cerca di compagnia, che si trattiene sempre più del dovuto, che parla ad alta voce guardandosi attorno, nella speranza di coinvolgere qualcun altro nella discussione, di socializzare. C'è il professionista, amico di tutti e di nessuno, che entra, saluta i presenti come se entrasse in un ambiente familiare, agisce in maniera molto pragmatica e dispensa finti sorrisi a tutti, come di lì a poco farà nell'ufficio postale o nel suo studio. C'è il commerciante stanco, non più tanto sorridente, abbrutito dal lavoro e dalla quotidiana ricerca del modo per guadagnare di più. C'è la donna anziana che ogni giorno deve trovare un motivo per uscire ed incontrare gente, c'è la giovane donna tuttofare che è madre, moglie, lavoratrice ed anche amministratrice di casa, che cammina come un soldato e non se ne frega di niente e nessuno, va sempre di corsa e sorride poco. Dietro ognuno di loro, però, c'è una storia che Aldo ricostruisce giorno dopo giorno, incontro dopo incontro. E' un grande osservatore Aldo, pensa sempre che di tutto questo, di tutto ciò che vede potrebbe scrivere un romanzo, potrebbe raccontare una e mille storie, potrebbe descrivere aneddoti divertenti, teneri, a volte anche tristi. Una mattina qualunque, di un giorno qualunque Aldo compra un quaderno prima di entrare in banca, un quaderno nero in cui avrebbe cominciato a trascrivere tutte le immagini di vita che gli si proiettavano davanti: quelle abituali e quelle insolite. Aveva deciso di scrivere un libro e di cominciare da lì, da quattro appunti insignificanti. Appena entrato, pensa bene di sistemare il suo quaderno in uno dei vani del mobiletto nel quale si incastrava quotidianamente per svolgere il suo lavoro allo sportello, aveva salutato tutti, aveva preso un caffè e poi si era seduto, sufficientemente carico per affrontare un'altra giornata, questa volta con un'emozione in più, quella di narratore. Non gli era possibile appuntare tutto ciò che accadeva nei piccoli dettagli, aveva deciso di trascrivere giusto qualche frase, qualche parola, lo spunto per stendere poi, una volta a casa, il racconto dell'episodio nei particolari. Allora aveva cominciato a scrivere la data, poi un paio di nomi di clienti abituali, poi poche parole, quelle che gli avrebbero riportato alla mente le azioni da raccontare, da descrivere nel suo racconto da spettatore. Verso ora di pranzo, un urlo, la guardia giurata all'ingresso improvvisamente si accascia per terra, entrano due uomini con un passamontagna, un sacchetto di carta, tipo quello del pane, dal quale estraggono una pistola, uno tiene sotto tiro i clienti, l'altro si dirige allo sportello di Aldo, gli punta la pistola contro e lo esorta a mettergli nel sacchetto tutto l'incasso, Aldo mette tutte le banconote disponibili nel sacchetto e glielo porge, mentre l'uomo col passamontagna lo afferra con la mano sinistra, dalla pistola che tiene nella mano destra parte un colpo, dritto sul volto di Aldo. Finisce qui tutto. Il resto è inutile raccontarlo: la fuga dei bastardi, il panico della gente presente, l'arrivo della Polizia, dell'ambulanza, il telefono che squilla nella casa vuota di Aldo (moglie a lavoro e figli a scuola), il caos per la strada, la folla di curiosi e la telefonata raggelante sul cellulare della moglie di Aldo, il suo dolore quando le mostrano il cadavere del marito, lo strazio e tutto ciò che segue. Inutile soffermarsi su queste immagini di disperazione, purtroppo le conosciamo già. Quello che succede nei giorni immediatamente successivi, è ancora più drammatico. E' ancora più assurdo! Quando i giornali cominciano a parlare dell'accaduto, quando la Magistratura inizia ad indagare. L'informazione, il male del secolo, decide tutto di tutti. Qualcuno ruba qualche notizia dai primi atti giudiziari, e si comincia a parlare di possibili rapporti di Aldo con la malavita locale, del resto perché ammazzare un semplice cassiere? Perché portare via così pochi soldi? E soprattutto, perché quel quaderno nero con pochi appunti, qualche cognome, perché? Cosa volevano dire quelle parole? Avete presente la macchina del fango? Ecco, in pochi giorni quel semplice cassiere diventa un uomo arido e cattivo, una personaccia. Nell'incredulità dei colleghi, dei vicini, dei parenti, inizia a delinearsi l'immagine di un uomo viscido e meschino, un delinquente. Che amarezza, che delusione. Ci sono attimi in cui perfino la moglie comincia ad avere dei dubbi, ma sono solo attimi, lei lo sa, lei sa che non è vero niente. E dopo qualche mese sarà chiaro anche ai giudici che Aldo non aveva nulla a che vedere con quei delinquenti, che il grilletto era stato premuto per l'errore di un cocainomane assoldato dalla malavita organizzata, che il bottino era stato meno abbondante per quello stupido imprevisto e che quel quaderno nero era un semplice raccoglitore di emozioni. Aldo era una brava persona, un uomo come tanti, un eroe dei nostri tempi. Dopo qualche mese non si parlerà più di Aldo, ma un giorno entrerà in banca qualcuno che chiederà con aria spavalda, rivolto agli impiegati: "ma voi ve l'aspettavate che quello, Aldo, scemo scemo, era un delinquente?".

giovedì 7 novembre 2013

68. DIVERSO

Questo post è dedicato a Catia, lettrice abituale di questo blog. Oggi è il suo compleanno, ed io le voglio dire quanto la stimi e quanto abbia imparato ad apprezzarla e a volerle bene in questi ultimi due anni in cui il lavoro ci ha avvicinate. Catia è una donna intelligente, sensibile e fantasiosa, ha una grande abilità nel lavorare il fimo ed ha una disponibilità ed una generosità senza eguali. Se le chiedi aiuto, non aspetta un attimo per accontentarti, ha un animo buono. Quando la incontri per la prima volta percepisci dallo sguardo che è una donna che ha sofferto, c'è una certa diffidenza nel suo viso serio e pulito, ma quando impara a capire che di te si può fidare, sa dispensare dei sorrisi freschi e belli come quelli di una bambina. Io l'ho conosciuta circa due anni fa ed ho impiegato un po' di tempo per abbattere la sua barriera di protezione, e neanche sono riuscita per intero, ma sono a buon punto. Catia ha un figlio, un bel bambino vivace e dolcissimo, è una madre attenta e presente e proprio perché sa cosa vuol dire amare un figlio che si meraviglia quando ascolta storie di ordinaria intolleranza. Mi riferisco in particolare a famiglie nelle quali è più difficile accettare un figlio omosessuale che disonesto, a famiglie che per la forma, per 'gli occhi della gente', per i commenti di stupidi, aridi esseri, considera l'omosessualità come una disgrazia. Io ho vissuto in una famiglia tradizionale, dove la parola 'gay' suscitava ilarità, dove non si è mai parlato seriamente di questa 'diversita', ma dove si insegnava quotidianamente il rispetto per tutti e soprattutto si praticava l'amore, lo stesso che sto donando alle mie bambine, l'amore che non ha sesso, che nutre la nostra vita e ci permette di essere persone e non esseri gretti e meschini. Sapete quanto sia facile parlare bene, mostrarsi comprensivi e aperti verso tutti, fingere di essere liberi, tutte belle parole, buonismo del quale ne ho fin sopra i capelli. È difficile agire liberi dai pregiudizi e dai conformismi, siamo tutti chiusi nelle nostre poche certezze e temiamo la novità, la diversità, ciò che non conosciamo. Siamo animali abitudinari e non siamo aperti a tutto ciò che per noi è diverso dal tradizionale, da ciò che qualcuno definisce 'normale', solo perché comune alla maggioranza delle persone o degli ambienti che si è soliti frequentare. Mi piacerebbe crescere le mie figlie 'libere', sane, pronte ad accettare le novità, aperte al dialogo con chi non la pensa come loro, e non importa se ameranno un uomo o una donna, basta che sappiamo amare e che siano felici!  Lo so, sono parole, magari mio marito potrebbe svenire guardando un fomani una delle mie figlie baciarsi con un'altra donna, non lo so, so solo che la vita non ti chiede il sesso, riserva a tutti le stesse gioie, gli stessi dolori, ma alle persone ha dato cuore e cervello di varia grandezza. Ah! Dimenticavo, ma non è importante, o forse lo è, Catia ama una donna, è 'diversa', ed ha tanti amici che le vogliono bene, la sua mamma può essere orgogliosa di lei!

domenica 3 novembre 2013

67. VITA: ISTRUZIONI PER L'USO

Bello vero il titolo di questo post? Bello poter avere le istruzioni per vivere al meglio, bello che qualcuno ci dica finalmente come affrontare questo insieme di emozioni, di sorprese, di lavori banali, di vane ambizioni, gioie effimere, di utili errori e di inutili blog. Io ci provo eh, dal basso della mia esperienza poco più che quarantennale, ci provo a darvi alcune dritte ...
  1. Non rinunciare ad una fetta di pane e nutella al giorno.
  2. Non dire a nessuno quando cominci una dieta.
  3. A chi nota il tuo dimagrimento dopo tre mesi di sacrifici e ti chiede "come sei dimagrito/a, hai fatto una dieta?" rispondi "no, ho comprato un busto nuovo, dovresti farlo anche tu".
  4. Indossa sempre abiti sobri, mai volgari, ma sotto usa della biancheria sexy.
  5. Pulisci sempre bene i denti e, dove possibile, fatti raddrizzare quelli storti.
  6. Fai delle lunghe passeggiate da solo.
  7. Leggi la Costituzione.
  8. Prima di utilizzare una frase in Latino, se non hai fatto il liceo, assicurati del significato e di come si scriva.
  9. Non abusare dei puntini di sospensione, tre sono sufficienti, il resto riporta alle cornicette che riempivano i quaderni di scuola.
  10. Non dire mai a nessuno che ha una faccia stanca o stressata, piuttosto regalagli un sorriso.
  11. Non dimenticare mai di dire "grazie".
  12. Abbi il coraggio di chiedere scusa.
  13. Non dimenticare di rivolgerti agli altri con cortesia.
  14. Non parlare sempre, impara a godere del silenzio.
  15. Impara a cucinare, è un ottimo antistress ed un grande gesto d'amore.
  16. Fai tante foto, ma non per pubblicarle tutte su FB.
  17. Tieni un diario segreto, scrivi qualcosa anche solo per te. 
  18. Ama per il piacere di amare.
  19. Se cominci a pensare che nessuno ti capisca, forse sei tu l'unico a non capirti, no?
  20. Non perdere occasione di manifestare la tua stima a chi la merita. 
  21. Non perdere occasione di mandare a fanculo chi ti ha mancato di rispetto, rischi di sfogarti dopo con la persona sbagliata.
  22. La domenica pranza molto tardi, riduci il rischio di depressione.
  23. Telefona spesso a tua madre.
  24. Quando lo fai, non dire l'ho telefonata, telefonare non è un verbo transitivo, cazzo!
  25. Non scrivere caxxo su FB, o scrivi cazzo o cavolo, "caxxo" è da papero bigotto.
  26. Se qualcuno ti racconta un episodio importante della sua vita, non interromperlo per raccontare il tuo, impara ad ascoltare e concedigli il suo momento di gloria.
  27. Impara a suonare uno strumento.
  28. Impara a rispettare gli artisti di strada, un domani potresti trovarti al loro posto senza manco l'arte.
  29. Non prestare libri a cui tieni, potresti non rivederli più.
  30. Leggi tanti libri, non solo di autori contemporanei.
  31. Ricorda che quando guidi la freccia non ti autorizza a muoverti alla cieca, non sei in un videogioco.
  32. E ridatemi il campionato di calcio di una volta, con le partite giocate tutte in contemporanea, con la schedina di una volta e tutto il calcio minuto per minuto.
  33. Ogni tanto, poi, leggetevi un mio post, è antiossidante e non contiene olio di palma.




venerdì 1 novembre 2013

66. UOMINI

Se ascolti gli uomini sposati, dicono tutti la stessa cosa: in casa comanda mia moglie! Quando provi ad ascoltare le mogli ti dicono che non è vero, che è il marito che vuole essere comandato, che cerca chi gli organizzi la vita e gli dica cosa fare quotidianamente, che in realtà cerca una seconda mamma.
Se ti fermi ad ascoltare gli uomini delusi, ti dicono che le donne sono tutte zoccole; le donne tradite dicono che gli uomini ragionano con il pisello. 
Una cosa è certa: le donne pensano molto più degli uomini e trovano sempre mille giustificazioni ai comportamenti propri e di chi hanno difronte, sono più complesse e più fantasiose. Gli uomini, dal verso loro, sono più categorici, o è bianco o è nero, ma davanti all'offerta di un corpo femminile perdono ogni certezza.
In virtù di questa debolezza la donna delusa, che non ha una vita serena, si offre aspettando il primo acquirente e si concede fiera della propria conquista. Non sto parlando di donne fredde e calcolatrici, parlo di donne deboli, donne che si concedono al primo individuo di sesso maschile solo perché hanno bisogno di sentirsi dire belle parole e frasi fatte, inutili complimenti. Quanti profili troviamo su FB di donne apparentemente frivole, in attesa del cretino di turno? Quante volte davanti a foto provocanti di donne volgari abbiamo pensato: qui manca solo il prezzario ...
Ma gli uomini? In tutto questo, gli uomini che ruolo hanno? Devo dire che non ho mai avuto grande stima dell'universo maschile, forse perché provengo da una famiglia al femminile, tre figlie ed una mamma lavoratrice, autonoma, quasi in tutto, quasi. Spesso mi chiedo qual è la funzione dell'uomo, qual è il ruolo nella famiglia?  Aldilà della funzione sessuale, cosa resta? Mio padre è stato un padre tradizionale ed ha sempre svolto un ruolo ben preciso, quello di uomo forte, che protegge, che rassicura, il buon padre di famiglia che si pone a scudo per proteggere i figli. Ecco, questa è l'immagine che ho dell'uomo: una barriera fisica, un ruolo tutto materiale e poco spirituale. 
Mi viene da pensare che l'uomo sia un essere così fragile, così vulnerabile. Se pensate alle relazioni sentimentali, una donna che non ne può più di un uomo lo lascia anche se non ha alternative, un uomo interrompe una relazione solo se ha un'alternativa, altrimenti, vive altre storie parallele che l'aiutano a sopportare la realtà. Ovviamente è una generalizzazione e, come tale, non è corretta, o meglio, è un'osservazione che non tiene conto delle dovute eccezioni, ma è comunque un comportamento abbastanza diffuso. 
Se guardo al mio passato, alle storie vissute o ascoltate, osservate, vedo uomini burattini e donne burattinaie. Anche io ho sofferto per amore, ma più che per amore alcune volte ho sofferto per rabbia, sì, per la rabbia di non essere riuscita a mandare a quel paese qualcuno prima che scomparisse.  
Degli uomini, però, ho anche un'immagine tenera, di individui da proteggere, a cui dare sicurezza, a cui è necessario assegnare un ruolo di guida, per farli sentire importanti e rispettati ... forse però non è un'altra immagine, è sempre la stessa ... Insomma, vedo donne che si agitano, che si smontano e si ricostruiscono, che si spogliano, che per piacere si sottopongono a diecimila interventi di chirurgia estetica, ho davanti una vetrina di oggetti da ammirare e usare a piacimento e continuo a pensare che l'uomo sia il debole? Forse la donna lo è molto di più, forse è tutto molto più semplice e lineare, è la storia di sempre, i ruoli di sempre, dove c'è chi si vende e si svende e chi acquista, usa e getta via. E' più debole la donna che offre prestazioni sessuali in cambio di gratificazioni professionali o l'uomo che pur di godere di queste prestazioni si espone professionalmente e le dà ciò che chiede? Insomma, al mercato chi vince: il venditore o l'acquirente?
Ma per fortuna ci sono anche altri mercati dove uomini e donne sono uguali ed il rispetto e la complicità la fanno da padroni, dove non conta l'apparire, conta l'essere, dove non c'è virtuale, c'è solo reale, dove non si vendono persone e prestazioni, dove ci si scambia esperienze ed i ruoli si invertono di continuo, dove conoscersi è arricchirsi e non servono belle parole, solo coraggio ...

sabato 26 ottobre 2013

65. BIANCA

Stamattina ti ho guardata più a lungo del solito, sei bella, molto bella, dicono che mi somigli, ma sei molto più bella di me. Sei sveglia, intelligente, tosta, ma anche fragile. Sei la mia bambina, sei colei che per prima mi ha dato quel senso di onnipotenza che molte donne conoscono.  Ti ho amata da subito, da quando al laboratorio di analisi mi hanno detto che ero incinta. La mia mente ha cominciato a correre veloce, a pensare a te, ad immaginarti, piccola quanto una lenticchia, credevo saresti stata un maschio, a dire il vero. Martedì compi 10 anni amore mio, già 10 anni. Ad un tratto non riesco a credere che tu sia la stessa bambina che è sbucata dal mio corpo in una tiepida notte di ottobre, piccola, molto piccola, 2 kili e 600 di tenerezza! Sei venuta fuori troppo presto, prima che finisse la 36ma settimana, avevi una gran voglia di vivere! Sapevi cosa fare tu, da sempre hai saputo cosa fare, autonoma e coraggiosa sempre, anche quando hai spinto forte saggiamente verso l'esterno e sei sbucata così, con la tua testolina, dopo sole tre ore e mezza di travaglio. Bambina saggia, un po' testarda, ma magnificamente mia! Quando l'infermiera è uscita dalla sala parto del secondo Policlinico di Napoli per annunciare ai parenti la tua nascita, tuo padre, con grandissima emozione si è precipitato verso di lei per chiederle se fosse tutto a posto, lei gli ha detto: "Sì, è bellissima!". Avevi un viso di pesca ed un profumo meraviglioso. Quando dopo poche ore mi avvertirono che saresti stata con me tutto il giorno, mi precipitai sotto la doccia per farmi trovare bella e curata. Quando ti ho presa in braccio per la prima volta, ero la donna più felice del mondo, non avrei mai smesso di accarezzarti e parlarti e baciarti e tenerti addosso a me. Il secondo giorno, mentre ti tenevo in braccio, davanti alla camera sono passate due donne anziane, ricoverate per qualche intervento di ginecologia, mi hanno osservata e non sono riuscite a trattenersi dal dispensare il consiglio di turno: "Signo' non le fate piglia' o vizio re braccia". Nientedimeno? Non avevi neanche 48 ore, eri appena uscita dal guscio materno e dovevi abituarti ad uno spazio centinaia di migliaia di volte più grande, e non dovevo tenerti in braccio? Un consiglio del genere, adesso avrebbe ricevuto una risposta ironica, un po' antipatica, ma in quei giorni avevo il sorriso fisso in volto e andava tutto bene, il mondo era bello, la gente era buona e amavo tutti, e mi ero limitata a sorridere alle due nonnine. Ripenso con orgoglio a tutte le volte che hai dimostrato di essere sensibile verso le persone, verso le ingiustizie sociali, mi intenerisco quando ascolto i tuoi discorsi sulla necessità di una Sanità accessibile a tutti, sul rispetto delle regole, della legge, sull'incoerenza della gente. Il tuo forte senso di giustizia, anche in casa, quando troppo spesso ti trovi a combattere con la prepotenza di tua sorella Simona, quel personaggione che ti fa tanto arrabbiare, ma che ti fa anche tanto ridere ed emozionare. Avevamo deciso di darti un fratello perché non fossimo troppo concentrati su di te e non rischiassimo di opprimerti, e al tempo stesso perché tu potessi avere un complice contro i genitori, ma sei sempre stata gelosa di Simona. Un giorno, mentre tua sorella si stendeva nel mio letto, addosso a me, le hai detto: spostati, mi hai rubato la mamma! Non ti ha rubato la mamma, no Bianca, la tua mamma c'è e ci sarà sempre per te e per tua sorella, ed al mio amore, si è aggiunto quello di Simona, che ti adora. Mi viene adesso in mente un episodio di un paio di anni fa, era la mattina della befana, aprendo le calze, avete scoperto che in ognuna c'era del carbone, anche nella mia, allora Simona, meravigliata, mi aveva detto: "Forse è per quando ci rimproveri e sei cattiva con noi" e tu, saggia e sensibile Bianca avevi risposto: "No Simona, quella non è cattiveria". 
Già soffro se mi racconti di aver subìto un torto, già penso a quando dovrò consolarti per le prime delusioni d'amore, ma forse tu sarai più brava della tua mamma, saprai che la vita è così, imprevedibile quanto basta, piena di ingiustizie, ma anche ricca di eventi piacevoli e di inaspettate rivincite.
Per il tuo corpo esile ti avevo iscritta a danza, perché anche io ho fatto qualche anno di danza e credo che insegni ad avere un portamento elegante, ma dopo due anni non ne volevi più sapere. Adesso fai scherma, il giusto compromesso per te tra gentilezza e determinazione, tra i tuoi sorrisi dolci e le espressioni rabbiose. Ti abbiamo chiamata Bianca perché avessi la bellezza ed il fascino di Laura Morante che interpreta Bianca nell'omonimo film di Moretti (autore che i tuoi genitori adorano); perché avessi il coraggio e la passione di Blanca, il personaggio de "La casa degli spiriti" di Isabel Allende; perché fossi una donna di classe e di cultura come Bianca Berlinguer. Direi che per ora sembra che la bellezza, il coraggio e la passione non ti manchino ... per la cultura ci stiamo lavorando ...

Auguri Bianca!

mercoledì 23 ottobre 2013

64. DONNE

Ho conosciuto Sergio una mattina di maggio, una di quelle calde mattine di primavera, eravamo in spiaggia Irene ed io, sedute sulla sabbia chiacchieravamo delle mie velleità da scrittrice, quando dall'acqua sbuca fuori una sagoma scura, un uomo alto, stretto in una muta da sub, si avvicina ad Irene, le sorride, lei si alza di scatto e si abbracciano forte. Mentre l'abbraccia, bagnandola tutta, mi guarda. Poi si allontana un po' da lei e viene verso di me, mi tende la mano alla quale mi aggrappo per tirarmi su, si presenta: -Sergio Rosi- sfoggiando un sorriso che un po' mi ricordava quel comico romano Gabriele Cirilli, - Carla Forti - rispondo con un sorriso formale. - Se vi trattenete ancora un po' possiamo prendere un aperitivo insieme, che ne dite?- - OK - risponde Irene - Cambiati che ti aspettiamo!- Mentre si allontanava da noi, si spogliava della muta ed Irene lo guardava allontanarsi. Una ventina di minuti dopo, Sergio ci ha raggiunto assieme a Pietro, un simpatico ragazzo dagli occhi blu. Siamo andati a sederci al tavolo di un bar lì vicino, mentre gli altri chiedevano un caffè, io mi facevo portare un aperitivo leggermente alcolico e Sergio mi seguiva a ruota. Mentre si parlava di noi, dei nostri progetti per le vacanze estive, consumavamo le nostre ordinazioni in un clima gioioso e rilassato. Io sorseggiavo il mio aperitivo allegramente, Pietro ed Irene prendevano in giro un amico comune, Sergio mi guardava con insistenza mentre masticava le patatine che il cameriere aveva poggiato sul tavolo in una ciotolina accanto agli aperitivi. Il modo in cui portava le patatine alla bocca, mentre mi ipnotizzava con i suoi occhi verdastri, lo ricordo ancora bene, come fosse ieri. Si ferma un attimo e mi fa - Perché mi guardi? Cosa pensi? - - Mi piace come mangi, con gusto - avevo risposto, ma avevo omesso un particolare: quello sguardo, quel sorriso sornione, mi avevano già conquistata e più che le patatine sembrava volesse mangiare me! Lo conoscevo da poco più di un'ora e già non mi importava più del suo aspetto, che all'inizio non mi aveva per niente entusiasmata, già mi piaceva! Ci eravamo salutati con tre intensi abbracci ... ma eravamo entrambi già desiderosi d'altro. Dopo quel primo incontro, ho pensato che sarei stata una stupida se avessi perso la testa per uno che viveva così, che si divertiva a corteggiare le donne sole come me. Sergio era come i tipi che io faccio rientrare nella categoria 'animatori dei villaggi', quelli che vivono allegramente, innamorati della vita, ma soprattutto di se stessi, pronti a sedurre le donne sole o semplicemente insoddisfatte. Nonostante questa consapevolezza, quando dopo pochi giorni è arrivata la sua telefonata, non ho esitato ad accettare un invito a cena. Per l'occasione avevo indossato un tubino rosso e dei bellissimi sandali neri alti, lui si era presentato con una camicia bianca su dei morbidi jeans chiari. Non ricordo niente o quasi della cena, ricordo solo i suoi occhi poggiati su di me e la sua bocca, ma ricordo bene il dopocena.  Dopo aver finto di cibarci di pesce e di un fresco vino bianco,  abbiamo finalmente varcato la soglia di casa sua per soddisfare la nostra curiosità, la fame di noi ... Mentre la porta si chiudeva, mi ha spinta contro la parete bianca del corridoio ed ha cominciato ad annusare il mio collo, con il petto mi schiacciava contro il muro e mentre con una mano mi scostava i capelli dal collo per baciarlo, infilava l'altra tra la parete e la mia schiena, nell'incavo che si crea tra le spalle ed il fondoschiena. Eravamo lì, vogliosi ed impazienti, ma volevamo prolungare il più possibile quei momenti di desiderio intenso. Gli occhi erano gli uni dentro gli altri, le bocche vicine, socchiuse, si sfioravano, ma non si toccavano, i respiri erano sempre più brevi ed il cuore ci batteva a mille. Abbiamo cominciato a baciarci, mentre mi infilava la lingua nella bocca, metteva la mano destra sotto il mio vestito ed io mi lasciavo amare. Ho poggiato le mie mani sul suo petto e l'ho allontanato un po' per sbottonargli la camicia. L'abbiamo fatto lì in piedi, nel corridoio, poi siamo andati sul suo letto e l'abbiamo rifatto ancora. Ci siamo amati con una passione intensa, come se non aspettassimo altro da anni. Ho dormito da lui ed al mattino ci siamo guardati contenti. Con il passare dei giorni, gli incontri si sono intensificati, le telefonate, i messaggi, più ci vedevamo e più ci desideravamo. In quel periodo ero felice, mi sentivo leggera. Una sera poi, dopo essere stati assieme, mi ha detto: 'Se ti avessi incontrata prima, se ...', gli ho appoggiato la mano sulla bocca e non gli ho consentito di finire la frase, gli ho detto: 'Stai zitto, non dire cose troppo belle, non dire niente'. Abbiamo di nuovo fatto l'amore, con la solita passione, ma anche con una tenerezza, con una complicità che è propria di chi si ama. Quella volta, mentre i nostri corpi si muovevano in una danza perfetta, ripeteva il mio nome più volte ... Dopo quella sera non l'ho più visto. Sì, sembra incredibile, ma Sergio è scomparso. Non ha più risposto al telefono, ai messaggi, ed anche al citofono. Avrei voluto aspettarlo sotto casa, ma mi sembrava una follia, che cosa stava succedendo? Gli ho inviato degli sms prima carini, scherzosi, poi pietosi, gli ho scritto che non meritavo quel trattamento, che avevo diritto ad una spiegazione. Sono arrivata a chiedere di lui ai suoi amici, mi hanno detto che continuava a fare la sua vita di sempre, a ridere e scherzare con tutti, a fare l'animatore del villaggio, insomma. Oggi, a distanza di qualche anno, l'ho rivisto, era in compagnia di una donna un po' volgarotta, probabilmente  una donna insoddisfatta bisognosa di compagnia, erano seduti al tavolo di un bar e bevevano un aperitivo, lui mangiava le patatine, come quel maggio in cui ci eravamo conosciuti, per un attimo si è girato, come se avesse avvertito la presenza del mio sguardo, ma non mi ha visto ed ha continuato a mangiare le sue patatine, ma stavolta di sicuro non avevano lo stesso sapore. Mi sono venute le lacrime agli occhi, ma sono andata via di corsa, verso la mia nuova vita. Mi piace immaginare che sia andata così: che i sentimenti che provava per me erano tanto forti da spaventarlo, che la sua indole da animatore gli ha consigliato di scappare via da me, mi piace pensarla così per non impazzire ...

sabato 19 ottobre 2013

63. SOS TATA

Stamattina ho cominciato ad organizzare la giornata, richiedendo la collaborazione delle mie bambine, mia figlia più grande mi ha fatto il verso e le ho mollato un ceffone. Dopo poco, mi è venuta vicino e mi ha chiesto cosa avrei voluto che facesse, mi ha dato un bacio ed ha cominciato a riordinare la stanza. Ecco, questo è solo un esempio, non significa granché, ma parto da questo episodio per riflettere un po' sulla necessità delle regole. Molti di voi avranno visto la serie TV "SOS TATA", lì ti insegnano che le regole sono fondamentali per l'educazione dei tuoi figli, che il rispetto viene dall'autorevolezza e non dall'autorità. Beh, così credo dovrebbe essere anche fuori dalle famiglie, negli uffici, per le strade, nei rapporti umani in generale. Date a questi figli d'Italia un po' di regole! Il periodo fascista e quello immediatamente successivo, ci hanno dato la consapevolezza che non c'è niente di più bello della libertà, di pensiero, di espressione, libertà di religione ... L'art. 21 della Costituzione recita appunto: "Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere." Se ci pensate bene, in una nazione accade quello che accade in una famiglia: se i genitori litigano di continuo, oltre a diventare un pessimo esempio per i figli, diventano fragili, facilmente ricattabili ed attaccabili. Se non tengono fede ad una promessa, perdono di credibilità. Le regole sono fondamentali, ed ancor più il rispetto delle stesse e la relativa punizione in caso di violazione. Sono una figlia prima ancora che una madre ed ho vissuto in una famiglia unita, severa, ma non troppo, in cui non è mai mancato il rispetto. Negli ultimi anni si è frainteso il senso della libertà, si è dimenticato che l'esercizio della propria libertà va effettuato nei limiti del rispetto della libertà altrui. E questo accade in tutti i campi. Partiamo dal rapporto matrimoniale: se hai scelto di sposare qualcuno devi comportarti bene, devi rispettarlo, non devi tradire la sua fiducia, neanche virtualmente. Una cosa è comprendere ed essere tolleranti verso gli errori che commettiamo, altra cosa è non considerare più gli errori come tali. Se io tradisco, sbaglio, punto, non ci sono altre interpretazioni, è un errore. Se io rubo un pacchetto di patatine al supermercato, commetto un reato, come se rubassi una bottiglia spumante che vale 10 volte tanto. Se non pago le tasse, commetto un reato, ma soprattutto sto mancando di rispetto a tutti quelli che invece lo fanno. In Italia c'è un malcostume dilagante perché già dall'alto non si dà il buon esempio. Sembra sia tutto lecito. Ho appreso negli scorsi giorni che in una discoteca per adolescenti si faceva uno strano gioco. In pratica ad ogni ospite di sesso maschile veniva distribuito un talloncino che avrebbero dovuto consegnare alla ragazzina che gli avrebbe concesso un bacio sulla bocca, la ragazzina che riusciva a collezionare più talloncini avrebbe vinto una borsa firmata. Non conosco il nome del locale, ma credo che andrebbe chiuso per istigazione alla prostituzione! Ma che schifo è? E' mai possibile che per "guadagnarsi" una borsa ci si debba concedere a qualcuno? Ma che cazzo si inventano? Io a tredici anni non desideravo la borsa firmata, e neanche adesso, ma né allora né adesso mi concederei per una gratificazione economica. Non sono una bigotta, anzi, credo che di baci se ne possano dare, anche tanti, ma per piacere proprio, fine a se stesso. 
Io vorrei un po' di regole in più, ma soprattutto, meno tolleranza. Dal punto di vista sentimentale, decida ognuno per sé, ma smettette di tollerare i bugiardi e gli opportunisti, i biechi e meschini sciacalli dei sentimenti altrui. Dal punto di vista giuridico, però, non potete decidere, chi non rispetta la legge va punito, a prescindere da tutto e da tutti, e la pena deve essere certa, tale da non mettere in pericolo chi denuncia, rendendolo oggetto di vendetta da parte del condannato. Qui sembra che ognuno possa fare quello che cazzo vuole: si può rubare, si può violentare, si può uccidere, si può utilizzare il denaro pubblico per fini personali, si possono occupare spazi pubblici senza alcuna autorizzazione, si può danneggiare un bene pubblico, si può offendere un individuo, una categoria di persone, un popolo, una razza .. tutto è concesso. Non so se sia necessario partire dall'alto o da noi stessi. Forse è più facile inveire contro i politici, il sistema, e poi non mettersi mai in discussione, ma credo sia opportuno cominciare da noi: iniziamo a darci delle regole, a capire che bisogna avere rispetto per tutti, a non tradire, a non usare le persone, a non ricattare nessuno, iniziamo a vivere meglio tra noi e forse alle prossime elezioni non eleggeremo quelli che hanno fatto dell'impunità il senso della propria vita. Il Parlamento è lo specchio dell'Italia, guardiamo meno TV, e guardiamoci un po' di più dentro, c'è un mondo molto più interessante. Viva la vita e viva il rispetto! Voglio una tata per gli Italiani!

domenica 13 ottobre 2013

62. AFRODITA

Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l'amore che ho lasciato correre per occuparmi di lavori in sospeso o per virtù puritana. 

Così inizia Afrodita, il libro di Isabelle Allende, scritto all'alba dei suoi splendidi 50 anni, ed in queste due righe c'è il senso della vita.
Io mi pento un po' delle diete, ma solo perché cominciate mille volte e mai portate a termine, ed anche perché sono convinta che si possa mangiare di tutto, basta farlo in maniera rilassata e non convulsa, basta poi vivere allo stesso modo durante il resto della giornata, camminando, guardandosi attorno e non fermarsi ad osservare solo se stessi e la bilancia. Portare allegramente qualche kilo in più non fa male, viceversa, stare sempre lì a criticarsi, a lavorare per cambiarsi, fa molto male. Se non avessi fatto quelle mille diete, probabilmente oggi peserei qualche kilo in meno ed il mio corpo me ne sarebbe grato. Invece l'ho violentato, ho deciso di forzarmi e non di assecondarmi. Magari, ai periodi di fame spasmodica sarebbero naturalmente seguiti periodi di quasi disinteresse per il cibo ... tutto in maniera molto naturale, ma questo è un altro argomento, che probabilmente tornerò a trattare. 
Quello che questa mattina volevo dire è che ho sempre creduto che le donne dotate di grande abilità culinaria, fossero anche dotate di grandi doti amorose: la passione per gli odori, per il gusto, la pazienza e la dedizione rivolta alla preparazione di un piatto è assimilabile al modo in cui ci si approccia all'amore ed al suo lato erotico.
Quando ci sentiamo giù, quando le cose non vanno per il verso giusto, quando non ci sentiamo tanto amati, basterebbe un abbraccio, vero, sentito, a tirarci su. Se poi fosse possibile che quell'abbraccio diventasse un amplesso ... Quale migliore anti stress del sesso? In realtà, non sempre abbiamo a portata di mano qualcuno con cui praticare questa sana attività rilassante, allora ci rifugiamo in altri palliativi, la musica, lo sport, la cucina  ... Chi sceglie di dedicarsi alla cucina e lo fa in modo passionale, spesso riesce a ritrovare sensazioni di piacere davvero terapeutiche. Amo la domenica per questo, perché mi consente di dedicarmi alla cucina senza fretta, mi fa dare libero sfogo al desiderio di procurare piacere, di condividere con altri odori e sapori. Oggi, ad esempio, ho preparato la pasta al gratin e l'arista di maiale agli agrumi. Non ho seguito particolari ricette perché un po' di regole di base le ho apprese dalla mia mamma ed un po' dalle altre fantastiche cuoche che ho conosciuto nel corso della mia vita, il resto poi, ce lo metto io. La domenica mattina amo passeggiare per i mercatini alimentari e scoprirne gli odori: amo l'odore delle verdure e degli ortaggi, il profumo del sedano, dei finocchi, dei ravanelli, l'odore della cipolla fresca che si unisce a quello più dolce delle insalate. E poi l'odore delle frutta, degli agrumi aspri e dell'uva. Quando rientro a casa, non mi resta che ultimare la preparazione del pasto, già avviata di prima mattina, e mettere in fresco del buon vino. Oggi, inoltre, in tavola non possono mancare i dolci, come tradizione comanda, la domenica il pranzo si conclude sempre con i pasticcini, in casa mia prevale l'amore per il babbà e per i dolcini al cioccolato, ma non disdegnamo anche qualche cannolo siciliano ... Insomma, adoro cucinare ed anche mangiare e credo che per questo a volte mi arrabbio con FB, perché il virtuale non ha odori, non ha profumi, sapori ... il che a volte è anche meglio ;)
Buona domenica a tutti!

giovedì 10 ottobre 2013

61. OTTOBRE MARRONE

Questo post lo dedico alla mia amica Claudia, mia assidua lettrice, per i nostri quasi 40 anni di amicizia, perché oggi sono 5 mesi che ho aperto questo blog, ed in cinque mesi Claudia ha conosciuto tante cose di me che forse neanche immaginava ...

Lo so, quello famoso è l'ottobre rosso, ma il mio ottobre è marrone, superfluo motivare la scelta del colore. Iniziamo col dire che i periodi di transizione sono difficili, seppure qui si parla di transizione meteorologica (cambio di stagione), quindi non grave di per sé, ma causa di una condizione di insofferenza e mal disposizione verso tutto.
Adesso, premesso che sono una donna e come tale soffro le conseguenze degli sbalzi ormonali, e considerato che alla mia cattiva predisposizione si aggiungono poi elementi esterni, sia di natura familiare che di natura politica, posso affermare con certezza che io questo mese lo cancellerei.
Vi ricordate quando Massimo Troisi suggeriva all'amico che tra 1 giorno da leone e 100 da pecora avrebbe dovuto accontentarsi di 50 giorni da orsacchiotto? Beh, oggi la penso anch'io così. Mi sono stancata di soffrire. Sì, chi soffre alla fine rinasce e si sente più forte, può dire di aver vissuto, alla fine è più felice di chi non si espone mai, di chi non rischia e si lascia vivere. Ma a me non frega più niente di queste belle parole ... oggi, se potessi scegliere, sceglierei 50 giorni da orsacchiotto. 
E' risaputo che le cose spiacevoli non accadono mai da sole, lo so anche io. Avete letto il mio post 32. "L'UNICO MODO PER LIBERARSI DA UNA TENTAZIONE E' CEDERVI"? Ecco, le cose nella mia vita, come forse nella vita di tutti, vanno così, non accadono mai da sole: quando sembra che ti stiano venendo meno tutte le certezze, quando ti senti come sull'orlo di un precipizio, aggrappata alla terra con le sole mani, il tuo corpo penzoloni, già tutto dentro il precipizio, vedi arrivare un estraneo, uno che passa nella tua vita, ti guarda, ti offre il suo aiuto, poi, dopo qualche chiacchiera, dopo qualche piacevole sguardo, si avvicina e, proprio quando pensi che stia lì per abbassarsi e tenderti le mani, per tirarti su, si avvicina e con il piede ti scamazza le dita, sì, te le schiaccia bene bene, provando quasi gusto nel vederti soffrire. Ma da lontano arriva lui, il tuo compagno di vita, pronto a soccorrerti, ti salva, fa scappare l'estraneo, ti solleva dal precipizio nel quale lui stesso ti aveva spinta. Poi, dopo averti portata su, ti dice: vedi che sei un'illusa? Lo vedi che a quello lì non interessava niente di te? A questo punto ti ributteresti volentieri nel precipizio ... Ci vuole un po' di tempo, un po' di sano amor proprio per farti pensare: "campano tanti stronzi, tanti imbecilli, perché dovrei essere proprio io a rinunciare alla vita?"
Devo agire, devo incanalare questa mia energia in qualcosa di costruttivo, pensi, altrimenti danneggio solo me stessa e chi mi sta attorno.
Io non lo so cosa farò, per ora mi sono aperta un blog, molto terapeutico, poi forse domani prendo a manganellate tutti i parlamentari che si sono permessi di minacciare gli esponenti del M5s perché hanno detto loro la verità: che sono dei ladri. In un paese in cui mancano lealtà e onestà, in cui i furbi e gli assassini la fanno da padroni, in cui un Presidente della Repubblica fa il gioco delle tre carte per assecondare i suoi amici, forse c'è la possibilità di riscattarsi, forse è possibile prendere a calci una volta e per tutte chi ci ha deriso e derubato. Pensiamo sempre che dai periodi peggiori può venir fuori qualcosa di buono, non sprechiamo questi momenti: si soffre sempre per un motivo.
Buona vita a tutti.

sabato 5 ottobre 2013

60. L'OPINIONISTA

Oggi è sabato, è cominciato il week end, tutto dedicato alla famiglia. La famiglia che ti protegge, talvolta fino a soffocarti, la famiglia che ti fa sorridere, ma che ti fa anche arrabbiare, che ti assegna un ruolo di tutto rispetto nella società, ma che ti annoia per la routine ... La famiglia che hai scelto, che ami, che vale più di tutto al mondo, ma dalla quale qualche volta vorresti scappare, quando pensi che ti ha tarpato le ali, che non ti lascia il tempo di essere come e dove vorresti. 
Oggi, penso, su FB non ci vado quasi, oggi devo dedicarmi esclusivamente a mio marito ed alle mie figlie. Oggi non ci provo proprio ad evadere, oggi la mia "second life" resta congelata, fino a lunedì ...
Non ho alcuna second life, ovviamente, è solo un eufemismo per identificare la vita virtuale, perché su FB io ci vado e come, ma senza segreti, anzi. Non sempre riesco a dire tutto ciò che vorrei, su FB ci va una parte di Mavi, l'altra, quella più vera, la trovate qui. E allora, la parte più vera di Mavi oggi non è serena, non è felice. Perché? Perché questa è stata una brutta settimana. Perché in questa settimana ho provato il sentimento del rifiuto, della rabbia, dell'impotenza, della vergogna, della malinconia, ma mai, e dico mai, della rassegnazione. Quando le cose non vanno, bisogna attraversare un percorso di sofferenza e poi trovare una soluzione, evitando di crogiolarsi nel dolore per poi provare ad ignorare, con il tempo, la causa del malessere. Adesso io non voglio che mi aiutiate a trovare il rimedio, nè tantomeno posso fornire io la soluzione a tutti i mali. Sono un'ottimista di natura, amo e soffro, ma non lascio nulla di intentato, o quasi. I rifiuti, i "NO" mi sfidano, provocano in me una rabbia che mi fa agire allo scopo di trasformare quel NO in SI', ma alla fine, se proprio non ci riesco, cambio strada, non per rassegnazione, ma perché forse ho sbagliato obiettivo e capisco che non mi interessa neanche più che quel NO diventi un SI'. Forse è stato un po' pretenzioso aprire un blog con le mie opinioni, sarebbe stato più semplice aprire un blog di cucina (in rete si sprecano, ma hanno sempre un buon riscontro), o aprire un blog sulla maternità (pure quelli abbondano), o parlare dei mille escamotage per perdere peso il più velocemente possibile. Ovviamente ritengo di non avere le competenze idonee per nessuno dei tre argomenti citati, ma probabilmente superiori a molti degli autori dei blog appartenenti alle suddette categorie. Invece no, ho deciso di aprire un blog dove poter scrivere a briglia sciolta tutto, qualsiasi cosa mi passasse per la mente, anche perché avrei voluto portare in questa sede i dibattiti che nascono talvolta su FB, ma ancora non ci sono riuscita. La causa è forse nella difficoltà tecnica di accesso ai commenti, per alcuni, ma per la maggior parte è nella visibilità. Chi scrive su FB, ad esempio, lo fa perché vuole arrivare a tante persone, altrimenti avrebbe chiamato privatamente la persona con cui scambiarsi idee. Oramai viviamo tutti come in un'arena: uno parla e si alza la ola dei "mi piace", l'altro risponde e si crea la prima fazione. Forse molti di voi ignorano che qui sarebbero letti da più persone ... Insomma, in TV gli opinionisti si sprecano, persone senza cultura e senza competenza arrivano ad essere interpellate su questioni di grande rilievo, io non sono né famosa, ne vanto innumerevoli titoli che giustificherebbero il mio ruolo di blogger opinionista. Io, però, sono una di voi, io sono una che racconta la verità, che vorrebbe che si cominciasse a capire che la vera condivisione è nella conoscenza delle esigenze, dei desideri e dei sentimenti di ciascuno di noi, perché solo così possiamo risvegliare le coscienze e capire che per ogni sofferenza, per ogni sopruso, personale o collettivo, c'è una soluzione, ci deve essere una reazione. Vanno bene le petizioni per la bonifica delle terre dei fuochi, ma poi non dimentichiamo, non dimentichiamo che ogni giorno siamo complici di tutto il male che la nostra terra sta subendo. Siamo complici degli omicidi che la malavita organizzata sta compiendo, ogni volta che diamo soldi ai loro esponenti, ogni volta che cerchiamo il loro aiuto per qualsiasi cosa. Nessuno di noi è integro, nessuno.
Il post di oggi è una sorta di monologo interiore, sembra non avere né capo né coda, ma oggi va così, vorrei dire tante cose, vorrei che le mie opinioni suscitassero qualche reazione, che si ricominciasse a parlare, a capire cosa ci manca, quale sia il modo migliore per risvegliare le nostre coscienze.
Sereno (ma anche no) fine settimana a tutti!

venerdì 4 ottobre 2013

COMUNICAZIONE PER GLI AMICI DEL BLOG

Mi spiace, ma domenica 6 ottobre non sarà possibile incontrarci poiché è prevista pioggia ed il posto dove avevo organizzato il mini evento è solo all'aperto, non ha ancora una struttura al coperto. L'incontro è rinviato a data da destinarsi.

mercoledì 2 ottobre 2013

59. DIMMELO TU COS'E'

E poi, non c'è più nessuno che ti guarda le mani con la voglia di sfiorarle,
non c'è più nessuno che ti guarda i capelli con la voglia di accarezzarli,
nessuno che ti guardi gli occhi con l'intenzione di dirti qualcosa,
non c'è chi ti guarda ammirato,
nessuno per cui valga la pena prepararti,
curare i capelli, le unghie, la pelle ...
e poi ci sono tanti che ti dicono tante parole, ma non dicono niente,
che ti guardano, ma non vedono te,
che ti parlano, parlano, parlano, ma tu non vuoi sentirli,
perché non c'è più chi di te conosce l'essenza ...
 
 
Eccola qui l'essenza della vita: l'amore.
Amore per un uomo (o una donna), amore per un animale, amore per la famiglia, amore per la propria città, per la musica, per lo sport ... ma soprattutto amore per la vita ... Lo so, tutti parlano di amore da sempre, non saprei dirvi niente di nuovo a riguardo, ma voglio sapere da voi, voi vi sentite innamorati, siete felici? Perché io, beh io l'ho capito, la felicità la incontro, ma è da un po' che non riesco a trattenerla ...

venerdì 27 settembre 2013

58. INCONTRIAMOCI IN CAMPAGNA

E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta ... (D'Annunzio - La pioggia nel pineto)

Molti di voi avranno letto quel bel romanzo di Andrea De Carlo "Due di Due",  pubblicato per la prima volta nel 1989, ecco, io l'ho fatto quasi vent'anni fa ed ora lo rileggerei volentieri, perché lo trovo quanto mai attuale. Trovo molto piacevole ed efficace il modo in cui sono narrati sentimenti di amicizia, di amore e di inadeguatezza di due giovani italiani negli anni 70-80, e credo che questi sentimenti siano gli stessi che accomunano molti di noi in questi anni di caos calmo (altro bel libro di Veronesi). C'è chi è stufo della propria vita, ma non fa nulla per cambiarla e resta pigramente adagiato nel suo ruolo tradizionale, ma c'è anche chi riesce a trasformare i desideri in realtà, anche se ciò comporta non pochi sacrifici. A volte penso che se continuiamo a sognare, ad immaginare come vorremmo che fosse la nostra vita, nel dettaglio, nei minimi particolari, ci giochiamo l'opportunità che i desideri si realizzino. Pensateci, non è mai successo che la realtà si sia mostrata allo stesso modo di come l'avevamo immaginata, spesso peggio, altre meglio, ma mai uguale al copione che avevamo scritto nella nostra mente. Allora forse è meglio agire e non attendere che il copione venga messo in atto. I due protagonisti del romanzo di De Carlo rappresentano proprio le due categorie descritte, entrambi contestano il sistema, ma uno finisce per restarne vittima, l'altro si muove in maniera da cambiare almeno ciò che della sua vita è possibile cambiare, a costo di crescere dei figli come degli emarginati, perché non adeguati alla massa ...
Qualche giorno fa ho partecipato ad una festa in campagna, ho fatto una rilassante, serena passeggiata tra gli alberi da frutta e colture varie. Ho osservato gli aranci ed i limoni, i mandarini ed altri alberi ricchi di frutti ancora acerbi, le zucche acerbe poggiate in terra, piccoli cespugli di lattughe, poi, tra vari alberi noti, ho scorto una bella macchia di colore rosso: un albero zeppo di vivaci giuggiole spiccava tra il verde imponente di questa profumata vegetazione. Che meraviglia la natura! Il contatto con la terra mi riconcilia con la vita. Inizio a credere che il ritorno alla terra, alla genuinità, al lavoro manuale sia l'unica salvezza, l'unico modo per ridare sostanza a questo mondo in cui dilaga il gusto per l'effimero ... Una mia cara cugina qualche anno fa ha mollato tutto, gioie e dolori della città, ed è andata a vivere in campagna (come canta il Toto nazionale). Mi dice che la campagna è lavoro, è sacrificio, ma anche soddisfazioni e migliore qualità della vita. Certo, lo sappiamo che le comodità ci hanno affascinato, ma ci sono costate care, che abbiamo prodotto tanta di quella spazzatura nell'ultimo secolo, da non sapere più come gestirla, e con la spazzatura abbiamo avvelenato la nostra bella e ignara terra. Siamo stati ingrati con lei ed ora dovremmo tornare a prendercene cura, dovremmo tornare ad accudirla, a proteggerla, come hanno fatto i nostri avi. Perché la natura sa ricambiare con i suoi frutti, con le sue radici, con i suoi polmoni, ridiamole aria, ridiamole il rispetto che merita.
Per questo ho deciso di incontrare tutti voi, miei amici, ad un mini evento, per conoscerci da vicino e premiare i partecipanti al concorso di fotografia "Rubami l'anima": domenica 6 ottobre alle 10 "Incontriamoci in campagna", presso "I giardini dell'Orco" sul lago d'Averno.
Allora, chi volesse maggiori dettagli, può attendere qualche giorno e sarà accontentato.
Vi aspetto.

martedì 24 settembre 2013

57. UNA DI NOI

L'altro giorno ho ricevuto un messaggio su FB di una donna che aveva appena letto alcuni post sul mio blog, questa persona, che per convenzione chiameremo Sally, ha acconsentito alla mia volontà di pubblicare la sua storia qui. C'ha messo una tale energia, tanta passione e tanta tristezza nel suo racconto da commuovermi. Non conosco il volto di Sally, sul suo profilo c'è l'immagine di un fiore, un bellissimo fiore giallo, che qualcuno, nel frattempo, potrebbe aver calpestato. Sally ha un figlio, ma non vi voglio dire niente, vi riporto la sua confessione, la sua offerta di aiuto qui, così come me l'ha inviata.

"Ciao Mavi, ho appena finito di leggere il tuo blog, ho trovato il link sulla bacheca di una mia amica e sono andata a curiosare. Credevo di rimanerci qualche minuto e invece, contro ogni previsione, ci sono rimasta un'ora! Ho letto alcuni post e riletto un paio in particolare, quello sulle tentazioni e quello sull'aborto e sono ancora più convinta che sarebbe stato meglio nascere uomo. Io ho vissuto una vita intensa, ho quasi 50 anni, un divorzio alle spalle, ed un figlio ventenne che adoro. Sono stata felice per molti anni, o forse di quegli anni ho rimosso le cose brutte, per lasciare spazio solo ai bei ricordi, poi, tutto d'un tratto, mi è crollato il mondo addosso. Ho scoperto che mio marito aveva una relazione con un'altra donna, una collega d'ufficio, mi sono sentita sprofondare: tutte le mie certezze erano venute meno. Dopo la rabbia iniziale, ho pensato che, essendo entrambi più che quarantenni, avremmo dovuto superare il "dramma" con maturità e capire se eravamo ancora innamorati l'uno dell'altra. Mio marito mi ha promesso che avrebbe interrotto la relazione ed io ho provato a far finta di niente, ma non ci sono riuscita. Ho combattuto con la gelosia, con il risentimento, con il desiderio di vendetta, ma alla fine ho ceduto, e l'ho mandato via, ci siamo separati. Il problema non era il tradimento in se stesso (probabilmente non il primo), ma il fatto che tra di noi non ci fosse più stima e rispetto. Per fartela breve, in questi primi anni di solitudine, dopo un primo, brevissimo, periodo di felicità, di sensazione di liberazione, sono caduta in uno sconforto lancinante. Mi sono iscritta in palestra, ho provato a recuperare alcuni rapporti con delle amiche "sole" come me, ho iniziato a frequentare di più il web, ma mi sono impelagata in un mare di situazioni folli. Gli incontri virtuali, l'hai scritto anche tu, lasciano il tempo che trovano, ma in giro c'è tanta tristezza, tanto squallore. Allora Mavi, ti ringrazio per le cose che scrivi a supporto di noi donne, e ti confermo che in giro c'è tanta falsità. Non cerco un uomo a tutti i costi, mi accontento anche di un po' di piacevole compagnia amichevole, ma dovresti dire a tutte le tue amiche, di non farsi incastrare dal primo venuto, solo perché sa come fare i complimenti, o come incuriosire una donna, e soprattutto, se sta tradendo la moglie, tradirà sicuramente anche l'amante. Ciao Mavi, continua a scrivere."
 

 La mia risposta è stata questa, a parte i ringraziamenti vari, e qualche frase più colorita, le ho scritto: cara amica, quello che dici è giusto, giustissimo, talvolta la nostra paura di restare sole, ci fa commettere sciocchezze e ci "regaliamo" alle persone sbagliate, sì, se un uomo tradisce la moglie al 99% tradisce l'amante, chi è abituato a mentire, finisce per mentire anche a se stesso, autoconvincendosi della finta realtà che ha raccontato. Alla fine, bisogna farsi furbe e, come dice una mia amica, "non mostrare le ferite, perché attirano gli squali". E, come dico io, le persone che hanno realmente interesse per te, le capisci perché ti dicono frasi e parole "personalizzate", non ti dicono le solite frasi fatte ... Un trucco per capire con chi si ha a che fare? Ascoltare o leggere bene quanto ci dice, se il messaggio è "circolare", adattabile a qualsiasi donna, è fasullo, se invece è personalizzato, se il messaggio è scritto su misura per noi, allora bisogna lasciarsi andare e, se ci si è sbagliate, pazienza, ... almeno ci siamo fatte incastrare da un abile scrittore :)

Dopo questo lungo messaggio, le ho chiesto se potevo pubblicare il suo sfogo, e la mia risposta, mi ha detto di sì, rispettando la privacy, tanto anche se la dovessero riconoscere, non ne resterebbe turbata, è una di noi.


sabato 21 settembre 2013

56. C'E' CHI DICE NO

Ho un'idiosincrasia per i detti e gli aforismi vari, sono una gran paraculata: dicono una cosa ed il contrario della stessa, così finiamo per dire "OK, sì, certo, condivido" ad un'affermazione, e dopo due giorni diciamo lo stesso alla sua negazione. Es. Finché c'è vita, c'è speranza. ... e poi ... Chi di speranza vive, disperato muore. Insomma, ditecelo, dobbiamo sperare o no?
La parola "aforisma" fino a pochi mesi fa non la conosceva quasi nessuno, ma da quando su FB imperversa la diffusione di pagine dedicate all'argomento, il termine è diventato di uso comune.
Aforisma (Devoto - Oli): Massima, sentenza, definizione che in brevi e succose parole riassume e racchiude il risultato di considerazioni, osservazioni, esperienze.
Sì, è naturale che condividiamo perché il concetto è espresso in maniera originale, magari ironica, ma un pensiero nostro, no? Che so, dire fanculo al sorriso ... dire basta con questa esortazione al sorriso, se sto incazzato, sto incazzato, non devi dirmi di sorridere, perché non è vero per niente che la giornata migliorerà, tuttalpiù ti viene una paresi alla mascella!
Vado a fare il mio giro mattutino su FB e leggo aforismi vari, poi finalmente il mio:
"Tutti sinceri, onesti, leali, generosi, altruisti, amorevoli, compassionevoli. Sono sazio, sazio di ascoltare stronzate." Questo deve essere uno che mi frequenta, penso ...
Allora, ha ragione il mio amico quando dice che su FB ci vorrebbe il tasto "non mi piace" e lo spazio per la motivazione obbligatoria. Adesso imperversano le immagini di luoghi da sogno, di frasi sdolcinate e di frasi ovvie e scontate. Non è che proprio uno deve dire cose fantastiche ed originali, ma magari più vere. Si può anche dire "Buongiorno a chi mi vuole bene e vaffanculo a tutti quelli che nutrono invidia e antipatia nei miei confronti", per esempio, sarebbe più vero, no? Vorrei che ogni tanto riuscissimo a dire ciò che pensiamo, a costo di risultare impopolari. Io non amo i buoni, ho molta simpatia per i "cattivi", che poi così cattivi non sono mai (cit.). Io sono stanca di leggere di frasi di finta introspezione da persone che per strada se vedono un uomo agonizzante, lo ignorano. Questa adesso è la vita.
Qualche anno fa, una mia amica fu derubata del proprio cellulare, mentre camminava per il Corso Umberto a Napoli. La mia amica, poco più che ventenne, già turbata dall'evento, si era affrettata a raggiungere il più vicino commissariato di Polizia per denunciare l'accaduto. Quando si è seduta difronte al poliziotto per narrare la sua triste vicenda, si è sentita quasi derisa dall'omuncolo di bassa cultura: <<Signori'>>, le ha detto, <<ma tu davvero credi che serve (ignorante) denunciare un furto che succede a tanta gente tutti i giorni ...>> con il suo italiano improbabile, la merdaccia, perché così si deve definire, è riuscito ad umiliare la mia amica più di quanto lo avesse fatto il ladro. La mia amica, intelligente, e sicuramente più colta del poliziotto, gli ha risposto: <<Grazie, grazie per il lavoro che svolge, di collaborazione con la malavita e di stupida rassegnazione. Grazie anche perché sta uccidendo i sogni e le speranze di una giovane donna napoletana che ancora crede che questa città si possa salvare ... ma se non ci credono le istituzioni ...>>. La mia amica è andata via in lacrime dal commissariato, e quando ha raccontato la sua esperienza, alcune persone non hanno colto la drammaticità. Queste stesse persone, vanno su FB e pubblicano aforismi, pubblicano foto di bambini malati perché pensano in questo modo di dimostrare la loro sensibilità.
Io sono un'assidua frequentatrice di FB, mi piace, reputo che sia il mezzo più democratico che ci sia. A FB do il merito di agevolare la comunicazione, ma dico pure, se oggi non avete niente da dire, salutate, e poi basta, andatevi a leggere un libro, a guardare un film, o se volete compagnia, chiamate qualcuno ... ma non dite palle, perché prima o poi si viene sgamati ...
Per vivere ci vuole coraggio :)

sabato 14 settembre 2013

55. PRIMO CORSO DI FORMAZIONE FINANZIATO DALLE DONNE

Negli ultimi tempi mi sta capitando di conoscere tante persone in maniera esclusivamente "virtuale". Grazie al mio blog ed alla mia presenza su FB, ricevo quotidianamente messaggi o "richieste di amicizia" da sconosciuti. Fino a qualche mese fa, le mie "amicizie" su FB erano costituite esclusivamente da amici reali, colleghi, conoscenti, parenti, ma non c'era una sola persona che non avessi già incontrato realmente. Adesso, invece, frequentando un po' di più il mondo virtuale, ho tra gli amici anche persone che non ho mai incontrato e che, in molti casi, non credo incontrerò mai. Mi è successo che ad un certo punto mi sia sentita un po' come un personaggio pubblico, che ha la sua pagina ufficiale, e che consente a tutti di andare a curiosare tra le proprie foto, mi sono sentita in  dovere di soddisfare la curiosità dei "simpatizzanti" del blog, ed a far questo ci provo molto gusto. Mi fa piacere aver conosciuto donne ed uomini intelligenti e simpatici, donne deluse e pronte a confidarsi, uomini ingannati e bisognosi di affetto, ma anche uomini pronti all'acchiappanza, chi in maniera ridicola, anche un po' squallida, chi in maniera banale, ma quasi tenera. Ma internet è anche questo ... Per il resto, talvolta mi sento quasi la destinataria della "posta del cuore" di una rivista. Il fatto è che vorrei che le lettere (messaggi) fossero pubblicate qui, dove gli altri hanno l'opportunità di leggere e, se si vuole, commentare con calma. Tanto lo si può fare anche nell'anonimato. Ma è importante farlo perché quando si leggono esperienze analoghe, talvolta si capiscono molte cose, si riesce ad accettare anche qualche torto che ci è stato fatto.
Negli ultimi giorni, assieme alla mia nuova amica Rosanna (che ha collaborato con me alla stesura di questo post, fornendo vari spunti), disquisivamo sulla necessità di educare gli uomini sul comportamento da tenere per riuscire ad apparire un po' più maturi, per la precisione, prendendo spunto da una foto che circola su FB, pensavamo di stilare il programma per il corso di formazione per diventare "nu pucurill omm".
Di seguito i primi punti che tratteremo nel corso:
  1. Iniziare a comprendere che non è necessario rivolgersi al Pronto Soccorso con la febbre a 37 e 1/2;
  2. non dire bugie sgamatissime sui trascorsi sessuali, fare il tipo esperto non serve a niente, in certi casi, rende molto ridicoli;
  3. non usare il complesso principale della propria compagna, le sue insicurezze, per ferirla durante un litigio, è davvero un atto meschino;
  4. imparare ad avere la cognizione del tempo: non dire "ti chiamo dopo" se non si sa dare un valore temporale al dopo (tra un'ora, un giorno, una settimana, un anno);
  5. non usare le stesse parole, le stesse frasi per le prede ... noi donne ci parliamo ... e molto velocemente;
  6. non credere che offrire una cena ad una donna garantisce una scopata ... non funziona proprio così ... sulle strade desolate, una sveltina costa meno di una cena ...;
  7. non eccedere nei complimenti, soprattutto se palesemente finti: che begli occhi che hai, detto ad una donna strabica non è consigliabile, meglio tacere;
  8. non essere particolarmente ossequiosi con altre donne se si è impegnati, non è cortese nei confronti della compagna, pensate se lei facesse lo stesso con gli altri uomini;
  9. non assalire la propria donna con falsi sospetti e finte gelosie ... chissà perché, questi atteggiamenti insospettiscono più del silenzio, si sa, la miglior difesa è l'attacco;
  10. evitare di parlare sempre di se stessi, "ascoltare" è il primo passo da fare per crescere.
Ovviamente, il programma è da rivedere in alcuni punti, sono bene accetti consigli ed ulteriori spunti. La durata non credo sia stimabile in un periodo inferiore ai dieci anni, ma poi, se uno proprio non vuole capire ...
Grazie Rox ;)

lunedì 9 settembre 2013

54. ATTO DI DOLORE

L'altro giorno ho viaggiato in metropolitana, non lo faccio quasi mai perché sono costretta ad utilizzare la mia auto per raggiungere la sede di lavoro e tutto il resto ce l'ho a portata di mano. In metropolitana ci sono degli orari in cui non si può stare, la folla, il caldo, i cattivi odori ... Non sono mai molto rilassata quando mi trovo ad adoperarla da sola, non vedo l'ora che finisca la corsa e che possa riemergere all'aria aperta. L'altro giorno, quindi, dopo aver atteso qualche minuto, sono salita sul treno ed ho cominciato il conto alla rovescia ... mentre provavo a distrarmi leggendo le più disparate locandine sui corsi di recupero per studenti poco volenterosi, i corsi di lingua straniera, di yoga, zumba e quant'altro, mi sentivo osservata. Sott'occhio avevo percepito lo sguardo insistente di un uomo appollaiato su una delle sedie che mi stavano sulla sinistra in basso, mentre io ero in piedi vicino alle porte. Cercavo di non incrociare quello sguardo, ma ad un certo punto mi sono fatta coraggio e l'ho guardato, come per sfidarlo, per insultarlo, per mostrare il mio disprezzo per quella sua aria da ammiratore perverso che mi guardava il viso e poi le altre parti generose del mio corpo. L'uomo poteva avere poco più di 60 anni, mediamente curato, ma era così sporco, così fastidioso ... il suo sguardo mi stava addosso e mi riportava indietro di 30 anni ... Quello sguardo era lo stesso che la mia fresca bellezza da adolescente aveva subìto in una circostanza che avrebbe dovuto essere di gioia e di contentezza. Avrò avuto poco più di 13 anni quando i miei genitori decisero di andare tutti assieme a Pompei per far benedire la nuova automobile di mio padre, una FIAT 131. Papà aveva già subìto un paio di furti di auto, e avrva deciso che era necessario che la nuova arrivata fosse sottoposta a benedizione. A Napoli, quando uno è particolarmente sfortunato, si dice che sia necessaria la benedizione di un "prete ricchione". Noi ne cercavamo uno qualsiasi, ci andava bene anche eterosessuale, l'importante era che benedicesse la nostra bella auto nuova. Una volta arrivati al Santuario di Pompei, mia madre decise che avremmo dovuto approfittare per fare una "bella confessione", manco le confessioni delle chiese di Napoli valessero di meno ... Mia sorella più grande ed io accogliemmo subito la proposta con ingenuo entusiasmo e ci mettemmo in fila per la confessione. A me era capitato uno di quei preti che non ti fanno mettere ai lati del confessionale, ti accolgono di fronte, ti fanno inginocchiare davanti a loro e, con la testa china sul petto, ti ascoltano e farfugliano qualche incomprensibile parola a voce bassa e, di tanto in tanto, danno una sbirciatina alla tua persona, cercando di non essere visti. Appena mi inginocchiai, avvertii il cattivo odore del suo alito, forse non beveva da tanto, magari era da parecchio che era seduto lì a confessare i pellegrini provenienti da varie parti d'Italia e del mondo. Lo guardai velocemente e cominciai ad elencare i miei peccati. Neanche avevo terminato di riferire le volte in cui avevo saltato la messa della domenica, che il prete, quell'uomo con l'abito scuro, persona buona e dedita al prossimo, mi rivolse una domanda semplice: <<Come ti chiami?>>, <<Mariavittoria>> gli dissi ignara del suo scopo, <<Come una ragazza che conosco, Marietta>>, "No", avrei voluto dirgli, "Mariavittoria, non c'entra niente con Marietta", ma non gli dissi niente e seguitai ad ascoltarlo, quel buon uomo. <<La mia Marietta è fidanzata, tu anche lo sei?>>, <<No padre>> risposi, un po' infastidita, ma non sapevo bene da cosa. <<Marietta ha un fidanzato che ogni volta che la incontra la vuole toccare, anche il tuo fidanzato fa così?>>, <<Io non ho un fidanzato, padre>>. Poi continuò con tono un po' strano, oggi potrei dire "eccitato", <<Allora, quando avrai un fidanzato, non fargli mettere la sua mano sotto la tua gonna, non permetterglielo, perché sicuramente lui vorrà farlo >>. Iniziai a sentire tutto lo schifo del suo sguardo, delle sue parole del suo respiro puzzolente e leggermente ansimante ed incominciai a piangere. Avrei voluto dargli un calcio tra le gambe, un pugno in faccia, urlare a tutti che quella bestia mi stava facendo del male, mi stava usando violenza, ma nessuno lì mi avrebbe creduta, meglio far finta di niente e scappare via al più presto. Allora, quando si accorse del pianto e mi chiese <<Cos'hai? Perché piangi?>>, io, un po' confusa, un po' intimidita e piena di vergogna, gli dissi <<Perché non ho mai ricevuto una confessione così bella>>, Sì, dissi proprio così. Incredibile! Come erano uscite quelle parole dalla mia bocca lo sa solo Dio. Io so solo che recitai un veloce atto di dolore e scappai via. Quando mia madre mi vide, non volle sapere niente, mi disse solo <<Smettila di piangere e non dire niente a tuo padre, non sia mai>>. Quell'avvertimento voleva dire che se mio padre avesse minimamente intuito l'accaduto, avrebbe massacrato di botte il prete. Fosse stato oggi, non solo gli avrei dato il calcio tra le gambe ed il pugno in faccia, fosse stato oggi, avrei urlato a tutti quanto quella merda di uomo stava facendo. Chissà quanti altri danni deve aver fatto .. Io so soltanto che quello sguardo non lo dimenticherò mai, ed ogni volta che lo ritrovo in qualche volto ignoto che incontro per strada, non posso fare a meno di provare un gran disgusto. Da quel giorno, ho avuto grosse difficoltà a confessarmi, non lo faccio quasi mai ... Da quel giorno ho cominciato a capire molte cose della Chiesa ...